Don Chisciotte lascia la lancia e prende la penna

10 marzo 2015 | 09:43
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Don Chisciotte lascia la lancia e prende la penna

Cara Signora, come vedi Virgilio ha precorso i tempi. Non è stato mai così preciso. Sembrerebbe che sia vissuto ai tempi nostri. Profondo conoscitore delle grandi gesta dell’Hidalgo cittadino. Ci siamo incontrati recentemente e mi ha parlato con dovizia anche di “Enea”, fedele seguace di Don Chisciotte nella ricostruzione della città. “Povera città di Federico”, sono parole di Virgilio, “martoriata da un terremoto ricorrente ma, soprattutto, da devastanti tifoni messi in movimento da un vertiginoso politichese”.

Signore mio, è inutile che cercate di girare attorno al discorso, senza entrare nel merito. Vi conosco troppo bene e riesco anche a leggere tra le righe dei vostri discorsi. Con ogni probabilità, forse, vorreste dire che sono due elementi particolarmente antitetici. Mentre Enea costruisce, o per lo meno afferma di tentare questa impresa, Don Chisciotte, con la sua lancia, demolisce quasi tutto quello che, con tanta fatica, era stato messo in piedi, almeno a parole. Figuriamoci oggi che ha lasciato in pace i mulini a vento con la lancia e ha imbracciato la penna. Sarà peggio di Attila. Dove arriveranno le lettere non nascerà più un filo d’erba.

Carissima, non preoccuparti più di tanto. Non ne vedo alcuna ragione. Sono certo che non scriverà a nessuno. Ha detto di aver scritto a “Monti” e a “Valli”, a Enrico, a Giorgio, a Matteo e, ultimamente, pure a Mattarella. In realtà non ha mai scritto a nessuno. Ha fatto finta di vergare lettere a più non posso. Erano tutti fogli in bianco inseriti nelle varie buste senza neppure l’indirizzo. Ha usato una bellissima penna stilografica, ma senza inchiostro. Ammesso che, per puro caso, quelle buste siano state recapitate, il destinatario che cosa avrebbe dovuto leggere?

Signore, l’interlocutore avrebbe potuto benissimo leggere nei suoi reconditi pensieri! Non vi pare?

Mia cara Signora, non è che col tempo sei diventata una sostenitrice dell’Hidalgo? Mi sembra che, spesso, ne prendi le difese. Ti rendi conto che immane fatica avrebbero dovuto compiere i destinatari delle missive per raggiungere e interpretare i pensieri di Don Chisciotte? Sarebbero usciti fuori di senno. Rifletti, per un attimo, che cosa avviene quando parla: fa dei veri voli pindarici. Figuriamoci quando scrive!

Mio caro Signore, con le vostre riflessioni mi riportate spesso sui banchi della scuola e, a proposito, mi fate venire in mente un breve assunto di Binder “[i]Cauda de volpe testatur[/i]”, ovvero, “La coda rivela la volpe”. Sarebbe meglio dire, in parole povere, che l’impostura non dura a lungo, alla fine si manifesta. Cioè non scrive veramente a nessuno?

Mia devota, ricorda quello che ti diceva tua madre a proposito degli urlatori. “Can che abbaia non morde” e Don Chisciotte spesso urla troppo. Sarebbe opportuno invece che ti facessi parte diligente per avvertire il tuo amico di stare molto attento, perché i destinatari delle sue lettere non sono poi tanto sciocchi. Potrebbe incorrere in qualche spiacevole sorpresa. A proposito. Ricordagli quella bella frase di Lucrezio, valida ancora oggi: “[i]Circumretit enim vis atque iniuria quemque, atque, unde exorta’st, ad eum plerunque revertit[/i]”. Hai capito bene? Se non avessi capito, te lo spiego subito: “L’uomo violento e tristo cade nella rete che ad altri ha teso e l’inganno torna addosso all’ingannatore”. Va bene ora?

Sommo Signore, altro che bene. Benissimo e chiarissimo. Ora mi spiego perché Monti lo ha mandato per “Valli”, Giorgio per “contenitori”, Matteo per “l’aia”, Mattarella per prati a inseguire le falle delle “fogne” e Luciano lo ha mandato a inseguire l’Araba Fenice della “segreteria regionale” del partito.

Gentile Signora, mi dovresti dare atto che non ho mai giudicato l’Hidalgo uno sprovveduto. Anzi, lo ritengo un grande stratega e sommo galleggiatore. Guarda come riesce a mantenersi a galla nelle varie vicende che assillano la sua “corte”. Dispone di un “tris” di probabilità. Nel caso di soluzione positiva di una diatriba politica o legale, i meriti sono suoi. Nel caso di parità di giudizio, è dipeso tutto dalla sua abilità. Nel caso di palese sconfitta, le responsabilità sono sempre degli altri, mai sue.

Signore mio, a questo punto cosa dovrei fare. Datemi un consiglio spassionato. Vorrei evitare ulteriori guai e ritardi per la ricostruzione della mia modesta casetta.

Signora mia, dovresti raccomandare al Massimo Hidalgo cittadino di lasciare la penna e tornare alla “lancia”. Con la penna si potrebbero fare grandi danni. “[i]Verba volant, scripta manent[/i]”. È meglio strappare quelle poche pezze dei mulini a vento, piuttosto che incorrere nelle ire dei “Mattarelli”, dei “Mattei”, dei “Luciani”. E tu, fin quando fai in tempo, ritirati nella casa del Signore. E così sia.