Ex Onpi, il massimo grado del disordine

2 aprile 2015 | 09:29
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Ex Onpi, il massimo grado del disordine

Affollato. Pieno. Irrespirabile: la testimonianza di un cittadino, Antonello Bernardi, che usufruisce della struttura ex Onpi. Davanti agli occhi: un tumulto di agitazione.

«Sono le ore undici e mi reco a fare delle consulenze mediche all’Hospice situato all’interno della struttura denominata ex ONPI e sita in zona le Fontanelle, strada per S. Giacomo».

«Non è per me un problema parcheggiare a due chilometri di distanza, ho per fortuna ancora la capacità e possibilità di camminare velocemente per raggiungere la struttura.

Tutto diventa paradosso tra ironia e dolore di tipo Kafkiano, quando davanti ai miei occhi si concretizza la seguente scena:

1) macchine parcheggiate ovunque e senza regola in ogni spicchio vuoto di strada;

2) Vigili Urbani, chiamati dai residenti, ed inizio di un valzer di diatribe tra cittadini che, non per scelta ma per necessità, si ritrovano a riempire un contenitore troppo angusto per i loro diritti e doveri: di cura, di lavoro, di abitare».

«Entro nella struttura, stessa scena:

1) almeno cinquanta pazienti seduti in una stanza compostamente ad aspettare che un numero scandisca il loro turno per avere un “timbro” per il rinnovo dell’esenzione ticket;

2) altri ancora si aggirano alla ricerca dei loro cari

-tanti operatori che si sforzano di migliorare l’accoglienza».

«E’ una sensazione di troppo pieno, fuori come dentro, è un disagio grande che va risolto immediatamente , poiché non c’è né tempo per aspettare le costruzioni di nuovi parcheggi né, tanto meno, l’esigenza di accelerare l’utilizzo di importanti risorse. C’è urgenza di trovare stategie di parcheggio ora e va riconsiderata la possibilità di recupero di almeno una piccola parte di Collemaggio a socio sanitario. Ci sono necessità primarie in questa nostra città che deve vivere al meglio il quotidiano per poter aspirare a vivere e raggiungere i sogni senza che quest’ultimi siano trasmessi e vissuti come utopie utili ad eludere il faticoso presente», questa la conclusione.