
Paura, morte e devastazione in Nepal per una violenta scossa di terremoto di magnitudo 7.9 (Dati Usgs).
Il sisma, con epicentro a metà strada tra Kathmandu e la città di Pokhara, ha causato gravissimi danni agli edifici nella capitale, dove sono crollati alcuni palazzi ed è stato avvertito fino a New Delhi in India.
L’epicentro, in particolare, è stato localizzato a 80 chilometri a est della città di Pokhara, ha riferito l’Istituto geologico Usa.
Dopo la prima scossa, protrattasi per 90 secondi, ce ne sono state altre otto di assestamento. Il ministro dell’Informazione nepalese, Minendra Rijal, ha riferito di «danni immensi» nella zona dell’epicentro e ha lanciato un appello alle agenzie internazionali per un aiuto nel gestire l’emergenza.
LE VITTIME – La polizia locale ha reso noto è salito ad almeno 1.130 vittime accertate il bilancio ancora provvisorio del devastante terremoto. La maggior parte delle vittime sarebbe stata registrata nell’area densamente abitata della Valle di Kathmandu, dove vivono due milioni e mezzo di persone.
I CROLLI – A Kathmandu è crollata la torre ottocentesca di Dharahara, dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, e 50 persone sarebbero rimaste intrappolate sotto le macerie. {{*ExtraImg_240334_ArtImgRight_300x431_}}La torre, conosciuta anche come Bhimsen Towe, era alta quasi 62 metri e si sviluppava su nove piani.
Devastata l’antica piazza di Durbar, il centro monumentale della capitale su cui si affaccia il Palazzo reale. Anche molti templi antichi sarebbero stati rasi al suolo nella capitale e nella vallata di Kathmandu, dove sorgono le città medievali di Patan e Bhaktapur, rinomate mete turistiche.
La Farnesina sta verificando l’eventuale coinvolgimento di connazionali e la presenza di turisti italiani nelle aree colpite. Il sisma ha causato un’interruzione delle comunicazioni telefoniche per cellulari e linee fisse e la chiusura dell’aeroporto di Kathmandu.
LE VALANGHE – Il terremoto ha anche innescato una serie di valanghe nella regione del monte Everest. In particolare le valanghe innescate dal sisma hanno investito i campi base 1 e 2 sul Monte Everest e molti alpinisti sono dispersi. La notizia è stata diffusa dai media indiani e da testimoni sul posto, che parlando di gravi danni.
«Molti» alpinisti sono stati sorpresi dal sisma e dalle valanghe mentre erano impegnati in una scalata, ha riferito l’alpinista romeno Alex Gavan. Sui [i]social media[/i] sono rimbalzate notizie della caduta di sassi, ghiaccio e nuove valanghe mentre nella zona continua a nevicare. L’italiana Annalisa Fioretti, al campo base Everest per la salita al Lhotse insieme al collega Mario Vielmo, ha riferito che gli italiani della spedizione stanno tutti bene. Il terremoto ha fatto crollare seracchi dalla zona del Pumori, ha spiegato.
Aprile è uno dei mesi in cui partono più spedizioni sull’Everest. Proprio l’anno scorso di questi tempi una valanga aveva travolto e ucciso 14 guide nepalesi.
A Kathmandu dovevano arrivare anche Giampaolo Corona, guida alpina trentina e Francois Cazzanelli, guida alpina valdostana del Centro Sportivo Esercito, partiti proprio ieri dall’Italia alla volta del Kimshung, una montagna di 6700 metri mai salita prima. Corona ha tranquillizzato: «Stiamo bene. Fermi all’aeroporto di Mascate in Oman in attesa di ulteriori informazioni».
CORDOGLIO E SOLIDARIETA’ DALL’ITALIA – Il premier Matteo Renzi ha espresso cordoglio e solidarietà alle popolazioni colpite dal sisma e al governo del Nepal. La Farnesina, riferiscono fonti di governo, ha immediatamente garantito un aiuto di emergenza per consentire soccorsi e distribuzione di generi di prima necessità.
Anche gli esperti della Protezione civile della Ue sono in viaggio verso le aree colpite dal terremoto per coordinare gli aiuti che verranno inviati in Nepal. Lo si apprende da una dichiarazione congiunta dell’Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini, del Commissario per lo Sviluppo Neven Mimica e del Commissario per gli Aiuti umanitari Christos Stylianides. «Siamo di fronte ad una emergenza umanitaria – affermano i tre commissari Ue – che richiede una risposta coordinata a livello internazionale. La Ue farà la sua parte, anche dal punto di vista finanziario. I nostri cuori sono con i popoli nepalese e indiano colpiti da questa tragedia».
NEL 1934 QUASI 20MILA MORTI – Il Nepal e l’India erano già stati teatro di un devastante terremoto il 15 gennaio del 1934, quando un sisma di magnitudo 8 devastò le città di Kathmandu, Munger e Muzaffarpur, con più di 11.000 morti, e lo Stato indiano del Bihar, dove persero la vita in oltre 7.000. Il terremoto fu avvertito da Lhasa a Bombay e a Calcutta crollò la cattedrale di San Paolo.