
«Dopo aver tanto osannato la proposta di legge per la ricostruzione a opera della senatrice Pezzopane, dopo aver ostinatamente difeso l’operato e la condotta della sottosegretaria De Micheli, anche quando erano indifendibili, al grido di “[i]Lasciatela lavorare perché ne sa più di voi[/i]”, il Pd ci ha impantanati con un decreto che riesce nel difficilissimo compito di scontentare tutti, dagli ingegneri agli amministratori di condominio, e che blocca, di fatto, la già lenta e faticosa ricostruzione». A sottolinearlo, attraverso una nota, è il
consigliere comunale Roberto Tinari (Forza Italia).
«Un decreto – argomenta Tinari – che sancisce la fine e il fallimento delle ditte aquilane, piegate da mille difficoltà e abbandonate a se stesse, e che toglie ai cittadini, specialmente quelli che risiedevano in centro storico, le pur esigue speranze di tornare a casa. Mi domando se la sottosegretaria De Micheli avrebbe mai prodotto un mostro normativo come questo per la sua Emilia! Certamente no, anche perché lì avrebbero imbracciato i forconi».
«La prova provata – aggiunge Tinari – dell’insipienza del Pd, sia a livello locale che a livello nazionale, i cui esponenti, a Roma come da noi, sono buoni solo, come si dice dalle nostre parti, a promettere di certo e non mantenere di sicuro. La dimostrazione lampante di quanto contino e vengano tenuti in considerazione, nelle stanze del potere romano, il sindaco Cialente e la senatrice Pezzopane. Se, infatti, questo decreto è uno schiaffo sulla faccia (per la verità già tumefatta) degli aquilani, rappresenta anche, a maggior ragione, un calcio alle terga dei nostri politici. E la senatrice che fa? Va avanti come nulla fosse, senza neanche un po’ di vergogna, e continua a blaterare di incontri e di correzioni, ben sapendo che il guaio è fatto, senza spendere una parola non dico di biasimo, ma quantomeno di rammarico per la palese presa per i fondelli di cui è vittima e in cui ha trascinato tutta la città. La verità è che L’Aquila paga a caro prezzo la mancanza di credibilità dei suoi rappresentanti».
«Il tutto – conclude Tinari – mentre dei soldi di cui continua a parlare Cialente non c’è traccia. Quando arrivano, dove sono? E, soprattutto, quanto pensano questi signori che durerà ancora la pazienza degli aquilani? Purtroppo per loro temo che sia finita da un pezzo».