
Nonostante non vi siano ancora dati ufficiali, le stime dei sindacati abruzzesi, a livello regionale, parlano di adesioni al 70-80% per lo sciopero degli scrutini organizzato contro il ddl sulla Buona Scuola.
Nelle quattro province gli scrutini, ancora in corso, sono slittati anche di giorni, sia negli istituti comprensivi che alle superiori. Intanto, quella che sta per arrivare si preannuncia un’estate di fuoco, con gli insegnanti che si stanno organizzando per altre proteste.
«Siamo oltre ogni previsione e aspettativa, nonostante le perplessità iniziali – dice il segretario regionale della Flc-Cgil Cinzia Angrilli – Cgil, Cisl e Uil il blocco degli scrutini non lo proclamavano da 20 anni. L’organizzazione di questo sciopero è stata molto articolata e molto più difficile di uno sciopero ordinario. È stato possibile organizzare la protesta grazie alla grandissima adesione allo sciopero del 5 maggio e alla motivazione e alla passione degli insegnanti che stanno contestando».
«Le nostre stime, che parlano di un’adesione pari al 70-80% – aggiunge – sono un evidentissimo segnale del fatto che le obiezioni contro il ddl sono fortissime e, soprattutto, interne alla scuola. Gli stessi attori della scuola sono convinti che il ddl sia contro la scuola pubblica e deve essere fermato».
Per quanto concerne la provincia dell’Aquila, le organizzazioni sindacali Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams fanno sapere, attraverso una nota, che «lo sciopero degli scrutini, indetto nei primi due giorni di scrutinio di ogni istituzione scolastica, ha visto l’adesione pressoché totale delle scuole della provincia, nonostante alcuni episodi di disturbo dei presidi che hanno riconvocato gli scrutini in orari improbabili. Analoga partecipazione si è avuta nella scuola dell’infanzia».
«La grande adesione dei docenti a tale forma di protesta – commentano i sindacati – conferma, nella provincia di L’Aquila, la netta contrarietà di tutto il mondo della scuola alla riforma in discussione al Senato e indica ai senatori eletti nel nostro territorio, senza ambiguità, il reale volere dei lavoratori. Pertanto i sindacati della scuola invitano il governo e il parlamento a non arroccarsi su posizioni predefinite ma, al contrario, a confrontarsi sulle legittime ragioni che sostengono questa diffusa protesta e che la rendono meritevole della solidarietà dell’intera società civile. La libertà di insegnamento, il vincolo dell’assunzione per concorso e non per scelta del preside, sono principi costituzionali non negoziabili che non possono essere messi in discussione da nessuna riforma».
«Per questo – si legge infine nella nota diffusa dai sindacati – la protesta, in varie modalità, continuerà ad oltranza».