
di Andrea Giallonardo*
L’incontro svoltosi venerdì 6 marzo alle ore 17.30 presso la libreria Colacchi è stato un evento di grande interesse per tutti gli appassionati di letteratura fantasy. A promuovere quest’iniziativa è stata l’associazione internazionale Nuova Acropoli, presente a L’Aquila ormai da trentacinque anni e molto attiva nel campo del volontariato e nella promozione di eventi culturali. In quest’occasione si è parlato delle opere dello scrittore britannico Jhon Ronald Reuel Tolkien e dei valori in esse contenuti.
Quando si parla di letteratura viene naturale far riferimento ai principali filoni, come quello del romanzo o della poesia, con tutti i sottogeneri che li caratterizzano, in pochi però pensano ad un genere che ha acquistato un’enorme popolarità nella seconda metà del Novecento: il genere fantasy.
Per lungo tempo la letteratura fantastica è stata poco considerata dalla critica, relegata ai margini del mondo letterario come banale letteratura di consumo; si è trattato di un iniziale rigetto da parte della cultura ufficiale verso quei generi che andavano emergendo nel corso del XX secolo, come il fumetto, il romanzo erotico, e, appunto, la letteratura fantasy.
Ora che questi generi si sono affermati è molto facile trovare nelle librerie interi scaffali ad essi dedicati e nel caso del genere fantasy possiamo vedere come ormai occupi un posto di rilievo, avendo riscosso un successo straordinario negli ultimi vent’anni.
Il motivo di tanta popolarità è più che ovvio: il mondo della fantasia costituisce per ognuno di noi un rifugio dalle ansie del mondo reale, fin troppo spesso molto diverso da come vorremmo che fosse, a tale proposito i libri (e dagli anni Sessanta anche la TV) sono un valido strumento per evadere dalla realtà.
Nel caso della letteratura fantasy possiamo raggiungere luoghi misteriosi, lontani, lavorando con l’immaginazione, si tratta di un’attività che l’Uomo ha praticato sin dall’inizio della sua storia. La fantasia ha avuto nella vita degli esseri umani un’importanza spesso tenuta poco in considerazione, tuttavia, ancora prima dell’invenzione della scrittura, gli uomini hanno sempre apprezzato i racconti legati al mondo che ci circonda, alla natura, ai misteri dell’universo, persino su l’Uomo stesso.
In quest’ottica è importante sottolineare come il lavoro di fantasia non corrisponde ad un atto di creazione, bensì ad una rielaborazione di stimoli che ci pervengono dal mondo reale, sta poi a noi reinterpretarli per produrre racconti misteriosi, interessanti e magari anche edificanti per chi ascolta. Tutto ciò, ribadisco, era la prassi molto prima che l’Uomo iniziasse a scrivere, gli antichi aedi incantavano le folle ben prima che Omero, intorno all’8 AC, mettesse per iscritto i loro canti. Non è un caso se opere come l’Iliade o l’Odissea, solo per citare le più conosciute, abbiano raggiunto l’immortalità, studiate come sono anche a millenni dalla loro origine. Non è un caso, inoltre, il fatto che ogni cultura al mondo abbia una propria mitologia, dall’Edda del nord Europa fino al Bhagavad Gita nella cultura indù. In queste opere possiamo trovare eroi dalle grandi capacità e virtù, degli esempi da seguire, potenti divinità, (e qui entra in gioco la religione), bestie mostruose, (allegorie dell’atavico timore reverenziale verso la forza della Natura e delle sue creature).
Con quest’ottica dobbiamo accostarci alle opere di John R. R. Tolkien, hanno spiegato i due relatori, Annalisa Tomei e Massimo Ciccone, l’autore infatti ha preso elementi già esistenti nell’immaginario popolare e li ha rielaborati in maniera magistrale; tutto ciò, unitamente ad un’eccezionale talento narrativo, ha dato vita ad una serie di opere che hanno gettato le basi della moderna letteratura fantasy.
Ad oggi non vi è Paese che non vanti esponenti in questo campo, basti pensare all’americano George R. R. Martin e alla nostra Licia Troisi. Si può dire tuttavia che nessuno finora sia riuscito a produrre opere dello stesso spessore di quelle realizzate da Tolkien, nella fattispecie il Silmarillion, Lo Hobbit, Il Signore Degli Anelli.
La figura dell’Uomo e di come esso possa migliorare sé stesso attraverso prove molto dure è una costante di tutti i miti e dei racconti ad essi ispirati, in questo i racconti di Tolkien non fanno certo eccezione, in essi possiamo ritrovare degli elementi che sono delle costanti in tutte le opere di questo genere che l’umanità ha prodotto nel tempo. Avere ben presente questo costituisce la chiave di volta per comprendere il senso più profondo di capolavori come l’ormai celeberrimo Signore degli Anelli.
Tra le tematiche principali troviamo il viaggio, la compassione, l’amicizia e l’amore, elementi sui quali non a caso la letteratura vanta infinite opere, chi avesse anche solo visto i tre film tratti dal libro capirebbe subito l’importanza delle suddette tematiche. Al centro dell’opera c’è il lungo e difficoltoso viaggio che Frodo deve compiere per poter distruggere l’Anello, si tratta di un’impresa ricca di ostacoli, nemici e sofferenze. Ci si potrebbe accontentare di questa interpretazione ma sarebbe estremamente riduttivo, il viaggio di Frodo, ha suggerito Annalisa Tomei, costituisce la metafora del viaggio interiore che ognuno di noi deve compiere per correggere sé stesso, migliorarsi, e l’Anello tentatore non è altro che il simbolo del male che alberga in ogni individuo, delle tentazioni a cui è così difficile resistere. Alla fine Frodo tornerà a casa ma non sarà più lo stesso, sarà cambiato, sarà un individuo migliore.
Un altro tema principale del racconto è quello dell’amicizia, caposaldo della nostra vita sociale, rappresentata magistralmente da Tolkien nella figura di Samvise Gamgee, fedele amico di Frodo. Egli comprende benissimo quanto sia gravoso il compito del compagno ed è deciso a non abbandonarlo anche a costo della vita, non andrà via neanche quando Frodo, traviato dal perfido Gollum, cercherà di cacciarlo via. Un altro esempio del grande potere dell’amicizia è costituito dal rapporto tra Legolas e Gimli, essi appartengono a razze diverse, rivali da secoli, eppure saranno disposti a morire fianco a fianco davanti ai cancelli di Mordor.
La figura di Gandalf,invece, rimanda più volte al tema della morte e della resurrezione, per lui sarà necessario morire per poter tornare alla vita più forte di prima; il vecchio stregone poi insegna a Frodo, e quindi al lettore, cos’è la pietà. In tal senso è fondamentale il passaggio in cui sottolinea come Bilbo abbia risparmiato la vita a Gollum per compassione e che probabilmente quel gesto di misericordia avrà infine conseguenze positive per il buon esito della missione. Sarà proprio Gollum infatti ad avere un ruolo determinante nella distruzione dell’Anello, esattamente come Gandalf aveva presagito facendo riferimento ad un disegno misterioso che si cela dietro l’agire di ogni essere vivente, e qui torna alla mente il tema della religione.
Si giunge quindi all’ultimo ma non meno importante elemento che ispira le azioni dei personaggi: l’amore. Per amore la splendida Arwen, principessa elfica, rinuncia all’immortalità ed è nell’amore per Arwen che Aragorn trova conforto nei momenti di difficoltà.
Dai miti greci ai poemi cavallereschi, finanche al Signore Degli Anelli, possiamo vedere con chiarezza quanto la nostra civiltà abbia tenuto in gran conto la compassione, valorizzato l’amicizia, coltivato l’amore, ne forniscono testimonianza i personaggi di innumerevoli capolavori della letteratura; la nostra propensione ad identificarci in figure del genere, unitamente al desiderio di evadere dalla realtà poiché si tratta di modelli che sfuggono agli schemi convenzionali a cui siamo abituati, ha fatto sì che gli scritti di John R. R. Tolkien entrassero nel novero delle opere la cui fama non tramonterà mai.
*lettore