Sfratti morosi Case e Map, Cialente: «Venga il Governo, io mi rifiuto»

1 luglio 2015 | 18:25
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Sfratti morosi Case e Map, Cialente: «Venga il Governo, io mi rifiuto»

«Ho annunciato al prefetto, il quale mi ha detto che è mia competenza, che mi rifiuto di trovare una soluzione per i disperati che verranno sfrattati dal Progetto Case, venga il governo. Se vuole, mi sospenda lui e poi proponga la misura al consiglio dei ministri. Mi caccino, sono pronto ad andare via».

Torna in trincea il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, che negli anni scorsi era stato protagonista di clamorose proteste, come quella della riconsegna della fascia tricolore all’allora capo dello stato Napolitano e della rimozione della bandiera tricolore dalle sedi comunali, per denunciare la carenza di fondi statali per la ricostruzione.

Cialente torna sul piede di guerra al termine della odierna riunione in prefettura «una delle pagine più dolorose legate al terremoto», sulla vicenda degli sfratti ai morosi del progetto Case e dei Map (moduli abitativi provvisori), il mega insediamento abitativo di circa 6000 alloggi antisismici voluto dall’allora premier, Silvio Berlusconi, per dare un tetto a oltre 20 mila sfollati. Cialente ha il dente avvelenato anche per essere stato condannato dalla Corte dei Conti, che bacchetta, insieme a due assessori e un dirigente, per non aver attivato azioni per il recupero delle somme.

Dal 14 luglio prossimo saranno attuati i primi 40 sfratti dei morosi, a stretto giro ne saranno inviati altri 30.

«Il problema dello sfratto dei morosi è una preoccupazione estrema, ho partecipato alla riunione con la morte nel cuore – spiega ancora Cialente – Ci sono alcuni morosi senza scrupoli che, pur potendo pagare, non lo fanno trincerandosi dietro motivazioni risibili, al contrario ci sono molte situazioni di disagio sociale impossibilitati a pagare anche canoni molto bassi perché non sono in grado dopo aver perso il lavoro subito dopo il sisma, quindi da 6 anni. Lo sfratto in questo caso non è conseguenza di una scelta politica, ma di una scelta tecnica imposta dalla Corte dei Conti con una sentenza nella quale si dice che non abbiamo richiesto i canoni con la assurda motivazione del mero calcolo elettoralistico, una decisione – prosegue – che opera una gravissima sottovalutazione della problematica».

Nel sottolineare che ancora una volta il Comune è stato lasciato solo «era già successo sulla questione delle macerie e dei puntellamenti», Cialente ricorda di «aver già tolto 80 persone dalla scuola ispettori della Guardia di Finanza a Coppito che costavano un milione di euro, portandole al Progetto Case e risparmiando diverse centinaia di migliaia di euro».

«VOGLIO OPERAZIONE VERITA’ IN TUTTA ITALIA SUI FITTI NON PAGATI» – «Voglio una operazione verità in tutta Italia: la sentenza della Corte dei Conti verrà inviata a tutte le Procure della Corte dei Conti regionali, a tutti i comandi della Guardia di Finanza, ai ministeri della Giustizia e delle Finanze, e, per conoscenza a tutte le procure della Repubblica, per sapere cosa stanno facendo le Ater e gli altri enti per recuperare i fitti non pagati, a volte 7 euro per immobili di lusso, ai potenti di turno, io sono stato condannato per non aver sfrattato terremotati in mezzo ad una strada perché da sei anni sono senza lavoro».

Così ha proseguito il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente. Il messaggio è rivolto al governo e alle forze politiche nazionali. «L’Italia è unica e indivisibile, la legge vale per ognuno. Mi hanno condannato per non essere stato attento a chi pagava o meno nei drammatici momenti successivi al 6 aprile 2009, quando al Comune eravamo in 5 a fare tutto. Voglio sapere cosa fanno uffici di altri enti, tra cui le le Ater abruzzesi dove dirigenti hanno anche percepito 400mila euro all’anno – prosegue il primo cittadino -. Questa vicenda è l’esempio di un corto circuito istituzionale in un Paese nel quale il Comune è stato lasciato solo».