
di Gioia Chiostri
La ricetta della dolcissima Croccante della Marsica giace nelle memorie sempiterne delle donne formesi. Come un ago in un pagliaio, naviga a vista fra le mille incombenze quotidiane della mente, ma non si dimentica mai, giacché è il sangue e il fiato stesso di Forme. Solo un’eccezione fa gola al gossip locale: la ricetta, da almeno una decina di mesi, la conosce, in via assolutamente confidenziale, anche un non marsicano. Il suo nome? Papa Francesco. «Il segreto più intimo della Croccante? Che è un dolce ricco, ma povero». Ricco di sapienza, tradizione, patria natia, buon odore, amore e calore, e povero perché, per prepararlo, occorrono davvero solo tre ingredienti fondamentali, per di più rintracciabili in zona, quali le mandorle, lo zucchero e il miele. La Croccante: l’unico dolce capace di impressionare il tempo che vola e lo spazio che si trasforma in un autentica opera d’arte al gusto di mandorla nostrana.
A Forme, località posizionata nella conca marsicana fra Magliano de’ Marsi e Massa d’Albe, già tutto pronto per la XV edizione della ‘Sagra della Croccante’, la manifestazione a schietto carattere enogastronomico e culturale che mira a riproporre, a distanza oramai di svariati secoli, un dopo pasto ad effetto. L’appuntamento è fissato per il prossimo 17 agosto, che, quest’anno, capita di lunedì. «Per dar atto alla nostra Sagra e alla sua più ambita protagonista golosa, la Croccante, occorre almeno un mese di preparazione. Ogni anno, le donne di Forme si riuniscono nei locali adibiti alla cucina del dolce locale e , tutte assieme, danno vita ad uno dei sapori più antichi della Marsica», queste le altrettanto dolci parole di una delle madrine della festa locale, quale Giancarla Di Teodoro, presidente dell’associazione culturale ‘Quiss elle Forme’, che ogni anno ribattezza l’attempata ma mai impolverata tradizione gastronomica, come una tavolozza monocromatica del color del miele. E’ questo l’Abruzzo più vero che bussa alla porta di un 2015 ipertecnologico.
«La Croccante viene fuori da una lenta maturazione che consiste in caramello cotto in pentola su gas mescolato alle mandorle tostate a dovere. Una ricetta molto semplice, ma al contempo difficile – aggiunge Giancarla – che dà atto, ogni santo anno, ad una produzione di ben 300 chilogrammi di dolce. La preparazione è prettamente manuale, quindi, molto spesso, per girare il composto in pentola chiediamo aiuto alla popolazione maschile di Forme. È un gioco di equilibrio di sapori e di tanta forza lavoro. – sorride – Una volta cotto, il caramello mescolato alle mandorle, viene steso sulle spianatoie: a questo punto incomincia la vera e propria ‘operazione chirurgica’, artefatta ancora una volta dalle donne del paese; la quale si sostanzia di un accurato taglia e cuci golosissimo!».
È costume formese, di fatti, per giunta molto noto in zona Marsica, il dare, allo scoccare di ogni nuovo anno, una particolare forma alla Croccante, la quale è assolutamente malleabile al tatto. E non si tratta di semplici triangoli, esagoni o cerchi concentrici: le donne di forme fanno letteralmente arte con il dolce di caramello e mandorle. «Ad ogni nuova sagra, – spiega Giancarla – noi dell’Associazione scegliamo, per l’opera d’arte commestibile, un tema simbolico che racchiuda sommariamente l’anno appena trascorso. Lo scorso anno demmo alla Croccante la forma della Basilica di San Pietro. Quest’anno, abbiamo scelto, anche in ossequio al memorabile Centenario del Sisma marsicano, di riprodurre in scala il Castello Piccolomini di Celano: un simbolo di resistenza marsicana al furore tellurico. L’evento dell’anno 2015 rispecchia, per una volta, la nostra lunghissima storia». 100 anni, quindi, ‘commemorati’ anche dal sapore più intimo di Forme.
Fan numero uno della Croccante, da almeno 10 mesi di tempo, Sua Santità Papa Francesco in persona. «Papa Francesco ha ricevuto in dono la Basilica di San Pietro realizzata tutta di Croccante. Un omaggio che noi donne dell’Associazione locale abbiamo portato a Roma di persona. Una gioia e un’emozione indescrivibili: il tutto è partito da una lettera scritta da me, in veste di presidente dell’Associazione, nel mese di settembre 2014. Scrissi al Papa afferendo che volevamo andare in Udienza da Lui e portare al Suo cospetto l’omaggio in Croccante. Spedimmo la foto della creazione dolce e restammo in attesa». E proprio come emerge dalle storie raccontate in TV, davvero il Papa pare credere nella bellezza dell’uguaglianza totale. Nessuna ‘parola buona’, niente scorciatoie o corsie preferenziali per arrivare in Udienza da lui: da Forme a Roma, il viaggio in nome di un incontro agognato, è scivolato diritto e liscio come il miele più puro. Un’avventura nel vero senso della parola, insomma, che ha portato due donne appartenenti alla nostra più viva culla gastronomica a consegnare la Basilica commestibile al Pontefice in persona.
«Verso la fine di gennaio, – racconta Giancarla – è arrivata in paese la fatidica lettera di risposta da Vaticano, battuta a macchina. Ricordo ancora che, non appena la vidi, pensai: ‘ma chi è che nel 2015 compone ancora le missive con la macchina da scrivere?’ Inutile dire che a Forme si è creata una bolla di sapone energica e amabilissima: tutti eravamo emozionati; tutti non stavamo più nella pelle». Il Papa, insomma, aveva detto di sì all’incontro fra la Croccante e il palato raffinato del Vaticano.
Dalla frazione di Massa D’Albe, sono partiti, alla volta di Roma, nel mese di febbraio, due Pullman pieni zeppi di marsicani, «ai quali – afferma ancora Giancarla – si sono aggiunti studenti originari di Forme ma tutt’ora abitanti nella Capitale per ragioni di studio. Io e una mia cugina, anch’essa membro dell’Associazione, a mo’ di Benigni e Troisi, ci addentrammo nella Santa Reggia papale. Tutto San Pietro ha assaggiato la nostra Croccante: due marsicane, cuoche di tradizione, fra i pennacchi delle guardie svizzere; una scena che resterà impressa in eterno nella mia memoria».
Al riparo dalle intemperie della crisi esistenziale e valoriale di oggi, i sorrisi genuini delle fedeli della bontà dell’essere umano. «Non appena Papa Francesco ha visto la Croccante, mi ha detto: ‘Ma l’hai fatta tu!?’. Io annuii amorevolmente; chiunque, in quella stanza, avrebbe voluto conoscere il segreto di quel dolce così povero, ma ricco di storia». Unico incidente occorso di percorso: il ‘crollo’ goloso della croce della Basilica in formato ridotto al sapore di mandorla. «Io e mia cugina, però, avevamo previsto tutto. Infatti, portammo con noi un piccolo fornellino adatto all’uso e, in men che non si dica, riattaccammo la croce santissima in cima all’opera d’arte da mangiare. Il piccolo intoppo è accaduto alla Gendarmeria Vaticana: le guardie del Papa, guardandoci all’opera, hanno esclamato: ‘Dio come sono forti queste abruzzesi!’».
L’incontro fra Sua Eccellenza Santissima e Giancarla di Teodoro è avvenuto, come vuole l’etichetta pontificia, al momento del Baciamano del Papa, allorché, cioè, l’Italia intera confeziona, prepara, allestisce e mette umilmente in mostra il proprio saper fare cosicché sia adocchiato anche dalla grazie di Dio. «Un tripudio di omaggi, di doni, regali, tutti avvolti dalla fede e dalla passione umana e delicatamente posizionati lungo il Sagrato di San Pietro. Papa Francesco è davvero un’eccellenza, ma nel senso più intimo del termine. Una bontà enorme gli sgorga dagli occhi, una voce carismaticamente limpida dalle labbra. Anche il Vaticano, quel giorno, divenne un po’ abruzzese». La Croccante, il dolce povero della Marsica di una volta, veniva preparato per dare quel tocco di zucchero in più alle occasioni importanti della vita sociale di un tempo, quali matrimoni o battesimi vari. Nelle bocche dei più umili della terra, insomma, la vecchia Marsica soleva porre un pasticcio croccante di miele e mandorle dolci. Se si capisse il valore di quel nutrimento esemplare, oggi il malessere sociale non avrebbe più appigli. Per stare bene occorre, prima di tutto, saper annusare attorno a sé stessi il bene.
Lo scorso anno, inoltre, nel mese di marzo 2014, sono state messe a dimora le piante di Mandorlo nel territorio di Forme. «Il progetto, cioè, di rendere la produzione della Croccante totalmente a km 0, sta proseguendo apparentemente senza intoppi. Il caldo di quest’anno, certo, ha fatto soffrire un poco la nostra vegetazione preziosa, ma fra cinque anni, quando le piante andranno in produzione, daremo atto alla fase finale dell’idea di base, che è quella di creare, a Forme, una vera fucina di autoproduzione delle nostre meraviglie culinarie». Una catena di montaggio, insomma, che è andata a toccare anche le teste di tutti quei giovani che hanno bisogno di riempirsi un poco le tasche di fortuna. «Stiamo invogliando anche la gente locale ad andare a raccogliere le mandorle delle piante fiorite quest’anno, cosicché possano venderci il raccolto, buono per il prossimo anno». Conche, utensili, cucchiai, forchette e arnesi d’ogni tipo: tutti fatti di Croccante. Ma anche pasta e fagioli, pecora al cotturo, spiedini, salsicce e vini abruzzesi: «A Forme si respira l’Abruzzo. Noi, per le nostre manifestazioni, non andiamo mai oltre i recinti regionali. – conclude Giancarla – Devono essere gli abruzzesi stessi i più curiosi turisti dell’Abruzzo».
IL VIDEO-RACCONTO DELLA TRADIZIONE:
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