
Consiglio regionale movimentato ieri pomeriggio a L’Aquila.
Dopo il rinvio della seduta, convocata per le 11, alle 16 del pomeriggio per l’assenza della maggioranza, i lavori sono finiti in bagarre.
L’aula era gremita di rappresentanti dei comuni interessati dalla chiusura dei punti nascita e gli scranni dell’opposizione mostravano dei cartelloni di condanna.
I lavori in aula si sono svolti come da ordine del giorno e le due risoluzioni obbligatorie che, per statuto, precedono la discussione di un progetto di legge sono state regolarmente affrontate.
Al termine dei lavori ordinari il presidente del Consiglio Regionale ha rimandato la discussione della risoluzione sulla soppressione dei punti nascita con cui le opposizioni chiedono al presidente e commissario ad acta, Luciano D’Alfonso “[i]di sospendere e ritirare immediatamente il decreto commissariale 10/2015, che disponeva la chiusura dei punti nascita[/i]” a Sulmona (L’Aquila), Atri (Teramo), Ortona (Chieti) e Penne (Pescara) alla conferenza dei Capigruppo, «facciamo un punto all’ordine del giorno in conferenza, per trovare soluzioni concrete» ha detto in aula ed è esplosa la bagarre.
Da questo punto nodale, infatti, è nato tutto il disordine che ha movimentato la chiusura dei lavori.
Lo statuto del Consiglio regionale, infatti, prevede che il progetto di legge in discussione in aula sia preceduto da due risoluzioni obbligatorie, una affidata alla maggioranza ed una alla minoranza.
Nella conferenza dei Capigruppo precedente ai lavori dell’aula, la minoranza non ha scelto di mettere in discussione nella risoluzione obbligatoria quella sulla soppressione dei Punti Nascita che, tra l’altro, era già stata trattata in un consiglio straordinario, lo scorso 13 marzo.
Per il consiglio di ieri erano state presentate 11 risoluzioni, diciamo così ‘[i]non obbligatorie[/i]’, di cui 3 sui punti nascita, l’urgenza delle quali viene decisa dalla Presidenza del Consiglio.
Nel momento in cui il presidente Giuseppe Di Pangrazio ha ufficializzato la chiusura dei lavori intorno alle 19, l’aula è esplosa in un boato di insulti e invettive contro il presidente D’Alfonso e lo stesso Di Pangrazio.
Uno spettacolo degno delle peggiori performance politiche, considerato che nelle poltrone riservate agli ospiti dell’aula sedevano i rappresentanti delle istituzioni locali interessate dalla chiusura.
Urla, parolacce, bestemmie, uno spettacolo indecente. La bagarre si è spostata poi fuori dall’aula, di fronte agli ingressi secondari degli uffici dei gruppi consiliari. E qui, l’unica cosa certa è che, nel parapiglia generale in cui ha preso forma una lite fra esponenti di diverse forze politiche, si è trovato in mezzo il malcapitato Alessio Monaco, rappresentante di Regione Facile, che si sarebbe [i]guadagnato[/i] uno spintone ed un graffio in testa.
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