Consiglio d’Abruzzo ‘menefreghista’, la Corte dei Conti chiede lo scioglimento

Consiglio d’Abruzzo in mezzo ad un mare di guai. E’ forte il profumo di nuove elezioni regionali. La Corte dei Conti, infatti, ha chiesto lo scioglimento in base agli articoli 120 e 126 della Costituzione, segnalando le violazioni di legge di cui si è ‘macchiata’ la Regione al presidente del Consiglio dei ministri.
La sentenza risale al 17 luglio appena trascorso. Quello che emerge è un quadro a tinte fosche. L’organo di controllo, infatti, delinea una realtà fatta di omissioni, violazioni e persistente superficialità nelle opere. In pratica: non ha riallineato i conti pubblici.
Ecco la sentenza:
«[i]Persiste un comportamento omissivo della Regione Abruzzo nella redazione dei documenti consuntivi[/i]», non avendo inviato né la bozza di rendiconto del 2013 né l’accertamento dei residui al 31 dicembre 2013 né la bozza di rendiconto per il 2014. Quindi la rendicontazione della Regione è ferma al 2012, né il bilancio di previsione del 2013 né quello del 2014, sostiene la Corte dei Conti, erano stati oggetto di procedure di assestamento.
«[i]In tale assetto ordinamentale, emerge in tutta la sua gravità l’incidenza dei ritardi accumulati dalla Regione Abruzzo ed ai quali la stessa Regione non sembra voler porre fine, in violazione delle norme che dal 2011 sono andate a disciplinare la contabilità regionale[/i]».
«[i]Ma è importantissima – ricorda la Corte – l’operazione di riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi che comporta la determinazione dell’importo dei residui esistenti fino al 31 dicembre 2014: anche su questa operazione la Regione è fra quelle che hanno trascurato per troppo tempo gli elementari obblighi di resa del conto e di rispetto del ciclo di bilancio». Quindi nonostante i solleciti, la Regione non ha proceduto ancora al riallineamento dei conti[/i]. Per la Corte dei Conti l’unica soluzione è lo scioglimento del Consiglio.
In pratica, la Regione Abruzzo «[i]poggia la sua programmazione su un avanzo presunto e non accertato in documenti formali consuntivi. Non vi è traccia nei bilanci del disavanzo di amministrazione, peraltro non ancora ricalcolato, ma presunto e cristallizzato al 31 dicembre 2012, non ritenuto attendibile da questa sezione e non parificato[/i]».
E per il 2015 le cose non vanno meglio, perchè «[i]affida gli equilibri ad un avanzo presunto senza tenere in debita considerazione il disavanzo scaturente dagli esercizi precedenti[/i]».
E’ durissimo, infine, il giudizio della Corte dei conti: «[i]Tali atteggiamenti reiterati isolano la Regione Abruzzo nel contesto delle Regioni italiane, dovendosi ritenere la sua gestione condotta in regime di fatto, con totale astrazione dalla realtà effettiva del bilancio e delle risorse finanziarie di cui il medesimo può disporre». La Corte costituzionale prevede addirittura la violazione dell’articolo 126 della Costituzione, «poichè la Regione si sottrae a misure destinate ad operare sull’intero territorio nazionale, e viene meno agli obblighi solidaristici che gravano su tutti i soggetti componenti la Repubblica[/i]».
Per la Corte dei Conti occorre quindi un deciso rientro nei canoni comportamentali in materia di contabilità pubblica, che sembrano essere stati trascurati per troppo tempo. La Regione è in bilico fra essere e avere: ma l’ultima parola spetta comunque al premier Matteo Renzi.