Frana blocca il Gran Sasso

16 luglio 2015 | 13:40
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Frana blocca il Gran Sasso

Di Roberta Galeotti

Una grande frana, probabilmente una valanga dalla forza inaudita durante il periodo invernale, ha divelto piante, guardrail e una parte di asfalto all’altezza di una curva ad U sulla strada provinciale che da Capannelle porta ad Assergi. La strada è chiusa con due sbarre alle estremità (una a Capannelle e l’altra dopo il bivio dei casali del Vasto) ma gli allevatori, che non possono rinunciare al pascolo in quota ne abbandonare il bestiame, sono costretti ad aggirare quotidianamente i due divieti di transito.

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Osservando il terreno si nota la forza dell’acqua, o della neve, che passando ha lasciato dei solchi profondi nella terra, ha portato a centinaia di metri il guardrail, avvolgendolo intorno alle piante, e che ha mangiato mezza carreggiata di asfalto.

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La provincia, ente responsabile della manutenzione e della sicurezza della strada, non ha provveduto al ripristino della viabilità con il sopraggiungere della bella stagione, ne alla messa in sicurezza dell’importante via di collegamento con i pascoli del Gran Sasso, si è sgravata della responsabilità chiudendo fittiziamente il transito.

I turisti, che vorrebbero visitare la montagna aquilana provenendo da Capannelle, Campotosto o dal versante teramano, trovano la strada chiusa da una imponente sbarra che vieta loro l’accesso.

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Mentre continuiamo a fare tavoli sul rilancio del turismo montano del Gran Sasso…

Gli interessi, dei pochissimi allevatori rimasti, non sono difesi dai grandi poteri, così nessuno più si cura della montagna aquilana che, sempre meno pascolata, sta venendo inghiottita dai rovi e dalla rosa canina.

Ma non c’è da meravigliarsi visto che, se per caso voleste conoscere i percorsi per trekking a piedi o a cavallo nel Parco del Gran Sasso, siete costretti a pagare ben 10€ per acquistare la mappa realizzata dall’Ente Parco. L’ente preposto alla promozione del turismo… E sovvenzionato da fondi pubblici!

Come sempre l’intervento dell’uomo altera l’equilibrio della natura, così i divieti dell’Ente Parco (imposti a tavolino da chi non conosce le vere esigenze della montagna), la ‘protezione indiscriminata di specie animali e vegetali’ e le norme rigide di una Europa lontana stanno disincentivando i pochi coraggiosi che ancora vivono le nostre montagne con amore e passione.