
Fotografie Vincenzo Battista
di Vincenzo Battista
I due uomini di Pretoro, che impersonano il boscaiolo e la moglie nella pantomima di “San Domenico e il lupo” si preparano, assistiti da un’anziana donna, in una casa contadina del centro del paese. Il ruolo della donna sarà svolto da un uomo travestito, perché la sacra rappresentazione a Pretoro non prevede la figura della donna.
La rappresentazione mimica dal titolo “San Domenico e il lupo” è tradizionalmente fissata la prima domenica del mese di maggio, a Pretoro, centro montano della provincia di Chieti, a 550 m. s.l.m.
In un’altra casa del paese, intanto, la madre prepara il bambino, il primo nato del paese, che parteciperà alla Sacra Rappresentazione. Viene collocato in una culla tradizionale di vimini e poi portato nella casa della “famiglia dei boscaioli”.
I figuranti escono dalla casa in corteo e attraversano le vie del paese fino al luogo della rappresentazione.
Il quadro sacro, che rappresenta San Domenico, i due boscaioli e il lupo penitente, viene portato nel luogo scelto della rappresentazione e ubicato in un luogo visibile dalla folla dei fedeli e centrale rispetto agli avvenimenti che si succederanno. Il quadro testimonierà la presenza di San Domenico.
La folla dei fedeli nella cavea dove avviene la rappresentazione di “San Domenico e il lupo”, alla periferia del paese, ha iniziato a prendere posizione.
Ha inizio la rappresentazione mimica. La famiglia di boscaioli davanti alla capanna consuma la colazione. Con ampi gesti i figuranti ne raccontano i momenti. Il boscaiolo saluta la moglie e si reca nel bosco a tagliare la legna. Il lupo, impersonato da un figurante coperto da una pelliccia esce dalla macchia, prende il bambino e si nasconde nella tana. Alla famiglia non resta altro che chiedere l’intercessione di San Domenico per la restituzione del figlio. Pregano il santo. Il santo interviene, il lupo restituisce il bambino: il miracolo è compiuto. La famiglia dei boscaioli esulta. La folla intervenuta applaude.
I personaggi della Sacra Rappresentazione posano davanti ai fotografi. La folla, i fedeli, hanno attentamente “letto” tutti i passaggi della rappresentazione mimica e ne hanno tratto i buoni auspici, come accadeva in un passato recente, quando bisognava “liberare e pettinare” la natura, per lavorare senza timori nel bosco reso così immune, con l’aiuto di San Domenico, dai pregiudizi e dalle superstizioni che inevitabilmente colpivano il lupo, la diversità, “il male”.
Ma il più osservato resta il bambino. Lui, penserà la comunità locale, crescerà protetto da San Domenico. E oggi, a distanza di molti anni da quelle rilevazioni sul campo di una festa popolare anch’io mi domando del bambino, del suo futuro, al centro di una tradizione di ispirazione taumaturgica che sembra non avere tempo.
Nelle prossime puntate:
San Domenico di Cocullo
San Zopito di Loreto Aprutino
San Erasmo di Beffi e Succiano
I Banderesi di Bucchianico