
Disoccupati al lavoro per un giorno, a L’Aquila, per pulire il cantiere della scuole “De Amicis”, nel cuore del centro storico, gravemente danneggiata dal sisma del 2009. A lanciare l’iniziativa, che si configura come un esempio di “sciopero alla rovescia” è Silvio Amicucci, segretario generale Fillea Abruzzo. I disoccupati, in particolare, scenderanno in campo sabato 11 luglio a partire dalle ore 10.
Il cantiere, spiega Amicucci, è «fermo, chiuso da molto tempo» e «noi saremo lì con i lavoratori e i disoccupati edili per ripulirlo e metterlo in condizioni di riaprire subito». «Un gesto simbolico – precisa il segretario generale Fillea Abruzzo – per chiedere al governo e alle istituzioni locali di far ripartire subito tutti i cantieri della nostra regione, passando finalmente dalle promesse ai fatti. Perché è di fatti che hanno bisogno il nostro territorio e i lavoratori edili».
Ma che cos’é, esattamente, lo sciopero alla rovescia? «Erano gli anni ‘50 – sottolinea Amicucci – quando la Cgil di Giuseppe Di Vittorio lanciò il suo Piano del Lavoro contro la disoccupazione dilagante e inventò un nuovo strumento di lotta, lo sciopero alla rovescia, che coinvolse migliaia di disoccupati in tutto il Paese. Come accadde a Teramo, dove duemila disoccupati ripresero la costruzione di un centrale elettrica sospesa sei anni prima, ottenendo dal governo il finanziamento per il completamento dell’opera e riconquistando il loro lavoro.
A distanza di sessant’anni gli edili della Cgil hanno ripreso quell’antica forma di lotta, ripulendo in varie regioni scuole, centri sociali comunali, giardini e bagni pubblici, strade dissestate».
«A chi dice che l’economia sta ripartendo – aggiunge Amicucci – rispondo che vorrei crederci, ma la realtà è molto diversa: tra ottobre 2013 e marzo 2015 abbiamo perso in edilizia altri 2.400 posti di lavoro, quasi il 19% degli addetti, con una riduzione delle ore lavorate del 38,5% e della massa salari (gli stipendi pagati) del 37,7%. I numeri sono persone, sono salari, sono lavoro che non c’è più. Eppure il lavoro in Abruzzo ci sarebbe. Un esempio su tutti: oltre ai fondi per la ricostruzione post terremoto, la nostra regione ha a disposizione 980 milioni di euro per infrastrutture, che però non si riescono ad appaltare. Solo questo darebbe lavoro a 4 mila edili».
«L’Abruzzo – sotttolinea il segretario generale Fillea Abruzzo – ha bisogno di completare le opere di ricostruzione all’Aquila e nel cratere, ha la necessità di ammodernare le sue infrastrutture e ha bisogno di lavoro buono, regolare e sicuro, di procedure legali e trasparenti, di mettere fuori dal sistema illegalità, corruzione, malaffare. Servono azioni concrete e non chiacchiere e annunci. L’11 luglio lo chiederemo all’Aquila con un’iniziativa simbolica, e il 18 luglio, insieme a Filca e Feneal, andremo a chiederlo a Roma, con una manifestazione nazionale del settore in piazza SS Apostoli».