
di Gioia Chiostri
Fuori dal vetro: la tempesta del maltempo. Protetta da esso: la sensazione che ogni cosa sia possibile e affinabile, grazie alla virtù del talento esercitato. «Un attore, se non è ambizioso, non approda a nulla. Ma ambire vuol dire sperare di fare il proprio lavoro, con estrema umiltà». È bastata una mattina uggiosa, dal carattere perentoriamente cupo e bagnato, per grattare dal fondo delle sensazioni quella tiepida curiosità bambina che mi ha lasciato sulla retina degli occhi, lo sguardo fascinoso di Corrado Oddi, figlio dell’Arte in senso lato. Trasaccano di origine, ma girovago per professione e per cultura assorbita, l’attore ha calcato, nel corso della sua vita, numerosi palcoscenici effettivi e metaforici. Amante di John Fante e innamorato del padre muratore – scomparso oramai da diversi anni – Oddi si racconta come «una persona dal carattere spigoloso e morbido al contempo». Ad un passo dai 44 anni di età, sarà il dottor Gaudenzi in ‘Romanzo Siciliano’ – produzione di Taodue, la stessa ‘madre’ di ‘Squadra Antimafia’- che andrà in onda nel mese di maggio. Dice di sé di essere molto fatalista: «credo nel destino – ammette – ma credo anche esso vada aiutato e non poco».
{{*ExtraImg_236441_ArtImgRight_300x162_}}Cittadino del mondo per lavoro, Corrado Oddi è un tuttofare dell’Arte recitativa: tv, fiction, cinema e doppiaggio; quattro anime nascoste nel suo taschino della giacca; quattro volti di una stessa medaglia? «Io, in realtà, – confessa a [i]IlCapoluogo.it[/i] – provengo dalla poesia. La mia formazione primordiale da professionista – ammette – si è basata, infatti, sul concetto di ‘voce recitante’, ossia l’abbinamento della voce pronunziante poesie alla musica». Un cammino incominciato prestissimo, quindi, che ha portato Oddi, laureato in ‘Materie Letterarie’ con una tesi su ‘Arte e mestiere del giullare’, pubblicata dalla casa editrice ‘EAI’ e messa nero su bianco sotto la direzione di Franco Ruffini, ad imboccare numerose strade affatto spianate. Oddi descrive così il suo poliedrico mestiere: «Un attore, a mio avviso, non ha solo quattro anime; ne ha mille: quelli sopra citati sono solamente quattro aspetti lavorativi diversi, ma fondamentalmente tutti riconducibili ad una matrice comune». Il doppiaggio, ad esempio, si è rivelato essere, nel corso della sua vita professionale, «un’improvvisa chance di crescita». Anche qui, visibile ma al contempo impalpabile, lo zampino della Dea Fortuna.
{{*ExtraImg_236442_ArtImgRight_300x201_}}«Avevo accompagnato, allora, un amico a fare un provino per un lavoro di doppiaggio – racconta – poi, però, alla fine, i miei 15 anni di teatro mi hanno consegnato un biglietto di sola andata per un mondo nuovo. Ricordo ancora che il direttore del doppiaggio di allora, Georgia Lepore, mi disse: ‘lasciami il tuo numero perché stai sicuro che al prossimo lavoro che faccio, ti chiamo’». Oddi ha, gradino dopo gradino, scalato una piramide infinita, costellata di mattoni del dare per il dare e mai del dare per il peregrino ‘avere’. Per sette anni ha lavorato come doppiatore in numerose serie TV di nascita americana, spot, cartoni animati, nonché come memorabile speaker per RaiSat. «Ho dovuto abbandonare poi questo mestiere quando il mio destino ha trovato pane per i suoi denti con ‘L’Allenatore nel Pallone 2’, girato a Viterbo e diretto da Sergio Martino, al fianco di Lino Banfi». Corrado Oddi ha, a ben vedere, il DNA dell’attore. Quand’è che ha deciso di dedicarsi in tutto e per tutto a questa vita professionale? Difficile a dirsi. «Io – spiega – non l’ho mai deciso, in realtà. Anzi: non mi sono nemmeno accorto di aver scelto questa strada. L’attore, secondo me, ha il sesto senso di un artigiano: più lo si fa e più si diventa bravi». Corrado Oddi è, poi, uno strenuo difensore dello studio. Sua, l’abitudine della ricerca e della preparazione a 360 gradi. L’occhio esterno, abituato a cronache rosa, gossip, racconti soft e sorrisi facili, fonda la propria idea dell’attore, il più delle volte, su di un preconcetto ammansito dal tempo: è facile fare l’attore. «Ma non esiste concetto più errato».
{{*ExtraImg_236443_ArtImgRight_300x200_}}«In questo lavoro, – spiega Oddi – oltre al sacrifico e all’obiettivo della crescita e della ricerca, che occorre avere sempre fermo in mente, ci vuole anche tanta fortuna. Dal mio punto di vista, vorrei poter fare questo lavoro sempre, fino alla morte. A lungo andare, il ‘voler fare l’attore’ diventa una specie di religione». Oddi, quindi, lavora con un’ottica affatto scontata e con un’etica che, a detta sua, permette di migliorare e migliorarsi sempre. Attuale atleta della Nazionale Calcio Attori, Corrado è stato un amico intimo del compianto Pietro Taricone. «Durante l’estate, eravamo soliti accamparci con gli amici in montagna, da buoni abruzzesi. Una volta mi disse: ‘devo iniziare un nuovo progetto televisivo, ma non posso fartene parola perché altrimenti mi cacciano!’. Gli diedi il mio in bocca al lupo. Successivamente, lessi sul giornale della sua partecipazione al ‘Grande Fratello’. Quello che è accaduto poi è tragicamente incommentabile: non se lo meritava».
{{*ExtraImg_236444_ArtImgRight_300x223_}}«Io ho incominciato – continua – i miei studi accademici a L’Aquila. Sostenni a quel tempo un esame con il professor Ferdinando Taviani, un grande filosofo del ‘teatro povero’di Grotowski. Gli dissi che avevo in mente di frequentare una scuola di recitazione. Mi consigliò di trasferirmi a Roma e di provare a sostenere il provino per l’Accademia; ‘ma sii pronto a riprovare’, mi disse». Un consiglio spassionato che portò Oddi a scontrarsi con la prima porta chiusa in faccia. Era il 1991: «Il primo No dell’Accademia, mi fece, al contrario, incontrare uno dei grandi punti fermi della mia vita, Ugo De Vita. Sotto la sua ala, ebbi la fortuna di frequentare il ‘Centro di cultura popolare per il Teatro’ e di far parte di una stagione teatrale sempre da lui ‘firmata’». Oddi autofinanziava le sue lezioni di teatro con l’incasso degli spettacoli a cui partecipava. «Non nego di aver fatto anche il cameriere. Ho vissuto per 15 anni nella Capitale».
{{*ExtraImg_236445_ArtImgRight_300x450_}}L’Abruzzo, in realtà, sforna periodicamente attori di talento. A partire da Oddi stesso per approdare al giovane Lino Guanciale, attuale protagonista della fiction ‘La dama velata’, in onda da stasera su Rai 1. «La mia Regione ha molte potenzialità anche se qui, peccato a dirsi, non riesce a fiorire nulla. Ne parlavo tempo fa anche con un giovane regista abruzzese, di nome Stefano Chiantini. Mi piacerebbe fare qualcosa per ravvivare il Teatro dei Marsi; sarebbe fantastico, ad esempio, dar vita ad un allenamento di giovani attori per poi riuscire a tirare fuori un allestimento che porti in giro il talento nostrano». Uno dei suoi motti più sviscerati è: ‘non si fa nulla senza allenamento’. Oddi è entrato a poco a poco nelle case degli italiani grazie alla generosa vetrina della Fiction. I Cesaroni, Carabinieri, Amore Criminale: tutti canali di eco smisurata. «Io, però, – spiega l’attore – faccio questo lavoro perché mi sono innamorato del poter trasmettere un’emozione stando sul set. Uno sguardo, sul grande schermo, parla da solo e, se non hai niente da dire, non potrai mai ‘arrivare a casa’». Sguardo di ghiaccio scuro, dalle pupille carbone, Oddi è diventato il volto, il corpo e la voce di numerosissimi personaggi tv. Ruoli anche delicati, densi, doppiogiochisti. «Nel ruolo di Giuseppe Lombardi, ad esempio, nella fiction ‘Squadra Antimafia’, è uscita fuori la mia indole cupa e misteriosa. Mi piacciono i ruoli complicati e ombrosi, anche perché, per carattere, tendo più alla scontrosità che all’allergia leggera. Mi è piaciuto molto anche il ruolo che ho interpretato in ‘Ultimi della Classe’, un film di Biglione, in cui indossavo i panni di un professore che vedeva del nudo dappertutto. Ricordo che dissi a Luca in quell’occasione: tu stai cercando uno che si chiama Gransasso; io sono abruzzese: chi meglio di me può interpretarlo?».
Un passo più in là dell’attore, però, vi è anche la veste da insegnante. Suo il progetto di ‘Lectura Dantis’ realizzato in collaborazione con il liceo statale ‘B. Croce’, battezzato lo scorso anno. Corrado Oddi, inoltre, è anche un attentissimo papà di famiglia e marito. Non molto chiacchierata sui social, la sua privacy è tenuta ben custodita nella teca delle priorità. «Mia figlia la giudico veramente un talento in quanto a recitazione: ha una memoria di ferro ed è già stata adocchiata dai suoi insegnanti per capacità interpretativa. Vive il mio lavoro con emozione ed è la mia prima critica e la mia prima fan». Sull’argomento maestri, Oddi è categorico: dice di aver imparato più dalle persone che dai ‘personaggi’ «I miei maestri sono stati i libri, in realtà». A fronte di ciò, una curiosità sorge spontanea: il libro della vita? «’Il mugnaio urlante’ di Arto Paasilinna. Tratta di una figura tanto scontata quanto mai fino in fondo capita: il pazzo del villaggio. Io collaboro da tempo con un’associazione Onlus che ha nome di ‘Divento Grande’; aiuta i bambini autistici a divenire adulti senza recinzioni ulteriori. Il libro mi ha toccato dentro proprio perché fino a qualche tempo fa, il bimbo autistico veniva creduto pazzo. Il mugnaio, nel libro, era creduto ‘strano’, ma, nella realtà, era un folle normalmente geniale». Oddi, pensatore kantiano e abituato a guardare la realtà circostante da un punto di vista soggettivo, può ben dirsi di essere arrivato a sfiorare molte mete ambite. «Anche se il mio punto fermo resta la mia libertà di espressione». La vita dimostra sempre di saperne una più del diavolo quando si prova a sfidarla, sfidando sé stessi giorno dopo giorno. Corrado Oddi è tutt’ora un esempio di sacrificio costante e di demiurgo del proprio lavoro: «Io mi reinvento ogni giorno, dal buio del futuro cerco di trarre piccole stelle che guidano il mio presente».
[url”Torna alla Home Targato Az”]http://ilcapoluogo.globalist.it/?Loid=154&categoryId=221[/url]