
Il Csm apre una pratica sulla vicenda dei giudici popolari del processo sulla discarica Bussi, che – secondo quanto riportato da un articolo del Fatto – avrebbero subito pressioni. Lo ha detto il vice presidente del Csm Giovanni Legnini.
«Le indagini e le valutazioni sulla vicenda sono state affidate alla Prima Commissione», ha detto Legnini. La decisione di intervenire è stata presa «dopo aver ricevuto una missiva dell’avvocato dello Stato Cristina Gerardis su quanto riferito da articoli di stampa», ha spiegato il vice presidente.
MAZZOCCA: «NECESSARIO APPROFONDIMENTO» – «La nostra fiducia nel lavoro dei giudici rimane inalterata, ma riteniamo necessario un approfondimento su quanto avrebbero dichiarato alcuni giudici popolari». Lo ha detto l’assessore regionale all’Ambiente Mario Mazzocca, commentando quanto riportato oggi dal quotidiano “[i]Il Fatto Quotidiano[/i]” in merito alla sentenza della Corte d’Assise di Chieti sulla discarica di Bussi. «Le dichiarazioni rilasciate alla testata giornalistica da alcuni componenti non togati della Corte d’Assise, qualora confermate, sollevano pesanti interrogativi ai quali necessariamente bisogna dare risposta. Il processo ai presunti responsabili dei danni ambientali causati dalla discarica di Bussi – ha aggiunto Mazzocca – è destinato a segnare la storia ambientale di questa regione. Non sarebbe tollerabile, infatti, nemmeno il sospetto che la sentenza emessa non sia il frutto di un giudizio sereno sulle ragioni delle parti protagoniste del dibattimento. Per tutta la durata del processo – prosegue l’assessore all’Ambiente – abbiamo potuto constatare la correttezza e l’attenzione con le quali i giudici e tutte le parti in giudizio hanno istruito l’intero processo. Proprio per questo appare doveroso l’accertamento di quanto riferito dalla stampa in ordine a dichiarazioni rilasciate da alcuni componenti della Corte d’Assise».