
di Claudia Giannone
Un nuovo spettacolo volto a valorizzare il territorio aquilano, attraverso il ricordo di eventi storici ed una continuità fondamentale per la regione stessa: nuova replica dello spettacolo “Operazione Quercia” che, dal 24 al 28 agosto, racconterà per la terza volta il periodo di prigionia di Benito Mussolini e la successiva liberazione da parte dei paracadutisti tedeschi, ma quest’anno ci sarà una grande aggiunta.
Due giorni dopo, infatti, sarà presentato per la prima volta il terzo atto della trilogia di Pier Francesco Pingitore, “Scacco al Duce”: l’ultima notte di Mussolini e Claretta Petacci in una casa di campagna ai limiti del Lago di Como, in seguito alla cattura ad opera dei partigiani avvenuta il 27 aprile del 1945. Un nuovo gioco basato sull’ideale psicologia di un Mussolini sconfitto e reso più umano fin dal 25 luglio 1943, quando viene sfiduciato e perde il potere. Una figura definita quasi shakespeariana che vede la propria decadenza aggravata da problemi di tipo familiare.
Il grande successo di pubblico delle scorse edizioni e la messa in onda dello spettacolo da parte di Rai Storia nel corso della primavera ha portato a scegliere ancora una volta la location di Campo Imperatore: un modo per promuovere il territorio attraverso il suo elemento di maggiore attrattività. Tante le richieste per il terzo anno, che vedrà lo spettacolo svolgersi nel salone delle feste: una scelta, come la definisce lo stesso Pingitore, portata da affetto e calore ricevuti in seguito all’iniziativa.
L’attesa della fucilazione, i pensieri che tornano nella mente di Mussolini ed un’analisi interiore che passa attraverso alcuni incontri, reali o immaginari. Il primo, con un partigiano che ha il compito di custodire il duce e la moglie: un giovane che con Mussolini intrattiene un dibattito carico della delusione di una generazione che aveva creduto nel fascismo. Subito dopo, l’incontro con il re che rappresenta una figura ambigua: da un lato ha appoggiato il fascismo, dall’altro lo ha fatto decadere.
Terza scena, di carattere culturale, con Gabriele D’Annunzio, che si ritiene un ispiratore dei modi estetici del fascismo, seguita dall’incontro con la figlia Edda, il momento più drammatico dell’intera rappresentazione. La donna non ha mai perdonato il padre, che non ha salvato suo marito Galeazzo Ciano, anche dopo aver ricevuto la domanda di grazia: Mussolini afferma di non averla ricevuta, ma la figlia ribatte dicendo che, anche se la avesse avuta tra le mani, non avrebbe mai accettato. Nel momento in cui il padre conferma la sua tesi, si raggiunge il culmine della scena.