
di Valter Marcone
Ora dentro il desiderio e il ricordo
non penso più a te
ma al viaggio con te
e a quella febbre ora smorzata
che agita ancora la vita
e mi chiedo se è stato
quel desiderio solo di te
il carcere che l’ha avvilita e spenta.
Penso al nodo di quella sofferenza
rimasto fermo alla tua morte
e serrato in un punto della mia vita.
Senza riscatto. Senza riscatto ora
– chi può dirlo – non lo so:
so solo che complici tu ed io
siamo diventati esperti del dolore
del nostro mondo.
E il silenzio nella stanza deserta
è un silenzio enorme
che non mi riporta la tua persona
ma solo il desiderio di te stasera.
Ti rivedo ora non più sola
nelle stanze ed è come
chiedere perdono per un solitario
inganno. Così, così l’acerba grazia
d’un Dio volto a guardare
l’esile racconto della vita
– in cui solo la libertà
è capace di restituire come seme
e dono la vita alla vita –
così l’esile grazia non basta ancora.
Ed è tutto ormai dentro
una tristezza infinita.
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