Erri De Luca a L’Aquila: il peso delle parole

14 aprile 2015 | 10:34
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Erri De Luca a L’Aquila: il peso delle parole

di Andrea Giallonardo

L’incontro che si è tenuto sabato 11 aprile alle ore 18:00 presso il Muspac di Piazza delle Arti con lo scrittore Erri De Luca sarebbe stato interessantissimo per degli studiosi di filosofia del linguaggio, infatti la figura del noto intellettuale napoletano ci ha fornito in questi ultimi mesi un esempio lampante di come a volte le parole che pronunciamo possano essere irrimediabilmente fraintese oppure strumentalizzate.

In un’intervista del settembre 2013 De Luca ha sostenuto che la TAV, la linea ferroviaria Torino – Lione, debba essere necessariamente sabotata per impedirne la realizzazione; queste parole gli sono costate una denuncia da parte di LTF, la società italo francese incaricata di costruire il tratto ferroviario, e la conseguente incriminazione per istigazione a delinquere da parte della Procura di Torino.

Trattandosi di un noto scrittore di fama internazionale si è ovviamente sollevato un polverone a livello mediatico con tanto di attestazioni di solidarietà da parte di molti artisti ed intellettuali in Italia e all’estero.

De Luca è un attivista del movimento NO – TAV da molto tempo ormai e sull’argomento aveva già scritto un libro “Nemico pubblico. Oltre il tunnel dei media, una storia NO – TAV”, dalle vicende che lo hanno portato in tribunale ha invece tratto un pamphlet in cui ripercorre le tappe che lo hanno fatto finire davanti ad un giudice. E’ per presentare questo libello e fornire la propria opinione che De Luca sabato è venuto qui a L’Aquila su invito del quotidiano digitale Newtown, l’iniziativa è rientrata nell’ambito della campagna di autofinanziamento “Sostieni la tua voce”.

De Luca ha apertamente parlato di sabotaggio, ebbene il vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli per il vocabolo SABOTAGGIO riporta: “Atto di chi, per motivi politici o sim., danneggia costruzioni di pubblica utilità, ostacola il funzionamento di servizi pubblici o sim.”, e ancora “Atto inteso a intralciare, svalutare, denigrare l’attività di qualcuno o qualcosa”. Non c’è spazio per interpretazioni alternative, anzi, in riferimento alla seconda definizione si può dire che di sabotaggi nei cantieri della Val Di Susa ne sono stati compiuti eccome. Non è bello per un intellettuale di successo rivendicare gesti del genere, manifestare pacificamente è un conto ma introdursi con la forza in un cantiere portandosi dietro bombe molotov, fionde, cesoie e chiodi per danneggiare i macchinari è tutta un’altra faccenda, è sabotaggio in piena regola e dicendo “La TAV va sabotata” Erri De Luca si è irrimediabilmente reso passivo di denuncia.

Probabilmente se a pronunciare quelle parole fosse stata una persona qualsiasi, un classico “signor nessuno”, la faccenda non avrebbe auto seguito, tuttavia trattandosi di un personaggio molto noto è comprensibile che tali dichiarazioni abbiano fatto scalpore, in misura anche eccessiva. In questo senso, forse, non hanno aiutato i trascorsi politici di De Luca in Lotta Continua, l’autore infatti nel corso del suo intervento ha ricordato gli anni delle lotte operaie fuori e dentro le fabbriche definendo il sabotaggio come un gesto nobile. Il termine “sabotaggio”, ha spiegato, viene dal francese “saboter” che a sua volta deriva dalla parola “sabote”, che significa “zoccolo”. Questo perché durante la Rivoluzione Industriale gli operai francesi, per solidarietà verso i colleghi che erano stati licenziati per far posto ai moderni macchinari, utilizzavano le loro calzature,che erano appunto gli zoccoli di legno, per danneggiare i macchinari stessi e metterli fuori uso. In maniera abbastanza simile gli operai degli anni Settanta creavano problemi all’interno della catena di montaggio come forma di lotta interna,da questo de Luca è giunto a definire sabotaggi anche i convogli umanitari che venivano inviati nella ex Jugoslavia a sostegno delle popolazioni colpite dalla guerra. Quei viaggi della speranza, a cui de Luca stesso ha preso parte, possono essere considerati come dei sabotaggi alla guerra.

Acclarate le grandi competenze di Erri De Luca sotto il profilo umano e culturale è ovvio che se si parla di sabotaggio basandosi su ciò che questo termine significa davvero si può anche pervenire ad una qualche conclusione, se invece si vuole allargare il campo semantico della parola fino a livelli metaforici è chiaro che non se ne viene fuori.

Ricordare le lotte sociali degli operai ha un qualcosa di romantico ma esula abbastanza dalla questione relative alla TAV ed alle problematiche ad essa connesse, anzi, se si considera che nei cantieri della Val Di Susa lavorano proprio degli operai ci si potrebbe chiedere se sia giusto o meno sabotare loro i macchinari con cui lavorano. Spetta alle autorità competenti decidere se vi siano o meno le condizioni per portare a termine la tratta ferroviaria Torino – Lione, questo in base ai fondi disponibili ed alla stima del ritorno economico che l’opera potrà fornire; De Luca in questo è pessimista e magari potrebbe anche avere ragione.

Quanto alle accuse di istigazione a delinquere saranno i giudici a decidere, mi sento solo di sottolineare come non mi vengano in mente cose nobili quando penso alla parola sabotaggio. C’è chi, riguardo i guai giudiziari di De Luca, ha tirato in ballo la libertà di parola ed è decisamente eccessivo scomodare uno dei diritti fondamentali di uno Stato democratico; sarebbe invece stato più opportuno se egli avesse saputo dosare le parole. Non avrebbe avuto il materiale per un pamphlet ma neanche si sarebbe ritrovato sotto processo.