
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i primi due indagati detenuti in carcere nell’ambito dell’operazione “Social Dumping” della procura distrettuale presso il Tribunale dell’Aquila, che ha scoperchiato una presunta organizzazione dedita al reclutamento e allo sfruttamento di flussi di manodopera provenienti dall’Est Europa.
Si tratta di Francesco Salvatore di Pettorano sul Gizio (L’Aquila) e Panfilo Di Meo di Sulmona, entrambi detenuti nella casa circondariale peligna.
Lunedì sarà la volta degli altri tre: Antonio D’Errico, Giancarlo Di Bartolomeo e Massimo Di Donato, tutti teramani e detenuti a Castrogno. Un sesto indagato, il romeno Nicolae Otescu, è ancora latitante ma la sua cattura, secondo quanto si è appreso, sarebbe molto vicina.
Intanto, il segretario provinciale di Cgil L’Aquila Umberto Trasatti, sindacato che con un esposto ha dato vita all’inchiesta, ha tenuto una conferenza stampa insieme al segretario provinciale della Fillea Emanuele Verrocchi sul tema della lavoro nell’edilizia della ricostruzione alla luce della recente inchiesta che ha portato a sei arresti per sfruttamento di manodopera dall’Est Europa.
«La nostra battaglia contro le irregolarità nel mondo del lavoro continua – ha detto – Speriamo di avere al nostro fianco anche le associazioni imprenditoriali che dovrebbero avere interesse a tutelare imprese sane, che vengono danneggiate quando il malaffare prende il sopravvento».