Verso il 25 aprile, il futuro comincia dalla memoria

di Valter Marcone
Il futuro comincia sempre dalla memoria. La memoria di un giorno, di una data. La data è quella del 25 aprile 1945, giorno in cui, alle 8 del mattino, via radio, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia – il cui comando aveva sede a Milano ed era presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani (presenti tra gli altri il presidente designato Rodolfo Morandi, Giustino Arpesani e Achille Marazza) – proclamò l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando alle forze partigiane una ribellione ai presidi fascisti e tedeschi scatenandone la reazione.
La guerra proseguì fino agli inizi di maggio del 1945. Ma, quattro anni più tardi, con la legge 260 del maggio 1949, il 25 aprile del 1945 fu scelto formalmente per festeggiare il giorno della Liberazione da parte dei partigiani.
Una data che ricorda la fine di una guerra che al di là di ogni retorica aveva portato morte, terrore dei bombardamenti, sirene d’allarme, l’attesa dentro i rifugi, fame, freddo, carenza di medicine. Alla fine del conflitto restavano un cumulo di macerie, un paese impoverito e ridotto all’osso ma compatto nel rifiuto della guerra.
Determinazione per la pace e democrazia portarono, il 2 giugno 1946, al referendum per scegliere quale forma di governo dare al paese: Monarchia o Repubblica. Vinse la seconda. All’Assemblea costituente il compito di scrivere la nuova Costituzione. Fu approvata il 22 dicembre del 1947. Entrò in vigore il primo gennaio del 1948.
Ricorda queste e altre date un libro, “[i]Terra di Libertà[/i]”, a cura di Maria Rosaria La Morgia e Mario Setta, raccontando storie di uomini e donne nell’Abruzzo nella seconda guerra mondiale. Racconta storie di guerra, di terrore, in una terra calpestata e violentata, di una gente derelitta e schiacciata. Ma racconta anche la volontà, malgrado l’abbandono e la disperazione, di non morire. La forza di resistere e sollevarsi dalle macerie dei corpi ammucchiati e delle pietre accumulate.
Ricordano queste storie Virginia Macerelli, la sopravvissuta dell’eccidio di Pietransieri; la lettera del pastore Michele Del Greco prima di essere fucilato; i bombardamenti, i campi di concentramento di Chieti, Sulmona, Avezzano; le fughe dei prigionieri di guerra alleati. E’ una lunga sfilata delle testimonianze autobiografiche dei prigionieri di guerra: da Krige a Furman, da Derry a Fox, da Simpson a Goody. Come quella di Verney che, tornando nel dopoguerra, scrive: «[i]Sono venuto per riprendermi qualcosa. L’interesse per la vita, si potrebbe dire, o il gusto per le cose essenziali, come pane, formaggio, salsicce, aglio. Sono venuto qui per rivivere un’esperienza, ricordare l’importanza della gentilezza disinteressata, apprendere di nuovo una lezione che ho imparato in Italia durante la guerra… Questa valle… Non sapevo niente di essa, né della gente, con la quale ero stato a contatto solo per un breve periodo e in momenti fuori dalle normali circostanze. Non sapevo parlare bene la lingua. Eppure stavo pensando di scrivere un libro proprio su questa gente. Un tardivo tributo che significava riconoscerne l’importanza[/i]».
Un libro che racconta anche la solidarietà tra italiani ed ex-nemici, tra abruzzesi e stranieri dalle varie lingue del mondo, tanto che Alba De Céspedes la testimonia così: «[i]Attorno al vostro fuoco già parecchie persone sedevano e alcune stavano lì da molti giorni. Erano italiani, per lo più, ma non c’era bisogno di passaporto per entrare in casa vostra, né valevano le leggi per la nazionalità e la razza. C’erano inglesi, romeni, sloveni, polacchi, voi non intendevate il loro linguaggio ma ciò non era necessario; che avessero bisogno di aiuto lo capivate lo stesso. Che cosa non vi dobbiamo, cara gente d’Abruzzo? Ci cedevate i vostri letti migliori, le vesti, gratis, se non avevamo denaro[/i]».
“Terra della Libertà“ è solo uno degli ultimi documenti della memoria posti alla nostra attenzione. Un libro di duecento pagine che raccoglie il succo di decine di libri e che stimola a conoscere la storia di questo Abruzzo, terra di libertà, e arriva non a conclusione di una serie di iniziative, ma come momento di sintesi di un percorso che dovrà toccare ancora molte tappe.
{{*ExtraImg_239366_ArtImgRight_300x225_}}Furono gli studenti del liceo scientifico di Sulmona con i loro insegnanti a dare inizio al futuro che, appunto, come si diceva comincia sempre dalla memoria, prendendo l’iniziativa di ricordare con “Il Sentiero della Libertà/Freedom Trail/Freiheitsweg/Chemin de la Liberté” un momento particolarissimo della lunga vicenda della resistenza nella Valle Peligna e in Abruzzo.
Le associazioni degli ex-prigionieri anglo-americani e il presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi hanno incoraggiato questa iniziativa, nata nella scuola, per far rivivere la storia attraversando i luoghi della memoria.
La marcia, che va sotto il nome “Il Sentiero della Libertà/Freedom Trail/Freiheitsweg/Chemin de la Liberté”, si presenta come metafora del cammino dell’uomo per la conquista della libertà. La prima edizione della manifestazione fu inaugurata dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 17 maggio 2001, in piazza Garibaldi, a Sulmona, alla presenza di numerosi ex-prigionieri alleati. Si ripercorreva quella via di fuga verso la libertà, come viene definita nelle innumerevoli memorie dei protagonisti, che si verificò dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, da Sulmona a Casoli e che il 24 marzo 1944 era stata percorsa dallo stesso giovane ufficiale Carlo Azeglio Ciampi, deciso a superare la linea Gustav per congiungersi con gli Alleati.
Che cos’era dunque il sentiero della libertà? E’ lo stesso Carlo Azeglio Ciampi che così lo descrive nel suo diario del 1944. «[i]Nel silenzio di queste montagne, si avviò un dialogo, una riflessione in primo luogo all’interno di noi stessi, con le nostre coscienze. Ci ponevamo la domanda sul come ritrovare il fondamento del vivere civile. Riconquistammo la serenità nei nostri animi a mano a mano che acquisimmo la consapevolezza intima dei valori alla base della vita di una collettività: in primo luogo la libertà, interpretata e applicata nel quadro del vivere in comune, il rispetto cioè della libertà e dei diritti degli altri come condizione per rivendicare la libertà e i diritti propri [. . .] Una popolazione povera, provata da anni di guerra, semplice ma ricca di profonda umanità, accolse con animo fraterno ogni fuggiasco, italiano o straniero; vide in loro gli oppressi, i bisognosi, spartì con loro “il pane che non c’era”; visse quei mesi duri, di retrovia del fronte di guerra con vero spirito di resistenza, la resistenza alla barbarie[/i]».
Il 24 marzo 1944 Carlo Azeglio Ciampi si incammina lungo il sentiero che da Sulmona lo porterà a Casoli, attraverso il Guado di Coccia, lato Sud della Maiella. Il gruppo era formato da varie decine di persone, guidate da Alberto Pietrorazio, Mario Di Cesare e Gino Ranalli. Quasi settimanalmente venivano organizzate le “traversate”, per accompagnare quanti cercavano di fuggire dal Nord al Sud, dalle zone della repubblica di Salò verso quelle liberate dagli alleati. Erano prigionieri fuggiti dal campo di concentramento di Fonte d’Amore, ma anche giovani provenienti da varie parti d’Italia renitenti alla leva, ebrei e perseguitati politici.
Carlo Azeglio Ciampi, dal mese di settembre del ’43, si era rifugiato a Scanno. Viveva accanto al suo ex professore della Normale di Pisa, Guido Calogero, che vi era stato confinato per le sue posizioni antifasciste. Con Ciampi c’era il suo amico d’infanzia, Beniamino Sadun, ebreo. Entrambi si nascondevano in una angusta soffitta, presso la famiglia Puglielli, o nelle capanne di montagna. A Sulmona avevano stabilito rapporti di amicizia con i responsabili dell’organizzazione che aiutava gli ex- prigionieri.
Il diario di quella traversata e del viaggio fino a Bari, da venerdì 24 marzo a sabato 22 aprile, fu scritto da Ciampi appena raggiunto il IX Raggruppamento Autieri. Le pagine, inedite, di quel diario sono state consegnate, per volere dello stesso presidente, al liceo scientifico statale “Fermi” di Sulmona e pubblicate nel volume dal titolo: [i]Il sentiero della libertà. Un libro della memoria con Carlo Azeglio Ciampi[/i] (Laterza, Roma-Bari 2003).
Il sentiero della libertà è anche la “resistenza armata”, con Ettore Troilo e la Brigata Maiella, formazione tipicamente abruzzese, in stretta collaborazione con l’esercito alleato, nata a Casoli e proiettata verso la liberazione dell’Abruzzo e del Centro-Nord Italia. Resistenza armata che lascerà sul campo di battaglia 55 giovani vite, da Pizzoferrato dove muore l’ufficiale inglese Lionel Wigram, amico di Troilo e dell’Italia, a Brisighella, dove muore tra gli altri il giovane diciassettenne ebreo Oscar Fuà. E la storia degli ebrei in Abruzzo, internati nei tanti campi con la testimonianza di Maria Eisenstein o nascosti nelle famiglie di Atessa, con la testimonianza di Giovanni Finzi-Contini, della famiglia ebrea resa celebre dal romanzo di Bassani e dal film di Vittorio De Sica, che scrive: «[i]Temo di amare questa terra . . . avverto una sorta di corrispondenza biologica, oserei dire animale, tra la mia carne e le forme di questo paese sperduto: quasi che il vento gelido che a sera scende dalla lontana Maiella abbia per me ormai un significato personale e individuale troppo radicato e profondo: un legame come tra madre e figlio[/i]». Vicende che racconteremo nella seconda parte di questo speciale ‘Dalla resistenza alla liberazione’, per ricordare appunto il 25 aprile, festa della liberazione .
{{*ExtraImg_239367_ArtImgRight_300x422_}}E proprio sabato 25 aprile, in occasione del 70esimo anniversario della Liberazione, partenza speciale da Pescara a Roccaraso e ritorno per il treno storico della Fondazione Fs in collaborazione con l’associazione culturale Le Rotaie, organizzatrice dell’evento. Per questa giornata, dall’alto valore simbolico e culturale specie in una zona come quella della Majella, attraversata dai binari della Transiberiana d’Italia, teatro di tragici ed eroici eventi durante il secondo conflitto mondiale, saranno previste delle soste a tema con la ricorrenza, tra cui lo spettacolo teatrale sulla Brigata Maiella Banditen della Compagnia dei Guasconi previsto a Roccaraso e l’incontro con l’associazione culturale [i]Il Sentiero della Libertà[/i] nella sosta di Campo di Giove. Partenze da Pescara Centrale (9:30), Chieti (9:50), Torre de’ Passeri (10:15), Sulmona (10:45); rientro finale a Pescara entro le 20:45. Per informazioni e prenotazioni: prenotazioni@lerotaie.com, 3400906221. La data del 25 aprile si inserisce all’interno del calendario delle corse per il 2015 a bordo dei treni storici che l’associazione di volontariato Le Rotaie, a difesa della Sulmona-Carpinone dal 2010-2011 (i due anni in cui è stata progressivamente chiusa la linea al traffico ordinario), ha inteso proporre senza alcun contributo di tipo pubblico o privato, convenzionandosi con la Fondazione Fs italiane che nel 2014 ha determinato la riapertura della linea all’esercizio turistico garantendone la manutenzione e scongiurando definitivamente il rischio dismissione della tratta ferroviaria. L’associazione Le Rotaie prosegue intanto la sua opera di sensibilizzazione verso la stampa, le due regioni interessate Abruzzo e Molise e gli altri enti locali per la tutela dell’intera linea ferroviaria come collegamento strategico Adriatico-Tirreno, auspicando che nei nuovi contratti di servizio di trasporto pubblico locale su ferro vengano finalmente ripristinate anche le corse ordinarie su una linea ferroviaria che ora non presenta alcuna deficienza infrastrutturale e che anzi è più viva che mai.
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