
di Andrea Giallonardo
[i]“APRI LA MENTE A QUEL CH’IO TI PALESO
E FERMALVI ENTRO, CHE’ NON FA SCIENZA
SENZA LO RITENERE, AVERE INTESO”.[/i]
I versi su riportati sono tratti dal canto V del Paradiso, in essi Beatrice spiega a Dante che non basta ascoltare, occorre anche ricordare ciò che si ascolta e chi, il 17 giugno, ha preso parte all’itinerario dantesco attraverso la città difficilmente potrà dimenticare il talento di Riccardo Pratesi nel recitare i versi della Divina commedia.
Il professor Pratesi insegna matematica a Firenze, tuttavia, sin da ragazzo, ha subito il fascino dell’opera dantesca di cui, nel tempo, ha finito con il diventare un noto conoscitore, tanto da essere invitato a recitare i versi della Commedia presso la Società dantesca di Ravenna, l’Ambasciata Italiana a Washington e al Central Park di New York. Ebbene in occasione del convegno “Nascere Rinascere Ricominciare“, che si è svolto a L’Aquila il 17 e il 18 giugno, il professor Pratesi è stato invitato nel Capoluogo per declamare cinque canti della Commedia lungo un itinerario che si è snodato tra le strade del centro storico. Ad affiancare Pratesi c’era il professor Sandro Cordeschi, del Liceo Scientifico dell’Aquila, il quale ha contestualizzato le letture.
Alle ore 18 del 17 giugno una piccola folla si è ritrovata in piazza Palazzo, dove Pratesi ha recitato il VI canto del Paradiso, un canto dai toni politici e civili, i cui versi hanno riecheggiato proprio in quello che un tempo era uno dei maggiori punti di riferimento per la vita politica e sociale degli aquilani.
La scalinata di San Bernardino ha poi fatto da cornice agli eventi relativi al canto VI dell’Inferno, il talento mimetico del professor Pratesi ha evocato l’immagine del terribile Minosse, giudice infernale, e le tenere parole di Paolo e Francesca. Lungo la scalinata sono state udite le parole dei due sfortunati amanti, parole che hanno raggiunto le popolari “nicchiette”, dove hanno luogo, come i giovani aquilani sanno bene, i primi incontri amorosi tra adolescenti. In verità qualche giovane coppia era lì e ascoltava le parole del professore con l’espressione di chi, purtroppo, non ha la minima idea di cosa stia accadendo.
Sullo sfondo di Porta Bazzano sono state modellate nell’immaginazione degli astanti le figure dei virtuosi, presenti nel canto IV dell’Inferno. Costoro, pur avendo, vissuto rettamente, non sono stati battezzati poiché sono nati prima dell’avvento di Cristo; per questo motivo sono costretti a rimanere sospesi nel Limbo, così come in una sorta di Limbo pare che la nostra città sia finita dopo la sua sciagura.
L’itinerario si è concluso presso la Basilica di Collemaggio, dove sono stati recitati gli ultimi due canti, la Porta Santa ha udito il canto XI del Paradiso, contenente il panegirico di San Francesco. Il Santo di Assisi, ha spiegato Cordeschi, ebbe come sposa la Povertà, lo fece per scelta fornendo un altissimo esempio che fu poi raccolto da un altro grande Santo, Celestino V. Il sagrato della Basilica ha quindi fornito il palcoscenico per la recitazione del canto XXXIII del Paradiso e in particolare della Preghiera alla Vergine, che è stata eseguita in maniera corale. Probabilmente sarebbe stato meglio affidare l’intero canto al talento di Pratesi dato l’abisso che è venuto fuori tra la fluidità dell’esecuzione del professore, curata nei toni e nelle pause concettuali, e l’atona meccanicità di coloro che tentavano di accompagnare la recitazione. I presenti lo hanno capito e vi hanno riso sopra, in un’atmosfera che non è mai stata eccessivamente seriosa, ed infine hanno invitato Pratesi a tornare ancora una volta; ottima idea.
Il video – Inferno, Canto V : Paolo e Francesca
Riccardo Pratesi e lo scenario suggestivo della Basilica di San Bernardino