
Sono ufficiali le date di chiusura dei quattro punti nascita abruzzesi con meno di 500 parti e per questo considerati poco sicuri, per le quali i territori interessati sono in mobilitazione: si comincerà con Sulmona (L’Aquila) il prossimo 30 giugno a cui seguirà Ortona (Chieti), il giorno dopo, il primo luglio; poi il primo ottobre Penne (Pescara) e infine Atri (Teramo) il 30 ottobre prossimo.
Questo rende impraticabile ogni via alternativa chiesta nelle due risoluzioni, una delle quali delle opposizioni (centrodestra e movimento cinque stelle) votata da quattro esponenti della maggioranza, approvate dal Consiglio regionale nella infuocata seduta di giovedì scorso.
Il calendario definitivo è parte integrante dei piani presentati a Roma e approvati dal tavolo con il Governo sul piano di rientro del deficit sanitario che si è svolto mercoledì scorso, il giorno prima del Consiglio, alla presenza dei tecnici del ministero della Salute, del commissario ad acta e presidente della Regione Luciano D’Alfonso, dell’assessore regionale alla sanità Silvio Paolucci e del subcommissario Giuseppe Zuccatelli. In quella riunione è stata decisa la fine del commissariamento della sanità per l’Abruzzo nel prossimo autunno con il riconoscimento di una premialità di 31 milioni di euro per l’ente, a patto che la Regione centri gli obiettivi fissati, tra i quali il principale è proprio la chiusura dei punti nascita.
I piani, in anticipo rispetto alla scadenza dell’11 aprile, erano stati consegnati dai quattro manager abruzzesi a D’Alfonso e Paolucci, come stabilito dallo stesso commissario nel decreto con cui nelle passate settimane sono stati sanciti i tagli. Nei piani si prevede il potenziamento dei punti nascita che dovranno ‘ereditare’ l’utenza, in questo caso L’Aquila, Chieti, Pescara e Teramo, oltre al rafforzamento del sistema di emergenza-urgenza.
Alla luce di questo quadro, il giorno prima dell’infuocato Consiglio regionale di giovedì scorso che ha portato all’approvazione di due risoluzioni urgenti con cui si impegna D’Alfonso a rivedere la decisione, tutto era stato deciso. Quindi i documenti sono inefficaci visto che D’Alfonso, contestato ieri sera a Sulmona, vanno avanti considerando la chiusura dei punti nascita il sacrificio maggiore per uscire dal commissariamento.
«Non ho avuto nessun tipo di indicazione contraria quindi vado avanti – spiega il direttore generale della Asl provinciale dell’Aquila, Giancarlo Silveri – I progetti sono stati approvati dal tavolo nazionale che li ritenuti adeguati. Tanto è vero che ha assegnato all’Abruzzo la premialità di 31 milioni di euro. E’ importante ricordare che questo tipo di intervento non nasce per risparmiare, ma per rendere ancora maggiore la sicurezza e le condizioni di cura».
Sulmona è la prima a chiudere perchè, secondo Silveri, all’Aquila c’erano già state delle iniziative di rafforzamento del reparto.
FIMMG: «NON SARA’ CHIUSURA MA RIORGANIZZAZIONE» – Per i «Punti nascita, non sarà chiusura ma riorganizzazione del percorso per garantire la sicurezza». La precisazione arriva, attraverso una nota, dal segretario provinciale di Teramo della Federazione medici di medicina generale (Fimmg) e componente Comitato Percorso Nascita Regione Abruzzo Ercole Core. «Dopo tante polemiche, come componente del Comitato Percorso nascita regionale e rappresentante del territorio – spiega – mi corre l’obbligo di precisare alcune questioni. Innanzitutto la valutazione espressa dal Comitato non si è basata sul numero delle nascite, come si vuole far credere, ma su una valutazione complessiva che tiene conto delle linee guida nazionali ed europee inerenti la sicurezza strutturale, di organico e organizzativa dei punti nascita attualmente esistenti in Abruzzo. Se si considera che in Abruzzo vi sono dodici punti nascita con circa 10.000 nuovi nati l’anno (ad esclusione dei 1.000 nati fuori regione) e che la variabilità dei dati è molto elevata (si va dai 328 nuovi nati con 13 posti letto di Sulmona fino ai 2.000 nuovi nati con 44 posti letto di Pescara) è evidente che occorre riorganizzare tutto il percorso nascita per dare sicurezza sia alle madri, durante il periodo gestazionale, il parto e anche dopo, sia ai nuovi nati».
«A tale proposito – prosegue il medico – è appena il caso di ricordare che la fotografia emersa dallo studio dei punti nascita sul territorio regionale è sconcertante: non hanno nè strutture adeguate nè personale sufficiente e i percorsi per il trasporto materno-fetale e neonatale non sono definiti, per cui la sicurezza attualmente non viene assicurata. Tuttavia i parametri di sicurezza sono fondamentali e irrinunciabili, da qui la decisione non di chiudere i punti nascita ma di riorganizzare tutto il percorso».
«In particolare – illustra sempre Core – tale riorganizzazione prevede: la riconversione dei punti nascita di Atri, Sulmona, Penne, Ortona dove saranno istituiti ambulatori ostetrici con attrezzature e personale adeguati a seguire tutto il percorso gestazionale pre e post partum con ostetriche attive non solo negli ambulatori ma anche sul territorio. In tali struttura ogni donna potrà scegliere il proprio medico e la ostetrica, che la seguiranno fino al parto e al post partum garantendo anche la presenza nell’ospedale di riferimento. In questo modo si individuerà precocemente la gravidanza a rischio a cui sarà assicurato un percorso diagnostico terapeutico differenziato e un’assistenza continua; l’attivazione in tutte le aree, e in particolare in quelle disagiate, del trasporto materno-fetale e neonatale con ambulanze attrezzate e personale altamente qualificato come previsto dalle linee guida; la messa a norma strutturale dei punti nascita con il potenziamento dell’organico, cosi come previsto dal cronoprogramma individuato dalla commissione».
«Come si vede – rileva il dottor Ercole Core – tutto è incentrato sulla sicurezza del percorso nascita. Dunque non si chiude ma si riorganizza e si investe sul territorio e negli ospedali di riferimento, dando una organizzazione adeguata agli standard di sicurezza richiesti. Sicurezza non vuol dire avere l’ospedale sotto casa ma poter raggiungere nelle migliori condizioni possibili di assistenza e sicurezza l’ospedale di riferimento. Sicurezza significa offrire al territorio servizi in grado di garantire assistenza continua. Sicurezza significa avere i punti nascita a norma e con potenzialità ben superiore ai 500 parti. Oggi, infatti, si può dire adeguato solo un reparto che ha non meno di 1000 nati all’anno».
«Prima di chiedere che tutto resti invariato – commenta infine il segretario provinciale di Teramo della Federazione medici di medicina generale e componente Comitato Percorso Nascita Regione Abruzzo – bisognerebbe pretendere che sul territorio ci siano garanzie di assistenza sufficienti e, all’interno degli ospedali, reparti adeguati per assicurare la migliore assistenza possibile a tutte le donne e madri della nostra regione».