
Dal 2001, in seguito ad un costoso corso di formazione promosso dalla Lega del Filo d’Oro, diversi operatori hanno favorito il recupero di ragazzi diversamente abili, con deficit alla vista e in molti casi con minorazioni psicosensoriali e alla deambulazione.
Essi si sono affezionati alle operatrici, traendo dal servizio indubbi benefici, e queste ultime avevano un lavoro con regolare assunzione, in virtù degli stanziamenti finanziari della Legge 284/97. Ma resta solo un ricordo dal momento che la Regione Abruzzo ha completamente disapplicato la Legge lasciando sul lastrico gli operatori e nel più completo disorientamento le famiglie dei ragazzi. Queste ultime non furono neppure preavvisate dell’interruzione del servizio e le vere vittime sono proprio loro: 15 disabili pescaresi pluriminorati, in alcuni casi minorenni. «Non ci sono fondi», chiosano negli uffici di Regione Abruzzo e Provincia di Pescara.
I genitori chiedono alle istituzioni chiarezza, serietà e il ripristino immediato del servizio socio educativo in tempi rapidi. Esso si è svolto in 6 ore settimanali nelle quali il personale qualificato è intervenuto in aiuto dei ragazzi e quindi delle famiglie, che in taluni casi seguono i propri figli 24 ore su 24 e nei casi più difficili questi ultimi hanno bisogno proprio di tutto. «Siamo pronti a batterci per difendere la dignità dei nostri figli», dichiarano i genitori, «e chiediamo che ogni anno lo stanziamento delle risorse sia garantito senza sospensioni e proroghe. La domanda che noi rivolgiamo agli amministratori locali e regionali è la seguente: “ma avete un cuore?” Le vostre campagne elettorali sono piene di promesse, sempre disattese. Noi genitori siamo stanchi di chiedere l’elemosina per poter meglio accudire i nostri figli, di vedervi sempre trincerati dietro le vostre poltrone. Vi chiediamo con umiltà di fare un mea culpa con 15 minuti di vergogna, e poi fate qualcosa per noi! Siamo stanchi per le promesse che non hanno mai séguito, esausti di sentire le stesse parole sbrigative di sempre (non ci sono i fondi), irritati dalle chiacchiere politiche e dalla linguaggio burocratese.
Non possiamo più attendere che qualcuno si ricordi delle nostre esigenze famigliari e ci sembra assurdo dover continuare ad implorare gli amministratori di soddisfare i diritti sacrosanti dei portatori di bisogno. Ciò che chiediamo da anni non sono privilegi e sprechi ma una seria attenzione di quella parte di governo che si chiama Welfare, senza della quale non sappiamo che nome dare al sistema nel quale viviamo come famiglie e nel quale poggia il futuro dei nostri figli». Queste sono le voci delle 15 famiglie che non ce la fanno più a sopportare il modo in cui Regione Abruzzo e Provincia di Pescara gestiscono le necessità dei ragazzi portatori di handicap.