
di Francesca Marchi
«Ciao Luigi! Che succede sul Gran Sasso? Allora che ne sarà della seggiovia?» Queste le ricorrenti domande rivolte a Luigi Faccia, che incontriamo in un bar del centro storico per una intervista.
Sembra essere il Gran Sasso in persona e in questi giorni non ha pace. Ne parlano tutti, ognuno ha da dire la sua sull’ammodernamento della seggiovia delle Fontari.
E’ evidente che il botta e risposta tra il direttore della Scuola di Sci di Assegi e la dottoressa Daniela Tinti, dipendente dell’ente Parco, che ha avuto la sfortuna di redigere una delle relazioni tecniche più discusse della storia, spacca in due la città. Ambientalisti da un lato e sviluppisti dall’altro.
«Contesto – dice Faccia – la filosofia di quella relazione tecnica. Il Parco è lontano anni luce dalla realtà e con quella relazione mette una pietra tombale sullo sviluppo del territorio. Un territorio deve essere eco-sostenibile per l’uomo non solo per l’erbetta e gli animali».
Intanto la città, polemiche a parte, si chiede cosa ne sarà della prossima stagione sciistica.
«Si partirà – continua il direttore della Scuola di Sci- con una seggiovia rattoppata, ci sarà la solita revisione che costerà 200/300 mila euro e si darà inizio a una stagione invernale di stenti. Il turismo non è questo, c’è qualcosa di profondamente sbagliato nell’intero sistema, a partire dai divieti imposti dalle norme di salvaguardia dell’ambiente, alle lungaggini imposte dagli uffici del Parco e del Comune. Insomma il vero problema non è la sostituzione della seggiovia».
Il parere rilasciato dall’Ente Parco sul Progetto di sostituzione dell’impianto Fontari-Campo Imperatore passerà agli uffici preposti della Regione, che dovrà esprimere parere favorevole alla prosecuzione dell’iter decisionale. Termine ultimo il 31 luglio. Dopo di allora il parere definitivo sarà dato dall’Ente Parco.
Da questo è intuibile che i tempi sono stretti e pur volendo non si potrebbe intervenire con la sostituzione.
«Quest’anno la seggiovia non si farà», ne è convinto Luigi Faccia, che ribadisce l’importanza di «chiudere un anno, fare i lavori, che non comprendono solo la seggiovia, ma anche le strutture ricettive, ad oggi assenti, che devono garantire servizi al pubblico».
Daniela Tinti, raggiunta telefonicamente da IlCapoluogo, dichiara: «Attendo che l’Ente Parco per cui lavoro prenda una posizione pubblica in tutta questa storia».