L’Aquila: bimbo chiede elemosina, denunciata la madre

La Polizia di Stato dell’Aquila ha denunciato per impiego di minori nell’accattonaggio, ai sensi dell’[i]articolo 600 octies c.p.[/i], una 32enne proveniente dalla Romania.
Gli agenti si sono recati nel parcheggio di un supermercato cittadino dopo la segnalazione di una cliente dell’esercizio commerciale, che lamentava la presenza di «una giovane donna che induceva un minore a chiedere l’elemosina». La cliente, in particolare, era stata avvicinata da un ragazzino, all’uscita del supermercato, il quale le aveva chiesto l’elemosina.
Per meglio individuare le due persone segnalate, i poliziotti, prima di arrivare nel parcheggio, si sono posizionati nella via superiore dell’esercizio commerciale, dove effettivamente hanno individuato un bambino seduto all’ingresso dell’esercizio e una donna al suo fianco che facevano accattonaggio.
A quel punto i poliziotti si sono diretti all’ingresso del supermercato. La donna, alla vista della pattuglia, ha cercato di fuggire con il bimbo, ma i due sono stati fermati dagli agenti e accompagnati presso gli uffici di polizia per l’identificazione. Il bambino, di 8 anni, è risultato essere il figlio della donna.
La notizia di reato è stata comunicata anche al Tribunale dei Minorenni per le determinazioni di competenza a protezione del bambino.
«Nella prospettiva di una maggiore tutela per i soggetti minori di età – ricorda la Questura dell’Aquila – il reato di impiego di minori nell’accattonaggio è stato trasformato, con la legge del 15 luglio 2009 numero 94, da contravvenzione in delitto. Il reato era connotato da un disvalore troppo fortemente percepito sul piano sociale per poter rimanere costretto nella cornice meramente contravvenzionale dell’articolo 671 c.p., contestualmente abrogato dalla stessa legge. Sempre più diffuso, infatti, è lo sfruttamento di minori, soprattutto stranieri, attraverso il loro impiego nell’attività di piccola vendita o di richiesta di elemosina per le strade: la risposta legislativa al fenomeno è stata quella dell’inasprimento della reazione penale nei confronti degli sfruttatori».