I numeri della ricostruzione, progetti di riqualificazione e Porta Barete

di Francesca Marchi
Sono 130 gli aggregati nei quali sono stati avviati cantieri di restauro su progetti esaminati e autorizzati dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici nel centro storico dell’Aquila, corrispondenti ad un importo di circa 700 milioni di euro di contributi.
« Tanto il lavoro svolto fin ora» è quanto afferma la Soprintendente Alessandra Vittorini che fa una fotografia della situazione attuale.
« Per quanto riguarda l’asse centrale ci sono circa 70 edifici di interesse culturale, di cui 44 con progetti presentati, approvati e cantieri avviati».
Il lavoro svolto dalla Soprintendenza è enorme. Si parte con l’esame, poi con la valutazione e l’approvazione dei progetti per gli aggregati sottoposti a tutela, compreso l’accertamento della congruità del contributo.
Non sono mancati rallentamenti a seguito dell’istituzione dell’USRA (Ufficio Speciale per la Ricostruzione dell’Aquila). «Da dieci giorni riceviamo progetti dopo uno stop di quasi due anni. Per fortuna manca un terzo del lavoro totale » dice la Vittorini, sottolineando inoltre il mancato appoggio da parte di Fintecna, tempistica ridotta per l’approvazione dei progetti a 90 giorni, e poi in ultimo, ma problema fondamentale, il numero insufficiente del personale. «Otto architetti che lavorano a tempo pieno per il centro storico e altri cinque destinati al cratere. Una proporzione risibile rispetto alla mole di lavoro».
Tra i cantieri di restauro più impegnativi e attesi quello della Basilica di Collemaggio, che vede la Soprintendenza come soggetto istituzionale a cui affidare la progettazione. In questi mesi si è fermi perché si sta svolgendo tutta la procedura per la gara d’appalto.
Intanto i lavori nel centro storico svelano “tesori” inaspettati: affreschi, strutture architettoniche, decorazioni. Insomma un assaggio di come era la città, che è mutata nei secoli per motivi di consolidamento, per cambiamenti imposti dai gusti del tempo e per gli eventi sismici che l’hanno segnata.
Una questione spinosa è quella che riguarda Porta Barete e il suo destino. «Si tratta di un tentativo molto complesso di contemperare il diritto privato con l’interesse pubblico. Il cantiere su Via Roma è frutto di un cortocircuito da parte dei diretti interessati che hanno richiesto l’autorizzazione di una piattaforma per gru alla Polizia Municipale. Una richiesta immediatamente revocata dal Comune» .
Già prima dei ritrovamenti precisa la Vittorini il Comune voleva intervenire e riportare all’attenzione la cinta muraria della città.
Gli scavi archeologici che hanno riportato alla luce il leone, il piazzale ciottolato e la parte interna della controfacciata hanno accresciuto l’attenzione verso lo spazio urbano.
Ma a questo punto che potere ha il vincolo emanato dall’allora Direttore Regionale Francesco Scoppola?
«Il problema è ostacolare il diritto di 14 famiglie. Ci auguriamo che si attivi un piano B. Il vincolo sulle mura, ai fini di non creare altri condomini 207, stabilisce di costruire a 12 metri fuori e almeno 5 metri dentro. Questa è una garanzia per il futuro. Nei casi di diritti preesistenti le soluzioni andranno cercate tra gli attori coinvolti».