Caccia: «Cervi a rischio, ritirare modifica»

18 settembre 2015 | 09:43
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Caccia: «Cervi a rischio, ritirare modifica»

Non si placa, in Abruzzo, la bufera sulle sorti di caprioli e cervi in seguito al nuovo regolamento regionale del piano faunistico venatorio.

Nei giorni scorsi l’assessore abruzzese Dino Pepe ha fornito delle rassicurazioni, sottolineando che la Regione Abruzzo «non ha aperto o autorizzato nessuna caccia a caprioli o cervi, ma ha semplicemente recepito, attraverso il regolamento, le modalità di censimento degli stessi predisposti dall’Ispra, cioè dal Ministero dell’Ambiente». «Nessun abbattimento – ha precisato Pepe – ma solo una necessaria e puntuale azione di censimento e monitoraggio del numero di caprioli e cervi per conoscere con precisione in quali territori insistono, in che rapporto sono rispetto alle altre specie come il cinghiale che, ormai, rappresenta per le specie protette (orso, lince, lupo, camoscio), ma anche per l’agricoltura e la silvicultura, un enorme problema rispettivamente di sopravvivenza, ambientale ed economico».

Gli ambientalisti e gli animalisti, però, non sono convinti e la questione è finita anche sul tavolo della Lega nazionale per la Difesa del Cane.

«La Lega Nazionale per la Difesa del Cane – spiega Michele Di Leva, responsabile Lndc Caccia e Fauna selvatica – segue con costernazione e forte dissenso la vicenda che sta infiammando in questi giorni la Regione Abruzzo sulla possibilità di abbattimento di cervi e caprioli. Oggetto della contesa è l’inserimento a sorpresa nel nuovo regolamento del piano faunistico venatorio dell’articolo 1-ter ”[i]piani di gestione dei cervidi[/i]”, ovvero la possibilità di cacciare questa specie di ungulati. Una possibilità espressa sulla carta con modalità apparentemente molto tenui, ma che a rigor di legge sottintende l‘eventualità di dare voce alle doppiette. Alcuni esponenti politici abruzzesi, che hanno votato a favore di questa risoluzione, si sono affrettati a ribadire che si tratta esclusivamente di un’operazione di censimento e di monitoraggio degli animali e che i dati raccolti su di loro saranno sottoposti all’esame dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale). A questo punto per “leggere” cosa si nasconde dietro il linguaggio soft bisogna ricordare che, secondo la legge nazionale sulla caccia, la gestione di una eventuale sovrappopolazione di una o più specie deve essere obbligatoriamente elaborata seguendo metodi ecologici e non cruenti ma, dopo il loro fallimento certificato dalla stessa Ispra, si può passare a un “prelievo venatorio”. In altre parole alle uccisioni indiscriminate dei caprioli, dei cervi e dei loro parenti affini. Le rassicurazioni dei politici, infatti, vanno di pari passo con le dichiarazioni dei medesimi in merito ai danni che questi ungulati procurerebbero all’agricoltura, danni quantificati solitamente per eccesso e sempre da una presunta parte lesa, le Coldiretti locali. Non a caso all’interno di questo poco felice articolo 1-ter, al comma 2 si parla testualmente di ”[i]indicazioni e localizzazione degli eventuali danni causati da cervidi e gli interventi di prevenzione da adottare[/i]”. Purtroppo nel nostro Paese non di rado le linee guida dell’Ispra non sono osservate ed è frequente l’abitudine di asserire falsamente di aver messo in pratica i metodi ecologici con risultati fallimentari per passare all’abbattimento. La Lega Nazionale per la Difesa del Cane continuerà a seguire con estrema attenzione l’iter della vicenda degli ungulati in Abruzzo, avendo cura per il futuro di monitorare e analizzare eventuali delibere nel caso dovessero essere emanati provvedimenti per il “contenimento” di cervi e caprioli».

Simile la posizione espressa dal Wwf Abruzzo. «Negli ultimi giorni – sottolinea l’associazione in una nota – da parte dell’assessore regionale alla Caccia e di alcuni esponenti del Consiglio regionale, sia di maggioranza che di minoranza, sono stati diramati rassicuranti comunicati sulle modifiche apportate al “Regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati” in merito alla gestione di cervi e caprioli in Abruzzo. Sostanzialmente è stato sostenuto che non vi alcuna intenzione di aprire la caccia a queste specie, ma solo di procedere ad un loro censimento. Avendo piena fiducia nell’intelligenza dei consiglieri regionali e nella loro capacità di comprendere la portata dei provvedimenti che votano, ci sorge il dubbio che qualcuno faccia finta di non capire e provi a fare un po’ di confusione perché preferisce non assumersi la responsabilità delle decisioni prese».

«Oggi – argomenta il Wwf Abruzzo – cervo e capriolo sono due specie non cacciabili in Abruzzo. Se la Regione, in piena estate, modifica un suo regolamento intitolato “L.R. 10/2004 – Regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati” e chiede a degli organismi che si chiamano Ambiti Territoriali di Caccia di predisporre entro 6 mesi un “piano quinquennale di gestione dei cervidi”, chiunque può ben comprendere che la Regione sta predisponendo i passaggi necessari per aprire la caccia a cervi e caprioli.

Del resto è esattamente quello che si era già provato a fare nella passata legislatura regionale ed è esattamente quello che chiedono da tempo le associazioni dei cacciatori.

Il Wwf è contrario ad aprire la caccia a cervi e caprioli e ad affidare la loro gestione ai cacciatori. Lo era ieri quando l’assessore regionale alla caccia era un esponente di Forza Italia. Lo è oggi che l’assessore regionale è un esponente del PD. Forse a qualcuno sembrerà strano, ma per un capriolo non c’è differenza se le schioppettate gli arriveranno per colpa di una maggioranza di centrodestra o di una di centrosinistra (con l’appoggio pentastellato)!

Il Wwf ribadisce la richiesta ai consiglieri regionali di ritirare la modifica del Regolamento introdotta nello scorso agosto e di riavviare il confronto sulle strategie di gestione della fauna che non può essere affidata al mondo venatorio».