
Tante idee e proposte si sono riversate nella rete dopo la lettera aperta scritta da Cesare Ianni del gruppo di azione civica Jemo ‘nnanzi al presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Una «provocazione», come precisa lo stesso Ianni, che tuttavia non ha mancato di generare un vero e proprio [i]brain storming[/i] cittadino sul futuro dell’ormai famoso leone di Porta Barete e che ha aperto la strada alla ‘vera’ proposta di Ianni, quella di esporre il leone romano il 2 giugno in piazza Duomo, «perché tutti possano ammirarlo», nella giornata in cui «il nunzio salì per via delle Bone Novelle ad annunciare al popolo aquilano la sconfitta di Fortebraccio da Montone».
«Signor Presidente – aveva scritto qualche giorno fa Ianni –
sono un aquilano e Le scrivo questa mia non per chiedere interventi economici al Suo grande paese, ma per una proposta culturale. So che Lei ricorda bene L’Aquila, per averla visitata subito dopo il tremendo terremoto del 2009.
La situazione è sempre molto difficile, ma resistiamo ed andiamo avanti, nella certezza della completa ricostruzione della nostra città. La informo che in seguito all’abbattimento di un palazzo nei pressi delle nostre mura urbiche, a ridosso di Porta Barete, è stato rinvenuto un leone in pietra, romano. Ho letto che al Getty Museum conservate due leoni molto simili a quello ritrovato nella nostra città. Ed allora Le chiedo di inoltrare formale richiesta al nostro Governo affinchè gli Stati Uniti d’America possano ottenere anche il nostro leone, da esporre insieme agli altri due già in vostro possesso. Penso che sia più giusto così, visto lo stato in cui versa da oltre un anno questo importante reperto.
Meglio poterlo far ammirare dai Suoi connazionali e dai moltissimi turisti che ogni anno visitano l’America, che vederlo buttato sulla nuda terra, abbandonato e ricoperto d’erbacce. Sarà, comunque, una maniera per far ricordare L’Aquila. Certo di un Suo interessamento a riguardo, mi è sinceramente gradita l’occasione per inviarLe distinti saluti».
«Chiaramente, la “lettera” al presidente Obama era una provocazione – ha precisato oggi Ianni – difatti non è stata mai inviata, né vi era questa reale intenzione da parte mia. La vera intenzione era provocare un dibattito, verificare quanto questa situazione, oggettivamente anomala, potesse essere cara agli aquilani. Il risultato è stato sorprendente. Decine e decine di persone hanno “apprezzato” la provocazione, l’hanno commentata, condivisa.
Questa è una vera “bona novella“, perché dimostra che le aquilane e gli aquilani ci sono e vogliono battersi per la tutela del proprio territorio, farsi parte attiva, impegnarsi. Vogliono una città ricostruita, dov’era ma meglio di com’era, e vogliono che sia recuperato e valorizzato quanto i nostri Padri ci hanno lasciato: i monumenti, i palazzi, ogni nostro bene culturale. E allora andiamo ad una proposta concreta, perché è altrettanto vero che non possiamo continuare “supinamente” ad accettare che uno dei 15 leoni amiternini continui a stare abbandonato nella terra e tra le erbacce».
«Il leone romano è un bene di tutti – spiega Ianni – ed allora propongo che venga recuperato, restaurato ed esposto il 2 giugno in Piazza Duomo, perché tutti possano ammirarlo. Il 2 giugno è una data emblematica: è la festa della Repubblica, ma è anche una data storica per L’Aquila, è il giorno in cui il nunzio salì per Via delle Bone Novelle ad annunciare al popolo aquilano la sconfitta di Fortebraccio da Montone, dopo un lunghissimo e stremante assedio. Sarebbe un bellissimo momento di unione, nazionale e civica».
«Io – aggiunge Ianni – la proporrò a tutte le associazioni che compongono la “Compagnia delle Mura”, ma tutti coloro che ritengono sia una buona idea possono dare il proprio contributo per realizzarla insieme alle Istituzioni.
Vado oltre. Sarebbe auspicabile verificare l’intenzione del Getty Museum di poter esporre a L’Aquila i due leoni romani attualmente nel museo, in una sorta di “gemellaggio”.
Infine, tra i vari commenti, tutti interessanti ed appassionati, un utente ha proposto di realizzare un “parco dei leoni“, riunendo con il leone di Porta Barete i vari leoni che già sono (erano) esposti in varie parti della città. L’idea mi sembra bella ed accattivante: pensate a quanto sarebbe interessante e particolare avere un luogo in città (al parco del Castello, magari nel declivio erboso dinanzi all’auditorium di Renzo Piano, oppure al parco del sole e così via) dove vedere esposti tutti i leoni romani sinora rinvenuti, ognuno con l’indicazione della propria provenienza, della propria storia. Avremmo un nuovo monumento: il parco dei leoni … e chissà che non piaccia anche a quelli “americani”.
Sembra incredibile, ma a distanza di secoli il leone ruggisce ancora».