
di Valter Marcone
Chiedo scusa a questo mio vecchio cuore
se non riesco a raccontare
i giorni della vita
con la stessa emozione d’un ragazzo.
Ho imbottito di sonno
il dolore e il pianto
e anche le giornate di sole
quando potevo viceversa andare
a passeggiare in campagna.
Si arresta ora il vagare
del cuore ed è fermo
ad un giorno ad un’ora
come un orologio
che non segna più il tempo giusto.
Non restano che poche parole
e sanno raccontare
poche cose,
l’aggirarsi quotidiano tra le stanze
della casa,
l’attesa delle ore riconosciute
dall’orologio delle necessità,
la cura dei gerani sul balcone
ogni anno in primavera,
la pena per la pianta in vaso di rosmarino
che muore ogni volta per poca terra.
Quella terra di pietra e sassi
che il cuore ha attraversato
cercando ogni giorno il coraggio
di guardarsi indietro.
{{*ExtraImg_236322_ArtImgCenter_500x666_}}
[url”LEGGI LA PRESENTAZIONE”]http://ilcapoluogo.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=116009&typeb=0[/url]
[url”Torna al Network LeStanzeDellaPoesia”]http://ilcapoluogo.globalist.it/blogger/Valter%20Marcone%20-[/url]