
di Gioia Chiostri
Non c’è da meravigliarsi se, lungo la tratta autostradale Avezzano-L’Aquila, ci si imbatte in lunghe penne nere spuntare, come loquaci sparvieri, dagli abituali sedili in stoffa stampata dei bus. La meraviglia, semmai, potrebbe nascere allorquando si scopre come, tali penne nere, appartengano a due giovanissimi ragazzi marsicani. Volti ricamati di entusiasmo i loro. Scopo della giornata, quello di rimanere svegli tutta la notte in compagnia degli allegri custodi delle montagne appenniniche.
Andrea Genovese, alpino in congedo di 20 anni solamente, e Martina Gravina, di appena 19 anni di età, non lesinano parole di spiccato brio parlando dell’Adunata che, a breve, si stamperà sulle pupille energiche dei loro occhi. Sotto al braccio, due cappelli verdeggianti da alpino in carriera. «Io – afferma Andrea – sono stato un alpino del Nono reggimento aquilano. Ora sto studiando per diventare maresciallo: mio è il sogno di poter coltivare un’importante carriera nel settore militare. Vado a L’Aquila, oggi, per divertirmi e per ritrovare i miei compagni di battaglia. Alpino, una volta diventato, lo si è per sempre».
«Io, invece – sorride Martina – ho praticamente soffiato il cappello a mio cugino, un alpino in congedo originario di Avezzano, ma adottato aquilano. Ho sempre avuto un debole per i corpi armati: dopo il diploma in Scienze Umane, mi butterò nella carriera militare; sogno di indossare la divisa dell’Areonautica, un giorno».
Noi de IlCapoluogo.it incrociamo le dita per queste due giovani anime determinate. Lo spirito degli alpini viaggia anche e soprattutto sui binari delle speranze di domani. Tutti a L’Aquila per ripercorrere i passi di un’idea dipinta di passione, quella di servire il popolo e la bandiera italiana ancora come allora.
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