
La Questura dell’Aquila ha inviato un’auto sotto la sede dell’Aquila, come misura di prevenzione su eventuali proteste da parte di tifosi nei confronti della società.
La tifoseria per ora non ha preso posizione sull’inchiesta sul calcioscommesse della Procura di Catanzaro che ha portato all’arresto del capo dell’area tecnica, Ercole Di Nicola.
I dirigenti rossoblu sono ancora impegnati nel summit per decidere la strategia per affrontare una vicenda che mette a rischio la categoria, la Lega Pro, conquistata tre anni fa.
L’Aquila Calcio trema: la piazza, infatti, è molto preoccupata per le conseguenze che l’inchiesta sul calcioscommesse può provocare a livello sportivo.
Un epilogo che mette a rischio la permanenza della società in Lega Pro, la ex serie C1, riconquistata da 3 anni, anche se la proprietà e il resto della dirigenza non sono indagati.
Il verdetto sarà emesso dalla giustizia sportiva che si attiverà sulla base delle carte di quella penale.
Per la piazza aquilana, che ha vissuto due cancellazioni nel 1993 e nel 2003 a causa di pesanti situazioni debitorie, con la ripartenza dal campionato di eccellenza, è il ritorno di un incubo. Ancora con le bocche cucite i capi ultras, parla uno storico tifoso vip, il notaio Federico Magnante Trecco: «Mi dispiace molto per il coinvolgimento dell’Aquila – spiega -. Mi auguro che emerga la completa estraneità della società e che, quindi, non sia compromesso il futuro sportivo di un sodalizio che è stato brillantemente gestito dalle dirigenze che si sono succedute negli anni. La speranza è che tanti sacrifici e passione non siano vanificati».
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