
di Fulgenzio Ciccozzi*
La ricostruzione mostra di sé varie sfaccettature dell’animo umano. A volte tira fuori il meglio di ognuno di noi, a volte il peggio.
Il meglio assume il volto di persone che si prodigano per aiutare il prossimo, che lottano per rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione delle proprie legittime aspettative, che poi sono quelle di tutti, che lavorano per creare una società più equa, socialmente giusta e che non dimenticano chi è in difficoltà. Qui da noi, a L‘Aquila, ne fanno parte anche i cittadini che si adoperano insieme a coloro che in questo terremoto hanno perso tutto o quasi tutto. Che a fatica cercano di riacquistare un minimo di serenità rubata da una natura inquieta e imbrigliata nelle trame di una complicata ricostruzione che esaspera gli animi e li spinge qualche volta a compiere atti che invadono pesantemente la vita del prossimo, celandosi il volto con l’inquietante velo dell’anonimato. Individui, questi, che con simili comportamenti non si pongono sicuramente l’apprezzabile obiettivo di fare il bene della collettività (azioni, queste, che potrebbero essere espletate seguendo i comuni canoni insiti in una Nazione socialmente evoluta, alla luce del sole, come si converrebbe), ma mirano meschinamente ed esclusivamente a creare disagio, divisioni a discapito di una comunità che proprio qui a L’Aquila ha necessità di essere coesa.
Comunque, le complicazioni sopravvenute e indotte non sono sufficienti a fiaccare lo spirito degli Aquilani, in questo momento attenti, e come potrebbe essere altrimenti, a seguire l’iter legislativo che tenta di porre delle regole sulla ricostruzione e ulteriormente gravati da paventati aumenti delle imposizioni locali in virtù del taglio dei fondi statali verso gli Enti periferici.
Si risparmia da una parte e si aumenta dall’altra, tanto pagano sempre i cittadini, la maggioranza dei quali, con il protrarsi di questa grave situazione economicofinanziaria, rischierà davvero il default! Tra poco, sarà necessario chiedere un finanziamento non per creare lavoro o per acquistare una casa, ma per pagare le tasse! Operazione, questa, peraltro davvero complicata per chi non ha un commercialista in famiglia e tanta voglia di stare in regola! La paventata local tax che riunisce gli innumerevoli balzelli che costellano il cielo fiscale italiano che fine ha fatto? Dobbiamo forse rimpiangere i tempi in cui si pagava più semplicemente l’Ilor e si chiudevano gran parte delle pendenze fiscali nei riguardi degli Enti locali? Almeno non fateci mancare i servizi e tra questi quello di ricevere i bollettini precompilati. Non è fantascienza! Insomma, non mettete con le spalle al muro le famiglie e non sbarrate la strada ai giovani con siffatte complicazioni ed eccessive imposizioni!
Se questa è la strada che con ostinazione si sta percorrendo, le parole ripresa, lavoro e famiglia sono termini da bandire per chi ha un po’ di buon senso e lasciarli in uso agli imbonitori come riempimento delle loro chiacchiere da salotto. Vogliamo invece guardare con fiducia verso tutti coloro i quali si prodigano per il bene comune, semplicemente svolgendo con diligenza e responsabilità il ruolo loro assegnato. Sono il volto gradevole e rasserenante dell’animo umano. Sono queste le vere eccellenze che fanno grande una Nazione, che rendono bella una città e accogliente un paese. Insomma, sono una solida base su cui costruire il futuro di un’Italia possibile.
*lettore