
di Gioia Chiostri
A sentirlo fra gli stanchi [i]rumours[/i] cittadini, rassomiglia al nome di una bella ragazza della porta accanto. Magari al nome di una fanciulla dalla pelle ambrata e dallo sguardo fresco come il ghiaccio. E invece no. Anbra, per gli amici, o anche detta ‘Anonima Brasseria Aquilana’, è il nome di una buonissima birra abruzzese, nel particolare originaria di Fossa (AQ), che ha di recente sbaragliato la concorrenza in un concorso internazionale svoltosi in quel di Rimini. Il ‘papà’ si chiama Luca Marcotullio, un giovane mastro birraio. Proprio lui ha concesso un’emozionata intervista a [i]IlCapoluogo.it[/i].
{{*ExtraImg_234755_ArtImgRight_300x225_}}A Rimini, in una quattro giorni ‘di settore’, dedicata cioè allo scovare le migliori birre italiane fra i vari laboratori sorti per gioco o per caso nella nota Penisola buongustaia, la rossa di Fossa ha fatto furore. Tante le concorrenti bionde e brune provenienti dall’Abruzzo da abbattere, ma, la birra di Luca, una ‘Special Red’, non ha avuto rivali. «Una grande emozione – commenta il titolare del birrificio – anche perché io davvero non sono solito partecipare a contest di questo tipo. Sono quattro anni che, nel mio laboratorio di Fossa, produco birre di tutte le specie, sette in tutto. Apprezzamento dopo apprezzamento, ho maturato l’idea di aver realizzato davvero un prodotto di qualità. A Rimini, dal 21 al 24 febbraio – specifica Luca – si è tenuta una delle più grandi e rinomate manifestazioni della birra a livello internazionale. Il suo nome è ‘Beer Attraction’ ed ha davvero convogliato in un solo luogo, divenuto per l’occasione una megaparata dal sapore alcolico, tutti gli esperti del settore. Sono molti anni che va avanti questa grande macchina, si punta a riconoscere e a premiare le migliori birre dell’anno».
Il concorso internazionale è suddiviso in varie categorie, ognuna dedicata ad un particolare tipo di birra. Ogni mastro birraio può concorrere, con il proprio prodotto liquido, solo e solamente per una di esse. Prova del nove: l’assaggio. «Io sono arrivato terzo classificato nella quarta categoria, ossia quella relativa alle ‘ambrate e scure, alta e bassa fermentazione, basso grado alcolico, d’ispirazione tedesca’. Sicuramente un bel traguardo, se si tiene conto che, in un concorso del genere, vi partecipano migliaia e migliaia di birre meritevoli. Ho mandato – aggiunge – anticipatamente qualche bottiglia di birra ai giudici dell’evento, veri e propri maestri dell’arte birraia, per capire se davvero avessi nella manica della divisa da birraio gli assi giusti per poter partecipare al gioco in questione».
{{*ExtraImg_234756_ArtImgRight_300x260_}}Il concorso è aperto a tutti i produttori di birra nazionali: chiunque può parteciparvi. ‘L’investitura’ a miglior mastro birraio è avvenuta durante i quattro giorni di contest. «Lì, ho avuto a disposizione anche uno stand personale per tutto il tempo della manifestazione. Ho potuto, grazie a ciò, offrire degli assaggi ai vari visitatori, ovviamente tutti specialisti del settore. Il premio è consistito in un attestato e in un premio simbolico, una targa ricordo», che sicuramente gli aquilani vedranno esposta nel birrificio locale, sito a Fossa. «E invece no – ci corregge Luca – Esporrò la targa nel pub in centro che ho riaperto da poco». Un’ottima notizia da comunicare ai nostri lettori. Dopo la chiusura del primo pub, sito in via dei Sali e chiuso nel mese di aprile dello scorso anno a causa di problemi legati alla Ricostruzione (una dama nera, visti i rallentamenti che continua a prospettare), Luca ha riaperto un nuovo punto di incontro. «Il nuovo locale sorge su via Garibaldi, numero 49 ed è stato inaugurato il 22 dicembre del 2014». L’edificio ‘vecchio’, per così dire, andrà sotto i ferri della demolizione.
Birre preziose, quindi, quelle conosciute sulla passerella del gusto a Rimini, che si tenta in tutti i modi di esportare all’Estero. Il birrificio di Fossa, una ex falegnameria, ha aperto i battenti nell’anno 2011. «Produco birre a bassa fermentazione, quindi, non le faccio girare molto per la Penisola. Non ho, ad oggi, distributori o grossisti: sono io che faccio il 90% del lavoro. E’ come se considerassi la birra che produco una sorta di figlio in fasce: a Rimini, quest’ultimo, è divenuto un uomo. L’Aquila e l’Abruzzo intero sono i miei due clienti speciali. Gli affari, comunque, vanno e vengono – spiega Luca – i mesi di gennaio e febbraio sono sempre un po’ spenti, per quanto concerne l’argomento vendite, ma non mollo e non demordo: si lavoricchia, ma è proprio questo l’importante. Gli aquilani si sono affezionati alla mia birra».
{{*ExtraImg_234757_ArtImgRight_300x225_}}Luca Marcotullio è stato l’unico abruzzese premiato al concorso di Rimini: un traguardo sudatissimo, ma tanto ricco. La passione per l’arte della birra è esplosa nelle coronarie di Luca proprio nel grigio momento del Post-sisma, anche se v’era già prima nell’aria la voglia di creare ex novo un prodotto di qualità utilizzando la sapienza delle proprie mani. «Ho incominciato per scherzo, producendo birra in casa, con alcuni serbatoi; ma, dopo il terremoto, si è accesa in me la scintilla del progetto. Ho presentato una mia idea alla Regione Abruzzo, ottenendo l’approvazione e i finanziamenti; da quel momento in poi mi sono avventurato nel mondo della fermentazione. La molla è stata, per quanto mi riguarda, proprio il tragico sisma del 6 aprile: la pelle morta va annullata con quella viva e la ferita rimarginata con un bel colpo deciso di ago e filo. Ho ripulito da cima a fondo la falegnameria, anche perché l’igiene – spiega – è la base della colonna della produzione: senza di essa, ci si scordi pure di produrre qualcosa di buono». Luca, con l’appoggio del padre, del fratello e degli amici fidati, è riuscito a mettere in piedi ‘la casa di Anbra’. I lavori sono partiti nel mese di ottobre 2010, mentre la prima produzione è stata effettuata nel giugno del 2011.
Come non innamorarsi di questa bella ‘ragazza’ di Fossa? «La birra Anbra la so produrre solo io e già questo è un grande orgoglio; io incomincio a lavorare, solitamente, alle ore quattro di mattina e finisco alle quattro di pomeriggio, poi, alla sera, esco dal birrificio e vado a lavorare nel locale in centro. E’ un’occupazione a tempo pieno, ma non mi spaventa: ciò che dovrebbe spaventare oggi, a mio avviso, è la mancanza di sogni nel cassetto. L’estate scorsa ho lavorato molto anche sul territorio marsicano: una bella prova per me, che sono aquilano. Ho notato che il prodotto, piano, piano, sta incominciando a diffondersi radicalmente. La zona marsicana dove vendo maggiormente si configura con la città di Avezzano, anche se ho goduto di una grande accoglienza anche a Tagliacozzo». Dalla Marsica est alla Marsica ovest, serpeggia il nome della birra di Fossa.
Il segreto di Luca sembra essere la bassa fermentazione. «Io non produco birre speziate o con aggiunta di aromi; sono molto tradizionalista. Per me le materie prime sono acqua, orzo, luppolo e lievito: nulla di più. Se dovessi dire il mio cavallo di battaglia personale, credo che direi, senza dubbio, la semplicità. La birra Anbra è pulita e ben strutturata; al momento dell’assaggio, si riescono a sentire tutti i sapori delle materie prime utilizzate in bocca. A me non piace la birra ‘sporcata’ dalle spezie; un bel boccale classico è il miglior amico dell’uomo».
Luca invita il sindaco di L’Aquila, Massimo Cialente, ad andare a Fossa per gustare un bel boccale di birra di qualità. «Per il produttore di birra, il must, a mio avviso, si riassume nella pulizia; la sanificazione degli impianti è d’obbligo per mantenere standard di qualità. La birra, infatti, non è né pastorizzata né tantomeno filtrata: è un prodotto vivo, per questo basta davvero poco per farla ammalare e di conseguenza buttare all’aria tutto il lavoro fatto. Fra un anno, spero di raddoppiare la produzione; ad oggi, posseggo solo un macchinario di cotta piccolo: se riuscissi ad acquistare un macchinario cotta un po’ più grande, potrei avere lo stesso quantitativo prodotto, ma con meno lavoro: una bella meta. Un altro obiettivo che mi pongo e che spero di agguantare il prima possibile, è il riuscire ad ottenere, finalmente, un birrificio tutto mio, in cima al quale troneggi il nome femminile di una birra che fa davvero innamorare chiunque».
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