
Il 16 luglio tornerà all’Aquila l’urna con il corpo incorrotto della Beata Antonia. Le spoglie riposeranno, in particolare, al Monastero di Santa Chiara a Paganica, dove le suore clarisse vivono dal 1997, dopo il trasferimento dal Monastero dell’Eucarestia del centro storico aquilano per un luogo più silenzioso e adatto alla vita contemplativa.
La fondatrice, che insieme a San Giovanni da Capestrano aveva dato un nuovo impulso di santità nel tempo dell’Osservanza del 1400, attualmente, per ragioni di sicurezza, si trova nel Monastero delle Clarisse di Pollenza (Mc), le quali hanno accolto, subito dopo il terremoto del 6 aprile 2009, sia l’urna della Beata che le sorelle claustrali. Le suore sono poi rientrate nel dicembre del 2009 in piccolo monastero di legno, dono di una raccolta fatta da Tele Pace. Qui dimorano ancora, vivendo in preghiera, con il lavoro e in unione spirituale e solidale con tutto il territorio.
«Il rientro della Beata Antonia – spiega Madre Rosa Maria Tufaro – ci ricolma di gioia. Finalmente a casa, perché le persone possano continuare a stare di fronte a lei con quell’affidamento e preghiera rimasta sempre viva nel corso dei secoli».
L’urna, in attesa del restauro completo della chiesa del Monastero delle Clarisse a Paganica, verrà collocata nella chiesa di San Bartolomeo, annessa al Monastero, che è quasi giunta al completamento dei lavori di recupero dopo i pesanti danneggiamenti del terremoto, grazie al finanziamento della Sovraintendenza dei beni culturali dell’Aquila.
«L’evento, di portata storica, saprà sicuramente risvegliare la devozione degli aquilani verso la loro Beata – sottolineano le suore clarisse – che insieme a San Bernardino da Siena, a San Giovanni da Capestrano, al Beato Vincenzo dell’Aquila e al Beato Timoteo da Monticchio forma quella schiera di Santi francescani che hanno tenuto viva nella città e nel suo territorio la sempre affascinante spiritualità di Francesco e Chiara d’Assisi. Il ritorno della Beata Antonia nella sua Terra, inoltre, si rivelerà certamente fondamentale per la rinascita religiosa e civica dell’Aquila e degli aquilani, il cui amore per la Beata, anche in questi anni di assenza, non ha mai cessato di esistere».