
di Alfredo Vernacotola*
Unire colori, miscelare sostanze naturali e creare scie di movimento afferenti ad una dinamica inscritta nella stele dell’Origine.
Con queste parole si potrebbe sintetizzare l’opera pittorica di William Turner, artista inglese del XVIII secolo, tanto spontaneo e burbero, quanto capace di armonizzare emozioni non coglibili con puro atto intellettuale, esponente di spicco di una cultura anglosassone affine al canone della Great Britain coloniale, momento in cui nella penisola si manifesta una rigogliosità di talenti che conducono allo splendore della cultura, dell’arte e dell’architettura anche civile che renderanno l’Inghilterra la potenza capace, nel corso dei successivi secoli, di affermare un periodo di predominio in Europa e nel mondo colonizzato.
Descrivere il carattere di William Turner risulta semplice e complesso al contempo: la lettura dell’artista non può prescindere dall’uomo, incapace di avere relazioni che poggiano su il riconoscimento delle emozioni proprie e altrui; nel film del regista Leigh, l’interpretazione di Timothy Spall risulta come opposta alla realtà fisica dell’artista: goffo, rozzo e rude, convinto assertore di una subalternità della donna tanto da sfruttare sessualmente la governante di famiglia, padre assente di tre figlie e marito lontano dal riconoscimento della donna divenuta sua moglie, Turner si rifugia nel mondo della fantasia ove si lascia andare al flumen burrascoso delle emozioni, pronte a delinearsi attraverso un dispiegarsi progressivo del cosmo celato all’interno della ‘sottomissione’ al padre. Nodo centrale della storia di William, il suo rapporto con la figura paterna risulta centrale in quanto si realizzano in costui le istanze di desiderio del vecchio Turner, conscio delle possibilità illimitate del figlio.
Ogni psyché afferente al mondo di Anima – ove per Anima si intende la base creativa dell’esistenza individuale secondo quanto ci insegna la Psicologia Analitica con Jung – ha in sé potenzialità capaci di creare relazioni che ai più non sono concesse. Anima è la parte controsessuale femminile contenuta in ogni individuo maschio. Si tenta in questo scritto di collegare l’ingegno di un pittore sconosciuto – perché inviso alla corona inglese – nei restanti paesi europei (si ci riferisce alla scarsa attenzione data durante la scuola di secondo grado ove soltanto alcuni docenti ‘illuminati’ hanno enunciato qualche sillabe per il Talento britannico) al concetto psicologico che vuole il femminile, la procreatività inscritta nell’essere femminile la base del genio tanto artistico quanto scientifico, filosofico, politico e – anche – militare.
Nella cultura greca la Dea per eccellenza che crea il mondo circostante è Afrodite: essa è relazione, è capacità di dare forma all’informe attraverso una dialettica ove si scontrano istanze psicologiche divergenti: odio e amore. Beninteso che Afrodite non va confusa mai con la Venere romana; d’accordo sul fatto che entrambe siano espressione di procacità; nel contempo la voluttà di Afrodite differisce da quella della Venere romana. Perché? La potenza erotica di Venere è prettamente una scarica energetica; Afrodite è Eros che genera altro Eros: di qui trae origine la creazione artistica.
Il pittore inglese si lascia trasportare dalla natura, agente protagonista di una manifestazione teatrale in cui il pubblico non pagante è ella stessa. I viaggi all’alba di William per riprendere le istantanee di momenti in cui si incontrano il giorno e la notte etc.
Istantanee riportate in schizzi disegnati su piccoli taccuini o affrescati su aquarelli che rimandano al substrato studiato dall’artista: dai classici fino ad arrivare a pittori francesi, italiani e teutonici.
La capacità espressiva del talento di Turner sono permesse – a mio avviso – da una attenzione elevata ai dettagli che hanno attinenza con i paesaggi che l’autore intende immortalare nelle sue tele.
Nella pellicola di Leigh, l’aneddoto della gara annuale alla galleria nazionale inglese, lascia trasparire la grande ecletticità dell’uomo Turner: facendo riferimento alla spiccata propensione al dettaglio, dinanzi ad un quadro definente una scena di guerra in mare, decide di macchiare la tela con il rosso. Ai più sembra un atto sconsiderato. Si rivela l’atto creativo per eccellenza. Quadro – ad oggi – più ammirato del pittore inglese. Al pari del dipinto in cui è riportata la tempesta in cui un antico vascello del Generale Nelson è preda dei flutti del mare gridante distruzione. Per ciò si narra che William si fece legare all’albero maestro del vascello per provare le sensazioni connesse alla tempesta per poi dipingerle: bene, costui ci è riuscito.
L’estro, la creatività, la ferma decisione nell’affermazione del Sé – senza scendere a compromessi – sono tutte qualità che soltanto un [i]puer aeternus[/i] (eterno fanciullo) possiede.
Naturalmente il [i]puer[/i] è soggetto a picchi e valli: salite ove si percepisce la propulsione della grande tensione creativa; picchi in cui la caduta sembra inarrestabile tanto da porsi come movente della futura affermazione del talento. Destino che riguarda molti di coloro che tentano di affrancarsi dal collettivo, dalla società capaci di coercizione non avendo i mezzi per la comprensione del genio.
Ogni opera d’arte – vita, dipinto, scritto o scultura – sono generate dall’affogare del soggetto recante il dono creativo, in una fase di depressione ove risiedono i semi dell’immensità dell’Essere.
Il Nero, la malinconia sono luce, nascosta sotto una coltre di cenere che lo scorrere del Tempo renderà splendenti nel buio.
William Turner è genio creativo.
La creatività è fantasia senza cui non si raggiunge lo scopo dell’esitenza individuale: realizzare sé stessi.
*psicologo e scrittore.