
Intervista esclusiva a Michele Fina, classe 1978, nato ad Avezzano, candidato alla segreteria regionale del Partito democratico contro Paolucci il 5 aprile 2009 a Sulmona.
Ex assessore provinciale all’ambiente, Fina attualmente fa parte del Cda dell’Ispra e collabora con il Ministro della Giustizia. È stato capo Segreteria del Ministro dell’Ambiente. Dal 2004 al 2010 è stato assessore alle Risorse naturali e alla Protezione civile della Provincia dell’Aquila con Stefania Pezzopane presidente. Dopo un lungo impegno nella Sinistra giovanile è stato il primo segretario provinciale del Pd dal 2007 al 2011 e, in seguito, si è occupato di Politiche del paesaggio nel Pd nazionale.
– [i]Quale candidato sostiene nelle Primarie del Pd che si terranno domani e Perché[/i]?
Sono candidato a sostegno di Marco Rapino, perché in questi mesi ha mostrato di saper coniugare con equilibrio il giusto rinnovamento con la necessità di unire l’intera regione. Marco inoltre è uno dei migliori frutti dell’esperienza dei Giovani Democratici abruzzesi. Ed io sono convinto che le organizzazioni politiche giovanili siano una palestra straordinariamente formativa. Lo dimostra anche il nuovo gruppo dirigente aquilano, guidato da Stefano Albano.
– [i]Come si è sviluppata la corrente Civati all’Aquila? Cosa pensa del candidato aquilano Paolo della Ventura[/i]?
Auguro a Paolo un sincero in bocca al lupo. Lui, gli altri candidati alla segreteria e tutti i candidati all’Assemblea regionale, hanno animato il dibattito delle primarie e da lunedì prossimo avranno il compito di costruire insieme la migliore espressione della nostra comunità democratica.
Un grande partito come il Pd si articola necessariamente in diverse sensibilità. Io stesso ho contribuito a fondare qualche anno fa l’associazione “Rifare l’Italia”, che i giornalisti indicano sovente come “giovani turchi”. Tutte queste espressioni sono vitali se promuovono idee, progetti e formazione politica, in un quadro di regole condivise che garantiscano sempre che al dibattito seguano decisioni vincolanti per tutti.
– [i]Che novità potrebbero apportare i candidati al partito e alla Regione[/i]?
Una fotografia aggiornata del Pd abruzzese, delle sue energie e del suo radicamento. Organismi dirigenti rinnovati garantiscono maggiore capacità di sintonia con i cittadini e i territori.
– [i]Quali sono le principali criticità che il Pd vive in Abruzzo in questo momento[/i]?
Il Pd vive un’importante stagione di governo a tutti i livelli. L’organizzazione di partito deve svolgere la sua funzione costituzionale di associazione per incidere sulle politiche, facendo filtro tra cittadini ed Istituzioni, elaborando idee, raccogliendo disagi e speranze delle persone, informando sul lavoro esecutivo e legislativo.
In più, un partito regionale e territoriale ha il compito di promuovere riflessioni su temi non solo locali. Perché la riforma del lavoro o della scuola, le crisi internazionali o la riorganizzazione della pubblica amministrazione, toccano la vita degli abruzzesi come quella di tutti gli italiani. Una delle ultime iniziative che ho promosso è stata proprio all’Aquila sulla riforma della Giustizia; insieme all’ANM, all’Ordine degli Avvocati e alle Università dell’Aquila e di Teramo abbiamo messo a confronto rappresentanti dell’economia, della finanza, del sindacato e rappresentanti del mondo della giustizia. L’Abruzzo e l’Aquila possono e debbono essere il luogo di questi incontri di livello nazionale, che aiutino anche ad evitare il rischio di un provincialismo della cultura politica.
– [i]Secondo Lei sono stati commessi degli errori? Quali? Perché[/i]?
Si commettono sempre errori. Dovevamo e dobbiamo, ad esempio, essere più capaci di valorizzare i nostri iscritti e i nostri Circoli. Per non rischiare di essere una sommatoria sclerotizzata di correnti personali e comitati elettorali. Ma a me sembrano molto più evidenti i risultati positivi. Tra questi ultimi basta citare la vittoria alle ultime elezioni regionali e i frutti di questi primi mesi di governo. Bisogna adesso lavorare con determinazione a costruire un partito pulito, forte, solidale, autonomo e capace di promuovere dovunque nuovi gruppi dirigenti.
– [i]Lei è stato candidato alla segreteria regionale Pd. Cosa avrebbe fatto di diverso rispetto ai sei anni della gestione Paolucci[/i]?
Non sono mai stato formalmente candidato alla segreteria regionale. Discutemmo di questa possibilità nel 2009 ma nella tarda serata del 5 Aprile di quell’anno decisi che fosse più utile chiedere tutti insieme a Silvio di svolgere quel compito. Dopo poche ore da quell’assemblea ci fu il terremoto dell’Aquila. Io ero assessore e segretario provinciale. Se fosse stato chiesto a me invece che a Silvio, forse dopo qualche giorno avrei fatto un passo indietro per continuare a svolgere il mio lavoro all’Aquila, non potendomi occupare certo di altro. Quindi davvero non so risponderle. Il mio percorso mi ha portato a svolgere un ruolo prima al Ministero dell’Ambiente e poi all’ISPRA e al Ministero della Giustizia. Un bella esperienza che mi ha permesso e mi permette di dare il mio umile contributo al Paese, alle mie idee politiche ed anche, tutte le volte che posso, alla mia regione.
– [i]Condivide il modo in cui il governo Renzi ha affrontato la gestione della ricostruzione dell’Aquila[/i]?
Mi pare ci siano, ad oggi, risultati concreti ed oggettivi. I sei miliardi della Legge di Stabilità, l’anticipazione del CIPE e l’impegno ad affrontare, insieme agli Enti Locali, tutti i nodi burocratici ed organizzativi. Ma aggiungo una considerazione più generale: un Paese che riparte, che esce dalla stagnazione e che ricomincia un cammino di sviluppo, come vediamo in questi giorni da alcuni primi indicatori, è il miglior segnale che può auspicarsi una città ferita come l’Aquila e una regione in recupero come l’Abruzzo. Non solo perché questo rende più facile l’impegno finanziario dello Stato. Ma perché consente lo sviluppo delle opportunità e la liberazione delle energie collettive. Se le macerie del terremoto hanno per troppi anni rappresentato un Paese fermo e stanco, una città che finalmente riparte può essere il miglior emblema di una ricostruzione nazionale.
– [i]Cosa pensa della bozza di legge per la ricostruzione[/i]?
Registriamo con ottimismo che ad oggi una bozza c’è e soprattutto che c’è la volontà del Governo di andare avanti spediti in Parlamento. Penso, inoltre, che Giovanni Legnini abbia dato un primo determinante impulso e che la sua uscita dal Governo, per l’importante e meritata elezione alla Vicepresidenza del CSM, ci richiami ad un maggiore gioco di squadra a tutti i livelli, per rappresentare al meglio le ragioni dell’Aquila e dell’Abruzzo.
– [i]Cosa pensa del progetto di legge L’Aquila Capoluogo[/i]?
Uno strumento necessario per definire un efficace sistema Abruzzo, con un capoluogo in grado di svolgere bene il suo ruolo guida. Questa scelta strategica comporta una maggiore fruibilità dell’Aquila per tutti i Comuni abruzzesi ed un superamento della marginalità delle aree interne con il concorso, intorno al capoluogo, di tutte le realtà dell’entroterra regionale.
– [i]Come considera l’impatto ambientale generato a L’Aquila dall’abbattimento dei palazzi per la ricostruzione e dalle macerie? Cosa si potrebbe fare per arginare il problema[/i]?
Si è affrontato il problema straordinario delle macerie del terremoto. Confido che saremo in grado di gestire il problema ordinario delle macerie della ricostruzione. Piuttosto bisogna investire di più sull’impiantistica di riciclaggio degli inerti e su una normativa degli appalti premiale per chi scegli la strada del riutilizzo. Sulla sfida di una gestione moderna e virtuosa di questi come di tutti i tipi di rifiuti, auspico che arrivi un forte segnale dal “Green Act” che il Governo proporrà a breve.
– [i]Qual è il suo punto di vista in relazione al metanodotto Snam[/i]?
Credo che debbano essere valutate attentamente le proposte alternative delle amministrazioni locali e dei comitati, come ha ribadito con forza la Regione.
– [i]Cosa ne pensa del progetto PowerCrop[/i]?
Sono sempre stato più che perplesso in generale sul progetto di riconversione dello zuccherificio. In particolare sul mega impianto a biomasse. Inoltre, credo e spero che la nuova politica di Enel sia di riconsiderare con attenzione i mega impianti che raccolgono così tante controindicazioni nei territori. Capisco però che ci sia un problema che riguarda tutti gli impianti come questi e le preoccupazioni dei cittadini. Al Ministero dell’Ambiente avevano elaborato una proposta di introduzione del “dibattito pubblico” (sulla scorta del “débat public” francese) nel processo di valutazione d’impatto ambientale. Spero che quella proposta possa essere valutata presto in Parlamento.
– [i]Da marsicano Lei conosce l’altopiano del Fucino. Che tipo di intervento applicherebbe per realizzare l’ambizioso progetto del Fucino orto d’Italia[/i]?
Il Fucino è già uno dei più importanti “orti” d’Italia. Molte sono le cose da fare, a partire dalla migliore valorizzazione della qualità dei prodotti e dal miglioramento della capacità commerciale. Tra queste sottolineo l’integrazione tra politiche agricole e riqualificazione ambientale, con in cima la qualità delle acque ed il loro più razionale utilizzo. Se debbo però dire una sola tra le opportunità da cogliere, cito l’occasione dell’Expo; un irripetibile appuntamento internazionale centrato sulla nutrizione che l’Abruzzo, con le sue diverse eccellenze agricole ed enogastronomiche, può cogliere.
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