
di Claudia Giannone
“Grazie, L’Aquila!”
«Un grazie per l’ospitalità, un grazie per l’esperienza vissuta insieme e un grazie per la bellezza della città offerta nel corso di questa Adunata». Questa la frase più udita nel corso dello sfilamento: è nella commozione da parte degli Alpini e del pubblico che termina la tre giorni che ha caratterizzato il capoluogo abruzzese. Una tre giorni che ha riportato allegria e sorrisi in una città dilaniata dal dolore del sisma: una capacità che, anche sei anni fa, caratterizzò gli Alpini che giunsero in soccorso degli aquilani.
Risate che di certo non mancano neanche oggi: tra la commozione e le parole di commiato pronunciate dalle migliaia di Alpini impegnati nello sfilamento, i sorrisi accompagnano l’intero tragitto, insieme alle chiacchiere scambiate con le persone presenti tra il pubblico.
«Rimarrete sempre nel nostro cuore – ripete un Alpino della sezione di Pavia sfilando per le vie dell’Aquila – saremmo rimasti per un altro mese con voi».
Ricostruiamo il futuro, senza dimenticare il passato: questo il messaggio portato da tutta l’Italia alla città dell’Aquila. Un messaggio di solidarietà, di ricordo e di speranza per ciò che verrà.
Ed infine, dalla parte opposta, la risposta da parte del capoluogo: una risposta che in sé porta un grande ringraziamento per ciò che è stato fatto. In primo luogo, con un particolare riferimento al rapporto tra la città e gli Alpini, per i giorni del terremoto. Perché non solo è arrivato un aiuto concreto, ma anche morale: forse il più importante, in giorni in cui sembra di vedere solo un lunghissimo tunnel, senza una minima luce capace di ridare speranza.
Ma un ringraziamento che riguarda anche l’esperienza che ormai volge al termine: l’Adunata potrebbe essere una grande spinta per restituire agli aquilani la fiducia nei confronti di un futuro altrimenti difficile da vedere. Questo evento, come aveva affermato nella giornata di ieri anche il sindaco della città Massimo Cialente, rappresenterà sempre uno spartiacque nella storia aquilana: in una fase difficile, in cui la città si stava ripiegando su se stessa, è stato possibile vedere di nuovo la popolazione collettivamente felice e orgogliosa.
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