
di Raffaella De Nicola
Per avere una mappatura della geopolitica di D’Alfonso ho contato.
Pescara, escludendo il fiume omonimo, è citata 26 volte nel suo programma elettorale, L’Aquila 19 (risale la classifica spintonata 12 volte nella ricostruzione integrata della città) Chieti 10 e Teramo 6 .
Sarò pure una campanilista vecchia maniera, ma la visione del Governatore è talmente globale da risultare unidirezionale verso la regione adriatica a scapito dell’ “Appennino italico”.
Uomo di raffinata intelligenza, così è descritto da chi lo conosce, grande stratega, un linguaggio obsoleto a cui è sfuggito il passaggio del Manzoni, i verbi ecumenici sposati al burocratico-amministrativo, ambizioni che guardano i Balcani e l’Europa, una vena mal celata, di autoritarismo, il suo macro pensiero che mira al gigantismo. Il ponte sul mare, a Pescara, attraversamento ciclopedonabile, piuttosto caro in realtà, anche in termini di calorie vista la salita, costato sette milioni di euro ma, per carità, di grande effetto visivo, come il bicchiere di vino a Piazza Salotto di Toyo Ito , anzi divino, oseremmo dire, 1 milione di € per un’apparizione collassato dopo 64 giorni, ed ora il grande ponte del cielo da Piazza Primo maggio verso il mare, finanziamento già in parte trovato.
Il Macro pensiero dalfonsiano continua, si espande, la Grande Pescara (Pescara Montesilvano e Spoltore) è il disegno di un unico agglomerato urbano verso il futuro, progetta di aprire una sede distaccata dell’Accademia delle Belle Arti di Roma a Montesilvano, non pensando, chissà mai perché, di potenziare invece quella aquilana. Però noi, felici per un Abruzzo intelligente, altrimenti tacciati di localismo, abbiamo un progetto di legge su L’Aquila capoluogo che dovrebbe rabbonire, e bilanciare, la politica adriatica di una regione inclusiva che non lascia indietro nessuno. Toni entusiastici la davano per novembre scorso, poi è scomparsa, riapparsa nuovamente a febbraio , a tutt’ oggi risulta dispersa. Per la marcata identità politica-amministrativa dell’Aquila, nelle sue funzioni di raccordo come città territorio, si è individuato lo 0,5% del gettito derivante dal bollo auto sulla cui reale portata ci sono convulse scommesse: 1 milione di € per Pietrucci, più realisticamente 600.000,00 euro, praticamente una rotatoria, leggendola all’aquilana (De Matteis) o il pilastro di un ponte, secondo una lettura pescarese.
Sorvolando sull’ultimo premio ricevuto , il finto tapiro per i punti nascita, la strigliata dello stesso Renzi sulle imposte locali, che D’Alfonso voleva alzare al massimo livello, la gaffe su Alfredino Rampi che non onora la sua sensibilità di cattolico praticante, aspettiamo tempestive decisioni sulla nuova seggiovia delle Fontari. Fra una sviolinata e l’altra di universi e mega galassie ci auguriamo una terrena via lattea che passi, magari, fra i binari (confermo che dalle cartoline d’epoca c’era una stazione anche qui a L’Aquila reperto, ormai, di archeologia industriale), visto l’ impegno generico e liquidatorio a “ recuperare e valorizzare le linee ferroviarie appenniniche abbandonate ” a confronto , invece, dei porti, aeroporti , metropolitane, raddoppiamento della linea Pescara-Roma e l’alta velocità.
Insomma noi qui siamo terra e montagna, è vero, ma non solo . Siamo anche un capoluogo culturale frutto, un tempo, di una lungimiranza politica e uomini che ora mancano. Oltre che reinventare un’inflazionata, e stucchevole, vocazione turistica, che ci sta sempre bene per carità, non sarebbe più in linea puntare sull’offerta di un potenziamento culturale che già la storia ha delineato, o sportivo visto il privilegiato ambiente paesaggistico, o una scuola di specializzazione per sovvertire la difficoltà dell’ università aquilana?
Magari avvalendosi della collaudata forza economica già espressa da D’Alfonso con i partenariati privati per le opere pescaresi. Diversamente si rischia che l’ottica macro, il gigantismo di un Abruzzo intelligente, il Grande pensatore che guarda l’Europa e oltre, perda di vista i territori in ombra che è tenuto comunque a rappresentare . Insomma, un Abruzzo a due velocità. Ad un anno dell’insediamento siamo ancora in attesa che si vari almeno la legge sull’Aquila Capoluogo. Come dire, stiamo aspettando, fra programmazioni, bilanci e addizionali, ponti sul cielo, sul mare, e perché no? Sull’aria, che la montagna partorisca finalmente il topolino.