Progetto di restauro per l’antica cinta muraria

25 febbraio 2015 | 16:46
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Progetto di restauro per l’antica cinta muraria

di Francesca Marchi

Non tutti la conoscono, è nascosta dal verde del Parco del Castello, vi si accede dalla piccola stradina di viale Gran Sasso, via Raul Manselli. E’ un piccolo gioiello la Chiesa Del Crocifisso, restituita al culto dopo i lavori di ristrutturazione nel 2012.

{{*ExtraImg_234326_ArtImgRight_300x400_}}Si può notare un tratto di cinta muraria della città e una piccola torretta difensiva ancora perfettamente conservata.

Come accennato durante il seminario “[i]Le pietre e i cittadini[/i]” dall’architetto Alessandra Vittorini, Soprintendente ai Beni Architettonici e Paesaggistici per l’Abruzzo, si coglierà l’occasione per valorizzare ed evidenziare i limiti e la forma dell’antica città attraverso ciò che è rimasto.

Tra le ipotesi fatte, le mura avrebbero collegato Porta Barisciano, che si trovava nei pressi di Porta Castello fino all’attuale Circolo Tennis. Questo progetto fa parte di quello più ampio dell’intero recupero del Parco del Castello.

{{*ExtraImg_234327_ArtImgRight_300x400_}}La città nasconde il passato, spesso svelato proprio in questi anni dai lavori del post-sisma. Un periodo di intenso lavoro per la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Abruzzo che sta lavorando al recupero e al restauro di molti palazzi. Un esempio Palazzo Zuzzi del XVIII secolo e poi altri ancora lungo via Bone Novelle.

Edifici che presentano tutti una particolarità.

Le cosiddette “rue” o cunicoli stetti, ovvero distacchi tra i blocchi edilizi di 50-60 cm.

Nel centro storico se ne possono osservare molteplici, la città è piena e «laddove gli edifici sono da demolire è fondamentale conservare queste costruzioni».

Questi tratti sono stati nascosti, spiega l’architetto Vittorini, accennando anche ai “tesori” svelati durante il recupero di Palazzo Bonanni, nei secoli per motivi di consolidamento e per i cambiamenti imposti dai gusti del tempo nonché dai terremoti. Molte volte settecentesce hanno nascosto importanti soffitti. «Tutto questo ci dà un assaggio di come era la città e bisogna in questo contesto cogliere l’occasione per riscoprirla».