
«Siamo arrivati a fine aprile e il piano industriale di Tua, la neonata società unica dei trasporti, non abbiamo avuto il piacere di vederlo. Il timore è che i risparmi di cui si è tanto parlato non siano poi così reali. Pare che Tua sia solo sua, di D’Alessandro, ma non nostra, di tutti gli abruzzesi. Vogliamo vederci chiaro: il dibattito deve essere trasparente e veloce». A sollevare dubbi sulla gestione e sull’organizzazione dell’azienda sono il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Lorenzo Sospiri e il consigliere Mauro Febbo (Fi).
{{*ExtraImg_240230_ArtImgRight_300x192_}}Sottolineando che «si tratta della sesta società in Italia per chilometri percorsi» e che l’azienda, con i suoi 1.600 dipendenti, rappresenta «la seconda voce di spesa in Abruzzo dopo la sanità», i due consiglieri affermano che «ai sindacati è stato fatto vedere una sorta di piano industriale, ma vogliamo vederlo anche noi».
Febbo e Sospiri, nel corso di una conferenza stampa, hanno illustrato tutte le loro perplessità. «Il Piano industriale – hanno detto, tra l’altro, i due consiglieri di Forza Italia – latita ad essere reso pubblico. Per quanto riguarda Luciano D’Amico, vengono annunciate ma non smentite le sue dimissioni. Inoltre avevamo uno studio in cui, al netto del risanamento, si parlava di 45 esuberi. D’Alessandro ci dice che non ci saranno esuberi, ma i sindacati ci dicono che ce ne saranno in numero consistente».
D’ALESSANDRO: «CI METTO LA FACCIA» – «Ognuno ci metta la faccia. Se ci sarà un solo licenziamento mi dimetto io, altrimenti si dimettano loro». Il sottosegretario alla presidenza della giunta regionale con delega ai Trasporti Camillo D’Alessandro risponde così ai contenuti emersi nel corso della conferenza stampa convocata dai consiglieri di opposizione Mauro Febbo e Lorenzo Sospiri perché, ha spiegato, «il posto di lavoro di 1600 dipendenti non è tema sul quale si può speculare. Io non speculo sulle vite e le paure e confermo che il primo obiettivo è stato raggiunto, salvaguardare tutti i 1600 dipendenti».
D’Alessandro non ha fatto mistero degli esuberi, «frutto delle attuali gestioni», ma «grazie ai circa 14 milioni di economie derivanti dalla fusione delle tre soietà», non ci sarà «né mobilità, né cassintegrazione ma tutti occupati». Anzi, annuncia D’Alessandro, nei prossimi tre anni 240 persone andranno in pensione per raggiunti limiti di età e ciò produrrà un ulteriore risparmio di 30 milioni di euro, «pronti per assumere giovani».
{{*ExtraImg_240231_ArtImgRight_300x186_}}Sul piano industriale approvato la scorsa settimana, D’Alessandro è stato perentorio: «Piaccia o non piaccia – ha detto – è l’unica strada percorribile, a fronte di un taglio di 10 milioni di euro sul fondo regionale dei trasporti e sei milioni di euro da destinare alla copertura dei debiti pregressi». «Piuttosto – ha incalzato – come mai Febbo e Sospiri non si preoccupano dei 16 milioni di debiti iscritti nel bilancio Arpa e non veritieri? Chi ne ha pagato la ricapitalizzazione? I cittadini. E perché Febbo e Sospiri non hanno fatto la riforma che pure avevano approvato? Forse per difendere poltrone e sgabelli».
Tornando sul piano industriale, il sottosegretario ha spiegato che «sono previsti investimenti ed efficientamento del sistema trasportistico, per arrivare al 2019 competitivi per le gare». L’ammodernamento del parco rotabile «sarà una realtà grazie agli 80 nuovi mezzi pubblici, che saranno acquistati con 20 milioni di euro derivanti dal Piano di stabilità nazionale cui si aggiungono i 60, di cui 36 già acquistati, finanziati con risorse Fas». Si punterà, oltre che alla gomma, al ferro, soprattutto per il trasporto merci. Saranno riorganizzati i servizi e si punterà al biglietto unico, valido per tutto il trasporto regionale, mentre con la card family si incentiverà l’uso dei mezzi pubblici.
La partita ancora aperta, aggiunge il Sottosegretario, è quella sul contratto unico di secondo livello e con i sindacati che «fino ad ora si sono mostrati collaborativi e responsabili, ma del resto noi abbiamo mostrato di saper rinunciare ai consigli di amministrazione, ai costi della politica, alle nomine».
Salvaguardati «tutti i posti di lavoro», con i sindacati «dobbiamo lavorare ad un contratto unico, eliminando i tre attuali. Qualcuno dovrà rinunciare a qualcosa, ma non certamente al posto di lavoro. Andremo avanti con un confronto orientato alla responsabilità».