
di Valter Marcone
Nella contentezza degli scampati
ognuno di noi sapeva
quello che avrebbe cantato quando ci sarebbe stato solo
il rumore del mare là proprio sull’ultimo orizzonte
ma anche dentro le piazze, le case
le stanze, le strade della città abbattuta.
Avrebbe saputo
che non era più tempo di potare la rosa,
accarezzare il gatto, bere birra ghiacciata l’estate.
Sono ricomparsi poi nel giorno successivo
il tramonto e i suoi colori,
la luna e i suoi vapori
ma ognuno di noi sapeva che avrebbe scoperto al loro posto.
Ma tutto era una contentezza da scampati.
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