Alpini a piazza Duomo, flash di un sabato sera

17 maggio 2015 | 15:00
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Alpini a piazza Duomo, flash di un sabato sera

di Gioia Chiostri

Ad occhio e croce, ricorda molto l’ebrezza festante e giuliva di un giovedì universitario ante-sisma. Solo che, al posto di ragazzi indaffarati su libri di medicina generale o algebra applicata, troviamo loro: le penne nere di oggi. Aquile nei movimenti, fulmini nel riempire e svuotare un calice di vino rosso, i giovani alpini italiani non hanno detto di no, ieri sera, alla vita della notte aquilana. Tricolori annodati attorno al collo, sul braccio o solamente e metaforicamente attorno al cuore, hanno colorato l’atmosfera. Festa non stop fino alle tre di notte.

{{*ExtraImg_242696_ArtImgRight_300x223_}}Fisarmoniche, canti, balli, tarantelle e pizziche hanno riempito il cuore di L’Aquila di nuovo giovane. Gli alpini, così determinati e incalpestabili sul lavoro, danno il meglio di sé anche in relax. Una vera e propria baraonda, certo innaffiata da vini e birre varie, ha preso il posto del silenzio in centro storico. Come non farsi travolgere dalla loro verve e passionalità?

Abbiamo intervistato un giovane alpino originario di Bolzano e arrivato a L’Aquila verso le 5 del mattino di ieri, sabato 16 maggio. Si chiama Paolo Brandoli ed è rimasto sconcertato dall’immagine reale della città, «mai vista così ridotta».

«Sapevo che a L’Aquila vi fossero ancora ponteggi e gru, ma davvero non pensavo che la situazione fosse così realmente. Mi ha fatto tanta tristezza vedere tutte le attività chiuse in centro storico. Ho immaginato come fosse bella L’Aquila prima del sisma; spero che questa sua bellezza le torni presto indietro perché ne ha diritto».

{{*ExtraImg_242697_ArtImgRight_300x223_}}«Questa – continua – è la mia 11esima Adunata: io vi prendo parte ogni anno perché, se si è un alpino dentro, non si può mancare assolutamente. Difficile dire che valore ha l’Adunata per un militare: gli alpini non sono come gli altri, si differenziano nel comune sentire. Come se, una volta indossato il cappello, si entrasse a far parte di una famiglia nazionale. Dov’è c’è un alpino, c’è la tua casa. Inoltre, non siamo soliti crear disturbo nelle città dove andiamo, anzi! Cerchiamo di far divertire la città perché la città stessa ci accoglie e ci diverte. Abbiamo, poi, molto rispetto per l’ambiente: la pulizia ci contraddistingue».

Comportarsi male, per gli alpini, equivale ad offendere il cappello. Per loro, il rispetto sembra essere davvero un valore fondamentale. «Siamo tutti fratelli: guai a sfidarci».

{{*ExtraImg_242698_ArtImgRight_300x223_}}Qual è l’immagine degli aquilani che questi giovani alpini porteranno per sempre con sé nel cuore? «Rigidi al primo sguardo, ma assai comunicativi non appena si incomincia a parlare del più e del meno. Gli aquilani, a mio avviso, sono freddi solo in apparenza: in realtà, hanno tanta voglia di raccontare la loro storia, ma, ovviamente, lo fanno solo se c’è qualcuno che, dall’altra parte, non vede l’ora di sentirla».

{{*ExtraImg_242699_ArtImgRight_300x223_}}Alpini arrivati anche da Capistrello hanno dato il loro contributo ad un sabato sera in Piazza Duomo più unico che raro. Affascinante il contrasto in foto tra la gru sovrastante e il mare di gente in basso. Arnaldo Mariani, ex ufficiale Alpino, prestò servizio a Rivoli, in provincia di Torino. «Felici di essere a L’Aquila. Che sia questa un’ennesima prova della sua giornaliera rinascita».