Scienza e fiducia: natura sposa o vedova nera dell’uomo?

27 luglio 2015 | 14:21
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Scienza e fiducia: natura sposa o vedova nera dell’uomo?

di Alfredo Vernacotola

L’uomo spesso cade nel tranello di ritenere la natura sua alleata per la realizzazioni di opere di depauperamento del sottosuolo, o più specificamente delle fonti naturali d’energia di cui – ad esempio l’Abruzzo – abbonda.

Esulando dal mero rifarsi a questioni riguardanti Ombrina Mare, la riflessione che pone in essere chi scrive è la seguente: esiste un rapporto che stabilisce l’indice di influenza tra la scienza (tutta, senza esclusione di disciplina) e la fiducia che l’uomo ripone in essa, ossia la scienza? Certamente il rapporto vigente tra questi due ambiti della vita di relazione è molto interessante oltre che denso di significato. Si prenda ad esempio quanto avviene nell’ambito delle previsioni meteorologiche: vengono effettuati dei calcoli su base di valori provenienti dai satelliti, che vengono poi trasformati in dati a loro riportati all’interno di un programma di elaborazione, nulla più che un database, che crea immagini. Tutti i valori che risultano dai calcoli sono frutto di operazioni matematiche effettuate con parametri immessi dal singolo omino.

Ciò sta ad indicare che la possibilità dell’errore potrebbe essere elevatissima, anche tralasciando lo spazio ludico ove si posizionano le incertezze. Le previsioni meteo sono quelle più scontate; si pensi invece a quando viene elaborato dagli astrofisici nel postulare l’esistenza di eso – pianeti simili alla terra – come dimostrato dal neo “nato” Kepler. Vi sono elaborazioni di dati matematici che permettono la conferma di una teoria anche dopo sessanta anni – si veda ad esempio il bosone di Higgs -. la vera ricerca si serve della natura per ottenerne messaggi che possano sortire dei vantaggi per l’uomo e non pura speculazione o depauperamento di territori naturali, riserve o addirittura inquinare falde acquifere.

Il taglio che si è deciso di dare a questo articolo è il rapporto che intercorre tra la scienza e l’istituto della fiducia. Guardando alla etimologia si capise subito come viga l’interdipendenza tra due o più parti in causa quando v’è di mezzo la fiducia. Il concetto della previsione si pone al limite tra la fiducia e coloro che la pongono in essere. Le catastrofi naturali sono ammantate del caso, che subito viene posto in dubbio poiché si è appena detto che tutto è matematica, persino il motore immobile, ovvero Dio lo è, secondo quanto afferma un astro-fisico giapponese. Certamente non si può dire ache ora avverrà il fenomeno e ove farà più danni collaterali, ma questi famosi danni collaterali – in Italia – non vengono mai tenuti in considerazione poiché la scienza – vicina al potere politico – ne è parte integrante e non porrà in dubbio coloro che la legittimano. Per questo si arriva ad asolvere chi ha reso possibile la morte di 306 angeli alla Casa dello Studente, facendosi anche forte del fatto che non v’è previsione che possa decidere dove e quando avverrà una catastrofe. Bene – signori scienziati – neanche si può dire di stare tranquilli: altrove si organizzano prima; evidentemente vi è l’istituto della responsabilità diretta a fatto compiuto e no la scarica barile classico dei popoli latini.

Se intercorre un rapporto di fiducia tra i due contraenti – in questo caso i cittadini e la scienza – quando viene a mancare si dccide per l’eliminazione del più debole. Si sta cercando di affermare che ogni vincolo di fiducia deve poggiare innanzitutto sul rispetto del ruolo e del compito a questo demandato. L’atto del dare fiducia vuole, pretende una grande opera di formazione da parte del personale che viene chiamato a svolgere atività di prevenzione od intervento in situazioni pericolose e al limite della sicurezza.

La natura si serve di stampelle molto valide quando decide di mostrarsi: un terremoto, una diga che esonda etc.

ogni tassello in natura poggia sul concetto di omeostasi, ovvero equilibrio, che può essere anche caotico, e per questo stabile finché non viene immessa una variabile che lascia imazzire il sistema: pur mantenendo equilibrio si rischia di cadere per la fiducia che si ripone nella scienza e nell’operato degli scienziati, a volte legati al potere.

Tanto in occasione di un evento sismico, quanto in una situazione di malessere fisico, riporre fiducia senza preclusioni in coloro che fanno “scienza”, rappresenta fattore di rischio enormemente più dell’evento stesso. Quanto appena detto risente di esperienze personali e no frutto di speculazioni; in effetti la speculazione è esperienza e come tale richiede fiducia, a patto che alle parole degli esperti facciano seguito i fatti. Ciò sta ad indicare che in una transazione tra uomini e donne in una relazione, l’aver a disposizione più possibilità equivale a occasione di emancipazione.

Il caso esiste ed è imprevedibile; in certe occasioni si parla di avvenimenti sincronistici (non è il luogo adatto per intraprendere questo discorso); la natura è imprevedibile ma con le conoscenze di oggi è possibile poter sostenere la politica del ridimensionamento del rischio, e conseguentemente quindi la politica della prevenzione: ciò può essere valido tanto nella sanità quanto nell’urbanistica.

Si dà fiducia laddove si ha percezione di competenza scritta sostanzialmente sul concetto di onestà intellettuale.