Cocullo nel cuore e nell’anima, ma 2.0

30 aprile 2015 | 15:28
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Cocullo nel cuore e nell’anima, ma 2.0

di Gioia Chiostri

Cocullo è un concetto. Un modo di essere. Cocullo è l’ultimo alito di vento notturno percepito un attimo prima di prendere sonno del tutto ed abbandonarsi al sogno di un mondo capovolto. Il 1 maggio, all’ombra di un modernamente suggestivo Parco Eolico – che dà lavoro a due cocullesi e ad un ortucchiano – i segreti di ieri si ridestano fra i corto-circuiti urbani di oggi. Ambasciatrice, assieme alla Giostra Cavalleresca di Sulmona, dell’Abruzzo ‘gioiello’ all’Expo di Milano, la Festa dei Serpari, antico rito risalente al culto della marsicanissima Dea Angizia e specialità devota del paese di Cocullo (casa abituale di 250 abitanti appena), è un appuntamento con la faccia mitica della natura.

{{*ExtraImg_240851_ArtImgCenter_500x332_}}Dalle origini aggrappate ad un tempo arcaico, cristianizzate attraverso il culto di San Domenico Abate, protettore contro il morso dei serpenti e il mal di denti, la festa trae fonte d’ispirazione dalle memorie orali degli avi. Concetto chiave: il rapporto uomo-natura che si esplica attraverso l’abbraccio del serpente autoctono (un cervone, lattarina o serpe nera, le tre razze rettili DOP di Cocullo, protette grazie al progetto di conservazione della specie, unico in Europa e curato da luminari erpetologi in collaborazione con il Comune). «Si arriva a Cocullo con il pregiudizio in tasca e se ne esce con la consapevolezza della maestosità genuina e generosa di Madre Natura nella fodera della giacca». Candidata come patrimonio orale e immateriale dell’Umanità, la manifestazione, è oramai lontana dai tempi in cui le istantanee con il serpente al collo le si pagavano a peso d’oro. «Oggi, il turista che giunge a Cocullo ritrova solo sé stesso in pace con il contesto naturale-animale».

{{*ExtraImg_240855_ArtImgCenter_500x342_}}Valter Chiocchio, presidente della Pro Loco locale e ‘custode’, per lavoro, del Parco Eolico, non vende amenità, ma scorci di un modo di vivere ben preciso. A Cocullo, si nasce e si cresce a stretto contatto con quella che normalmente viene definita la natura più incauta. Eppure, quando la testolina di un incantevole Cervone striscia fra i palmi di uno sconcertato visitatore, il primo si sveste di maledizione e il secondo riceve la più bella delle benedizioni: «quella di comprendere appieno il rispetto per questa specie animale. A Cocullo, in pratica, si esorcizza il superstizioso». Quest’anno poi, la festa dei serpenti e di San Domenico è divenuta 2.0. Anche Cocullo e il suo rito sono sbarcati, di fatti, su Internet grazie ad un aiuto virtuale: un sito, o sarebbe meglio il caso di definirlo blog creato ad hoc, che condensa la ricchezza materiale e immateriale di 31,61 chilometri quadrati di terra abitata. Giornali, TV, Radio: i media sono perdutamente innamorati della Festa sacro-profana cocullese e il sito appena nato offre loro una finestra pre-festa. Quest’anno, poi, sono a attesi a Cocullo la BBC, il Telegraph, un’emittente TV tedesca e l’Istituto Luce.

{{*ExtraImg_240854_ArtImgCenter_500x347_}}«All’incirca due mesi fa, ho creato il sito turistico del paese di Cocullo: una vetrina interattiva da dove poter attingere tutto ciò che riguarda il vissuto generale del Comune. Cocullo, infatti, non esiste solo il primo maggio, al rintocco, cioè, della Festa per eccellenza. Le poche anime che popolano ancora il paese, ci tengono a non lasciar morire un posto incantevole e ricco di storia come questo». Il sito (Home Page in foto) è una sorta di chiave di lettura del paese nei 364 giorni restanti: cosa c’è da fare/vedere/pregustare nella casa dei serpenti? «Il pungolo che mi ha condotto alla creazione del sito/blog si può riassumere in due termini correlati tra loro: promozione turistica. Ma c’è di più: il sito non mostra solo il prodotto circoscritto di Cocullo, ma rende noti tutti gli itinerari che possono essere effettuati a partire da Cocullo stesso. E’, di fatti, una località vicina a tantissime preziosità regionali; la sua geografia si incastra perfettamente fra mari, laghi, montagne e stazioni sciistiche. Nel giro di un’ora si può raggiungere qualsiasi meta turistica. Il blog è zero politica e 100 % turismo: in fondo, cosa è rimasto alla regione Abruzzo, se non riscoprire la sua fortuna ad essere così paesaggisticamente paradisiaca?». Altra novità di quest’anno, la volontà di ammodernare la galleria fotografica di Cocullo: il giorno della Festa, tutti i fotografi professionisti presenti, potranno rilasciare i loro scatti alla Pro Loco stessa: questi verranno utilizzati per arricchire le testimonianze visive di Cocullo. «La collaborazione è l’anima di questa manifestazione», ci tiene a ribadire il presidente.

Ad oggi, il sito ha raggiunto i 595 utenti ed è stato sfogliato, pagina per pagina, la bellezza di 2736 volte. L’Home Page ([url”coculloproloco.it”]coculloproloco.it[/url]) parla chiaro: non si tratta di un sito istituzionale, ma di una mappa del tesoro, quasi, che si propone l’obiettivo di risvegliare le attrattive antiche di secoli presenti nel circondario, ma affatto pubblicizzate sui media. La storia deve necessariamente diventare 2.0.

{{*ExtraImg_240866_ArtImgCenter_353x500_}}QUESTIONE UNESCO – Ancora in itinere, poi, la trattativa Unesco, che mira a proporre Cocullo e la Festa dei Serpari come patrimonio immateriale dell’Umanità. «La pratica è in corso da almeno un anno. Voluta strenuamente dal Comune di Cocullo, da noi della Pro Loco e dall’Unpli, la pratica è partita inizialmente come un percorso di riconoscimento della nostra Festa come patrimonio immateriale. Un team di antropologi gestisce questa prestigiosa candidatura. Adesso però, abbiamo deciso un cambiamento di rotta: ciò che interessa in maniera prioritaria, infatti, è la non morte del paese: attraverso il riconoscimento Unesco, si vuole dare, in soldoni, il battesimo della vita eterna al comune marsicano». Per questo, la squadra con obiettivo Unesco, guidata dal lume della dottoressa Valentina Zingari ha innescato una ulteriore pratica, denominata della ‘salvaguardia urgente’. «Credo – spiega Valter – che sia la prima volta che si tenta in Italia un progetto del genere. Esso consiste nel concretizzare, in correlazione al riconoscimento dell’Unesco, tutta una serie di progetti agevolati economicamente, elaborati dagli enti locali interessati e nell’arco di un determinato spiraglio di tempo, per cercare di portare lavoro e sviluppo a Cocullo. Il riconoscimento, cioè, diventa una sorta di corsia preferenziale per l’accesso a determinati fondi delegati a scopi turistici». Il 1 maggio, Cocullo diventerà la patria di 45 mila persone. Non c’è Santo che regga il confronto con quello cocullese: una fiumana di gente lo investe e riveste ogni anno di importanza e curiosità.

La Festa dei Serpari, ossia di questi ‘cacciatori di serpenti’ umanissimi, ma al contempo segretamente innamorati di una natura nascosta, da due anni a questa parte, è stata fissata al primo giorno di maggio. Una scelta felice, in quanto ha permesso al paese di divenire una sorta di meta d’eccellenza per la giornata festiva dei lavoratori. 75 anni di età ha il ‘cacciatore di serpenti’ più anziano, appena 10 il più giovane: loro è la sapienza originalissima di riuscire a strappare il serpente dalla sua tana abituale e a riporlo, poi, nello stesso identico punto selvaggio una volta finito il rito della vestizione del Santo. Scopo è quello di poterlo incontrare nuovamente nello stesso luogo, il prossimo anno.

{{*ExtraImg_240858_ArtImgRight_300x434_}}«Evento di punta, l’uscita dell’effige del Santo bardato di serpenti specie Cervone dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie, prevista per le ore 12 in punto: un rito intoccato nei secoli che non ha mai perso la sua modernità. L’eternità di un concetto, in fondo, è tale quando conserva un frammento di perché inspiegabile alle menti umane. La vista della statua di San Domenico letteralmente ricoperta da una vestaglia di lingue biforcute cozza con il più mite spirito cristiano e, al contempo, con il più diametralmente opposto animo pagano. Alle ore 16 del giorno della Festa, inoltre, vi sarà l’autorevole firma del Protocollo d’intesa sulla pratica Unesco da parte dei primi cittadini, non solo di Cocullo, ma di tutti i comuni limitrofi che hanno deciso di aderire al progetto. «Un sostegno istituzionale importantissimo che mira ad allargare le adesioni rispetto a questa presa di posizione storica», spiega ancora Valter.

Un anno di tempo per compilare il dossier da far approdare sui tavoli decisionali dell’Unesco: materiali rubati dal vivo, foto scattate nel tempo, video, tesi, testi e testimonianze realizzate dalla popolazione di Cocullo stessa, verranno vagliati in un primo momento da una commissione speciale italiana, a ciò preposta. Successivamente, acquisito il loro benestare, la pratica sarà automaticamente inoltrata all’Unesco. «Tutto questo, ci tengo a dirlo, lo si fa per il paese; per non lasciar tramontare questo splendido specchio di origini antichissime e di sapori ancestrali». Dimore spalancate alle curiosità altrui, turisti che diventano cocullesi doc nel giro di una sola ora, seduzione di un rito assolutamente unico al Mondo, intriso di profondo rispetto per la vera e indistruttibile casa dell’Umanità, la natura: Cocullo, dicevamo, è un concetto quasi inesprimibile a parole. Varcata la soglia del paese, ci si dimentica di essere cittadini e si comincia a chiamarsi vicendevolmente uomini.

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