
Signore mio, non vorrei essere noiosa, ma sono le circostanze che mi fanno apparire tale. Per la seconda volta, infatti, il Massimo cittadino si avvia verso il “Colle” per ottenere sostegno e consiglio dal grande Padre della Repubblica Italiana. Questa volta si rivolge a Mattarella per effettuare gli sfratti dei morosi dal progetto CASE. È mai possibile una cosa del genere?
Mia cara vedova, in questo Paese tutto è possibile. Cambiare le regole e, in pochi mesi, tornare al punto di partenza come nulla fosse accaduto in nome dello strombazzato riformismo. Vorrei, poi, rassicurarti sul fatto che non sia tu ad essere noiosa, ma tutti coloro che ripetono in continuazione le stesse cose e gli stessi gesti, cambiando leggermente la sceneggiatura. La via del “Colle” Don Chisciotte la conosce bene, l’ha percorsa diverse volte a piedi, a cavallo, con e senza la fascia tricolore. Oggi, anche la dovesse indossare, non si riconoscerebbe più, si è sbiadita al sole. Il grande Hidalgo, però, è convinto che l’insistenza porti a buon fine l’azione. Sono convinto, però, che Mattarella, sornione com’è e da buon siciliano, gli risponderà citando un proverbio di Seneca: “[i]Si vis eadem semper velle, vera oportet velis[/i]”, ossia, “[i]Se intendi sempre volere le stesse cose, devi volere la verità[/i]”. Qui nasce il dilemma. Qual è la verità? La mancata, o scarsa, gestione del patrimonio CASE, così come ha affermato la Corte dei Conti, o quella di Don Chisciotte che intende addossare solo gli oneri al vecchio “pantalone”? Mattarella non è certamente uno sprovveduto e ha già inviato dei segnali al Massimo cittadino: non ha neppure preso in considerazione l’invito a visitare la città, come ha fatto ripetutamente Renzi, subito dopo la nomina. Per quanto riguarda la risposta in merito alle azioni contro gli sfrattati, Mattarella fornirà una risposta salomonica: “[i]Il problema deve risolverlo il Comune. È una prerogativa tutta del Sindaco[/i]”. In questa frase è racchiusa la materia della sistemazione dei cittadini. La maggior parte degli sfrattabili non è in grado di provvedere al pagamento delle esose spese esposte dal Comune. La stessa Amministrazione è deputata alla sistemazione delle predette famiglie, per questo motivo ha acquistato un bel patrimonio immobiliare nel territorio di competenza. Quindi, se oggi li caccia dalla porta, domani, in assoluto silenzio, li dovrà sistemare obbligatoriamente, facendoli rientrare dalla finestra.
Signore, non mi indigno per questa povera gente. Mi dà veramente fastidio il fatto che a “Mattarella” non ci vada mai per quelle famiglie disastrate, come la mia, che, forse, non vedranno mai ricostruita la modesta casetta in contro storico.
Carissima, non vorrei essere più realista del re. In questo modo si continua a fare campagna elettorale. Don Chisciotte non ha mai smesso: Ha pensato di farsi candidare alla Regione: pazienza, è andata male. Ha tentato la scalata alla segreteria regionale del partito: non è stato preso in considerazione. Ha voluto dare prova di preparazione elettorale fornendo suggerimenti di possibili riforme: il neo segretario del PD ha giudicato la proposta con una secca considerazione, “non è farina del suo sacco”. Conserva la speranza di tornare alla camera, ma non ha specificato né il nome dell’albergo e neppure la città. Vorrei dedicargli una bella citazione di Tibullo in merito alla speranza: “. . . [i]Credula vitam spes fovet et fore cras semper ait melius[/i]”, ovvero, “[i]La credula speranza alimenta la vita, e dice sempre che il domani sarà migliore[/i]”. Tu sei dello stesso avviso?
Signore, condivido perfettamente il tuo concetto. Vorrei, però, dare atto al grande Hidalgo che, almeno questa volta, si è rivolto al Capo dello Stato con molta deferenza. Mi è sembrato un gesto alla Celetino Quinto. Una specie di “Gran rifiuto”.
Cara Signora, a quale rifiuto ti riferisci? A quello di Don Chisciotte di abbandonare l’arena per i grandi problemi che ha creato e che non sa come risolvere? Oppure ti riferisci, con buona probabilità, al “Gran rifiuto” di Mattarella di venire a visitare la città di Federico?
Signore, sommessamente vi dico che mi riferisco alla seconda ipotesi, per via dell’ultimo scandalo dei puntellamenti messo in atto dal noto super esperto in “faccende mediatiche” scelto dall’Hidalgo subito dopo il sisma, anche se i colori politici erano nettamente antitetici.
Mia cara, prima che il Parlamento cancelli definitivamente il Capoluogo d’Abruzzo dall’elenco degli Enti Locali e, prima ancora, che il grande “Faraone” della Regione riduca la tua città alla stregua di un piccolo paesotto di campagna, riunisci le tue poche cose e torna con urgenza alla casa del Padre, se vuoi trascorrere in santa pace il tempo che ancora ti è rimasto. E così sia. Non dimenticare, infine, che l’incertezza è il peggiore dei mali, fino al momento in cui la realtà ce la fa rimpiangere.