
Il tartufo della provincia dell’Aquila ha un marchio collettivo geografico che attesta l’autenticità del prodotto.
Sono 48 le aziende abruzzesi produttrici di tartufo su 1.500 ettari coltivati, 8 mila i raccoglitori e 3 mila i coltivatori.
Il marchio è uno strumento snello di titolarità della Camera di commercio: sarà dato in uso ai produttori che si atterranno al disciplinare e al regolamento di utilizzo. Primo requisito è la provenienza geografica, esclusivamente la provincia aquilana. «Il tartufo deve, inoltre, rispondere a particolari caratteristiche fisico-chimiche e organolettiche – spiega Antonio Romeo del consorzio d’innovazione tecnologica Dintec – e al sistema di conservazione ed etichettatura indicato nel disciplinare. Un modo per evitare imitazioni, salvaguardare l’autenticità del prodotto e la sua tracciabilità, dal produttore al consumatore».
«I nostri tartufi – spiega Giovanni Pacioni dell’Università dell’Aquila – crescono su terreni sani e hanno un’elevata qualità, anche se la raccolta con zappatura, sempre più in uso, rischia di procurare un danno alla successiva crescita. Ben l’80% del tartufo nero abruzzese viene coltivato e raccolto con questa tecnica. Nella nostra regione sono state trovate due nuove specie, il tartufo Suave e l’Aprutinum».