La grande guerra nell’Aquilano. L’aviere Emilio Pensuti-Speranza

13 settembre 2015 | 18:00
Share0
La grande guerra nell’Aquilano. L’aviere Emilio Pensuti-Speranza

Fra le acquisizioni storiografiche recenti in merito alla partecipazione dell’Italia alla I guerra mondiale, emerge quella di un Abruzzo, insieme al Molise, fornente il più alto numero di giovani di leva (93%) e conseguentemente dal 23 maggio 1915 all’11 novembre 1918, in proporzione alla popolazione di una macroregione di oltre un milione di abitanti, fra i più elevati numeri di caduti e feriti alla Patria. Questo dato enorme di mobilitazione, da parte di un’area amministrativa ritenuta marginale della nazione, non partecipativa infatti alle celebrazioni del 50’Unitario, pur col dovuto rispetto ai molisani(separatisi dal 1963), calata in dimensione abruzzese o meglio aquilana, discendeva dal portato delle radiose giornate di maggio 1915 e relativo patrocinio dannunziano e che videro una prevalenza regionalmente dei fautori dell’ingresso italico in guerra sui neutralisti e pacifisti, siano socialisti o cattolici, però, privi di importanti esponenti di riferimento a causa del sisma marsicano del gennaio 1915.

La contestualizzazione bellica, aveva mobilitato in chiave localistica gli animi delle giovani gene-razioni in traduzione agonistica, e, suscitavano fascinazioni le ”macchine volanti”, inventate dopo tanti sforzi umani per realizzarle, nel 1903 dai fratelli americani Wright. L’aviazione, era stata an-nessa di recente al vocabolario sportivo a dispetto della lettura dominante che la voleva ascrivere a finalità turistiche se non di guerra. Infatti, la flotta militare aerea dell’Italia era fra le potenze dell’Intesa, al secondo posto dietro l’Impero zarista anche per la notevole domanda di aspiranti alle disfide nei cieli.

La passione per il volo, fu coltivata dallo studente aquilano di adozione Emilio Pensuti-Speranza, perché nato in Perugia nel 1891 dall’ispettore delle Regie finanze Andrea e da Marianna Speranza; all’età di due anni per la scomparsa prematura del padre si trasferì alla casa avita materna ad Aquila degli Abruzzi, ove sotto l’egida del patrigno Carlo Patrignani, fiduciario militare e pioniere dello sport, frequentò le scuole e stabilmente fino al 1907, da subito con attitudine alle arti meccaniche, conducendo una delle pionieristiche automobili per le vie di una città con cui mantenne rapporti in prosieguo di sua breve vita.

Questo ardimentoso aquilano, alle cronache nazionali, assurse quando dalla sabauda ”Stampa Spor-tiva” nel febbraio 1915, fu esaltato recordman italiano di volo in altezza ad oltre cinquemila metri su prototipo del triplano Caproni. Dopo la specializzazione all’officine Falck di Sesto San ed Asteria di Torino, conseguì brevetto da pilota e nel 1912 costruito un monoplano “Friuli”, venne ingaggiato da una delle aziende emergenti nel gotha europeo dell’aviazione, quale la Caproni fondata nel 1909 da Giambattista e Federico, irredentisti trentini ed avente sede a Vizzola e poi a Talledo in Lombardia. Nell ottobre 1914, Pensuti-Speranza provetto collaudatore di apparecchi Caproni sfornati dalle fabbriche Breda ed a motori Fiat ed Isotta Fraschini, testò con successo, il triplano militare reputato dal generale e regio ispettore Maurizio Moris, un progetto”tecnicamente sbagliato”; invece, sarebbe stato il più piccolo aereo della Grande Guerra e passato alla storia come il Breda-Pensuti o Caproni-Pensuti, in entrambi le versioni dalla tipologia ricognitoria e struttura lignea, pronto in serie al 1918. Le sue gesta, interessarono di molto i personaggi in vista della nazione, da Guglielmo Marconi che lo considerò esempio mirabile del connubio fra l’aeroplano e l’uomo, ai ministri Scialoja e Corsi, per una fama da sconfinare Oltreoceano, volendolo conoscere il capo dell’US. Air Foirce, colonnello Bolling e fino a dovergli la vita loro stesse personalità della missione americana da Milano diretti al fronte bellico. L’uomo che si librava nell’aere, era un punto di forza della terza arma dell’esercito italiano che gli affidò la gestione della scuola di istruzione per seicento allievi ufficiali; in questa attività addestrativa, rientrò Francesco Baracca, non ancora l’asso rampante e temibile dai cannoni asburgici e Ludovico Mantegani che accompagnerà in voli arditi Benito Mussolini.

Fra i 36 velivoli Caproni per il raid su Pola dell’ottobre ’17, a guida di un D’Annunzio, forse, scosso dal bombardamento degli idrovolanti asburgici su Pescara nel maggio’17 (e da cui l’aereoporto alla Via Tiburtina), il Vate, che per tale impresa istriana avrà il grado di maresciallo a viatico del suo volo famoso su Vienna, ebbene, grande fiducia ripose in Pensuti-Speranza; in quel frangente epico una volta colpito da granate nemiche con tre motori fermi, pur isolato dallo stormo italico, riparati i danni prima di abbassarsi pericolosamente con l’apparecchio, il “figlio purissimo aquilano”, lo ri-sollevò per ultimare la missione, poi, salpando illeso verso il mare Adriatico.

Al tremilasettesimo decollo per una ricognizione aerea su modello Caproni, misurandosi sempre con il rischio e/o nemico, all’altezza di duemilaottocento metri scorse una fiamma ai macchinari e manovrò per far saltare dalla cabina il suo compagno ufficiale che così potè salvarsi, mentre, coi comandi fuori uso perché potesse uscire illeso, pur a pochi metri dall’atterraggio, Emilio Pensuti-Speranza, il 15 aprile 1918, periva (quasi due mesi prima di Francesco Baracca) a Somma Lombarda che nel 1919 gli dedicherà alla piazza Vittorio Veneto, una lapide esemplare.

“Il Corriere Della Sera” e ”La Stampa Sportiva”, del maggio 1918, con articoli a firma D’Annunzio ed alti graduati dell’esercito come il tenente colonnello Carlo V. Cavalla un suo amico personale, un ”medaglione” dovizioso di particolari a cura del fratello minore, Mario, nel 1919 ed edito a Milano, celebrarono Pensuti-Speranza e di cui il periodico “L’Aquila” del 26 maggio 1918, riportò del trigesimo in cattedrale dei SS.patroni; ad officiarlo il canonico Francesco Silveri, presenti i parenti più prossimi“del più abile capitano pilota della nazione in armi”, Francesco e Nicolina Speranza e massime autorità civili e militari locali.

Pensuti-Speranza, secondo i programmi della Caproni avrebbe dovuto dare il benestare ad un nuovo prototipo in forza alla Regia aeronautica fino al 1923; il know how tecnologico-operativo della azienda lombarda senza il suo collaudatore, non sarebbe stato più lo stesso riconobbero gli osserva-tori anche internazionali, nonostante l’inglobamento della omologa Isotta Fraschini, all’atto del riordino della industria di settore, condotta durante il fascismo dal ministro Italo Balbo trasvolatore da Roma a New York nel’32. Un sussulto di rimembranza nazionale su Pensuti-Speranza, si avrà alla formazione di squadriglie militari di triplanini a lui intitolate ed in gergo “motociclette dell’aria”, a guidarle dal 1931 un fedelissimo dell’aviere aquilano, il tenente suaccennato Mantegani.

Nella saga postbellica in scena al capoluogo abruzzese, via via sbiadì il sacrificio di questo aviere aquilano, e, alle figure senz’altro fulgide del comandante Francesco Rossi e tenente Andrea Bafile, giovine recluta Pasquale De Rosa, furono confinate le suggestioni di massa, oltre la seconda guerra mondiale, intitolandosi dalla cittadinanza in sequenza, la caserma alpini, liceo scientifico, sede arti-glieri.

La parabola di Emilio Pensuti-Speranza, aveva dato la stura ad un discorso aviatorio in ambito aqui-lano, come dal brevetto apparso nel 1916 sui fogli locali, di un velivolo a propulsione”Aquila” in base al disegno dall’ingegnere francese Eduard Borgo e da prodursi finanziato dal napoletano di stanza al 18’artiglieria Occhetto, all’officina di Odoardo Frasca.

Le progettualità del Grande Comune del 1927, previdero ridotti aviatorii, in un qualche riferimento a Pensuti-Speranza, se diresse negli anni’30, la Caproni, l’ex combattente aquilano Carlo Perrone. Questa versatile personalità (compose il canto”J’Abruzzu” con Nazareno De Angelis, fu pioniere sportivo locale, per inciso, è avo dell’attuale tecnico dell’AS.L’Aquila, e, post 1945 portò la industria Marconi a Pile), pur sostenitore dell’aereoporto di Rieti, dovette suggerire alla podestatura di Adelchi Serena, l’ipotesi di una stazione aerea aquilana che fu installata invece che tra Preturo e Coppito, a Pizzone di Bagno per la IV zona militare di Bari, sotto la egida di Italo Balbo, nel 1933-35.

Nelle more di questa impiantazione, si pensò ad uno scalo di fortuna a Piazza D’Armi per la tratta Roma-Aquila-Pescara e la cui buona riuscita, indusse la podestatura ad aereoportualità più in senso turistico, nonostante la progressivaf presenza di allievi ufficiali dell’arma azzurra alle piste bagnesi e delle quali in tempo di seconda guerra mondiale, poco o nulla se ne fecero perfino le truppe tedesche occupanti.

Così come è da dirsi di latitanze dei collegamenti ideali, in era repubblicana per l’aeroporto di Preturo o supposte Università del Volo, ad un valoroso di matrice aquilana della Grande Guerra, Emilio Speranza-Pensuti, e, lo stesso sarebbe stato fino ai nostri giorni.