No Grexit; China’s Cloud

11 luglio 2015 | 19:26
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No Grexit; China’s Cloud

di Alfredo Vernacotola

[i]Prima parte***

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In Europa si stanno vivendo giornate in cui si rincorrono ridde di voci su possibili accordi sul filo di lana che possano scongiurare il default della Grecia. Insomma tanto rumore per …. far dimettere Varoufakis. Il piano di aiuti da 53 miliardi di euro verrà demandato dal fondo ELA. La Commissione si impegnerà a coprire il vuoto che intercorrerà tra l’arrivo degli aiuti e le scadenze che si succederanno nei prossimi giorni.

In altra parte del globo, ovvero in Cina, si stanno vivendo giornate intense che non lasciano presagire nulla di positivo: è in atto una vera e propria crisi economica dovuta principalmente all’impazzare di un mercato immobiliare che ha visto speculatori muoversi in borsa senza freni inibitori, fino a raggiungere un guadagno dall’inizio dell’anno molto elevato, a tal punto da lasciar presagire, come elemento conseguente, una brusca e repentina caduta.

È scoppiata la bolla cinese dovuta essenzialmente ad azzardi di broker che hanno portato all’intervento diretto del governo centrale cinese. Ovviamente l’intervento del governo centrale è usualità in Cina, trattandosi di una sorta di repubblica “oligarchica”. Quanto accade in queste settimane sta sfuggendo al controllo del governo e della Banca Centrale Cinese poiché la rincorsa al guadagno facile, accompagnata da altrettanta facilità di ottenere denaro di matrice pubblica, tanto da far intervenire direttamente il segretariato stesso del Partito Comunista Cinese per fermare l’emorragia di titoli borsistici collegati sia a banche che a gruppi immobiliari sia privati che pubblici.

L’inarrestabile ascesa fermatisi lo scorso 12 giugno è concisa con una perdita in poco meno di un mese del 35% del valore totale del listino.

Nonostante l’imponente immissione di denaro liquido, il governo centrale si è arrogato il diritto – sacro santo soltanto nelle dittature (!!!!) – di intimare di non vendere titoli o acquistarne altri per cercare di porre termine ad una discesa scritta nel DNA di una ascesa ormai trentennale. Il colosso cinese è passato attraverso un processo di riforme che hanno permesso – nel corso degli anni – di divenire una delle nazioni trainanti il capitalismo mondiale. L’inarrestabile corsa degli ultimi anni non poteva non prevedere un rallentamento se non addirittura una caduta che avrebbe innescato una serie di reazioni a catena nelle piazze finanziarie sia europee che nordamericane, oltre chè orientali.

Come riportato da un editoriale del Daily Telegraph, quanto sta accadendo si profila come ciò che accadde nel 1929 negli Stati Uniti: crisi dell’intero sistema borsistico causato dall’esposizione esagerata di titoli bancari che portarono al declassamento dei richhi a veri e propri possidenti carta straccia. In scala di misura adeguata, quanto accade oggi – a mio avviso – è somigliante a quanto accaduto nel 2008 negli USA: fallimento di banche d’affari e innesco delle miccia che ha portato alla deflagrazione dei mutui e degli investimenti immobiliari negli States. Naturalmente chi scrive non è un esperto di economia: si legge e si commenta quanto accade in riferimento anche a situazioni geopolitiche in cui le triangolazioni Usa – Cina – Russia – Europa (Germania) divengono l’ago della bilancia che decide il futuro di generazioni sia nel nostro paese che nei continenti a noi amici.

Si è scritto di quanto il pericolo di una crisi mondiale sia elevato: la China detiene ingenti quantità di debito di stati quali Usa e altri colossi mondiali: ciò vuol dire che la possibilità di resilienza, ovverodi poter superare la criticità attuale, è nelle piene capacità del colosso creato da Mao.

La struttura tipicamente gerarchica a mo’ di piramide rende agevole il meccanismo di risalita della macchina economica statale. Qualora si andasse alla ricerca dei punti nodali delle teorie economiche che hanno condotto alla nascita del colosso capitalistico comunista cinese si evince subito quanto l’impronta marxista sia stata superata dall’agire tanto caro agli squali della finanza.

[i](Continua)[/i]