
di Raffaella De Nicola
Esperimento: cosa capita ad una donna sola che cammina in mezzo agli alpini tratto fontana luminosa-rotonda Torrione? 10 alpini mi hanno salutato, 7 mi hanno offerto da bere, due con un microfono e un mulo mi hanno invitato su l’apetta, 1 mi si è buttato addosso e mi ha dato appuntamento sotto un pinuccio.
Ripeto l’esperimento con il cane: stessa tratta. Identico c.s. + 4 alpine femmine che hanno fermato il cane, 3 bambini lo hanno accarezzato, 1 alpino mi ha detto che era vedovo e mi ha chiesto se lo ero anche io, 1 alpino avvinazzato ha riconosciuto il mio cane come il suo e se lo voleva riportare a casa, a Belluno.
Altra versione, stessa tratta, con un uomo accanto: invisibile, non succede niente.
Cerco di fare colazione in un Bar del centro, ancora semivuoto per fortuna, l’unico che non sapesse dell’adunata, però, perché alle 10.30 di venerdì mattina non c’è nulla da mangiare. In compenso stanno sfornando 5 (contati) flauti al cioccolato, noi siamo 5 e dietro di me ci sono altre persone che rimarranno a bocca asciutta. Ripeto 4 volte l’ordinazione, il mio caffè macchiato è pronto dopo 6 minuti senza traccia di latte, il ginseng si è mutato in orzo e neanche ce lo servono. Lo posano in un vassoio sul loro bancone, dove solo soletto rimane per altri interminabili minuti. Allora ce lo portiamo noi al tavolino, ci prendiamo da soli lo zucchero, chiediamo l’acqua che manca, nessuno pensa di servirci, nessuno si accorge di tutto questo e quando paghiamo ci addebitano il servizio al tavolo: in cosa sia consistito è un mistero. Ripeto alla cassiera 3 volte quello che abbiamo preso e cerco inutilmente quei meravigliosi fazzolettini da bar che qui non sanno cosa siano, perché quando li chiedo mi danno un lenzuolo. VOTO ACCOGLIENZA CLIENTELA: 1.
Vado in palestra a My Gym: il rimbombo della parlata veneta-friulana-trentina-piemontese anticipa la mia entrata. Non vedo Rita, però sento la sua voce, e mi sembra flebile: alla fine riesco a intravvederla seppellita da cappelli militari e penne nere. Il vino che gli alpini portano mentre ti stai scapicollando sul tapis-roulant continua a miscelarsi fra sudore, stanchezza e programmi, mettono nel porta bottiglietta d’acqua quella di vino, ci circondano e con trombe e ottoni animati cantano in onore di noi donne, che da “quatrane” siamo diventate “mule”, l’apoteosi della femminilità: l’uccellino della comare. Non hanno segni di stanchezza, al contrario di me che sono stremata, anche Rita non mi sembra messa meglio. Il segreto sarà nella loro dieta?
Ariesco e vado in centro: 20 arrosticini, due coca, 1 patatina fritta 28 euro. Ma è normale?
Vedo un banchetto con tanto di sedili, ruote sotto e alpini sopra trainati da una motozappa vestita da cappello gigante, 4 sopra un side car con fiaschi di vino che fendono l’aria con braccia alzate inneggianti, fischi, urla e schiamazzi, una macchina travestita da scarpone di montagna. Un lampione luminoso viene scalato come fosse una parete. Tutto intorno pacche, fragore, e sganasciamenti.
Uno mi fa vedere dove dorme: ha allestito una camera da letto in mezzo alla strada, con tanto di quadri e comò. Ve la faccio vedere perché è irresistibile.
Insomma io, da algida aquilana, mi sento contaminata da questo frullio di leggerezza, da questa goliardia ammiccante, da questa incredibile simpatica creatività, su un palcoscenico di penne nere mosso dall’unica domanda vera e fondamentale: [i]che te piace bere? Ce vojamo divertì?[/i]