
L’Aquila – C.A.S.E., condanne, assenteismo, emarginazioni, rifiuti, ENAC, Liris, Principi e Pirozzoli. Una bella insalata russa. Non ci manca nulla.
Signore, devo umilmente chiedervi scusa. Avete avuto ragione, come al solito. Mi avete detto “Aspetta e vedrai”. Ho visto e udito, purtroppo!
Carissima, questo non è niente. Ti ho anche detto che, forse, si sarebbe innescata una reazione a catena dalle proporzioni inestimabili. Un vera e propria bomba atomica. Avrai notato che il grande Hidalgo adesso brancola nel buio. Non vede e non sente più nessuno. Ha rottamato un paio di assessori e non riesce a trovare i sostituti, neppure in prestito o a tempo determinato. Non ci vogliono parlare a telefono perché, poi, riferisce esattamente il contrario di quello che è stato stabilito. Addirittura ha asserito che un esponente di un partito di coalizione abbia accettato l’incarico lasciato libero dal “Vicino” o Vicini, non ho capito bene come si chiami, mentre questo consigliere si trovava in Polonia e non sapeva assolutamente nulla. Appena rientrato in Patria, immediatamente ha chiarito tutto e, dopo una rapida consultazione con Celestino, ha reso noto anche lui il “gran rifiuto”.
Signore mio, questo vuol dire che siamo alla presenza di una giunta zoppa?
Signora mia, altro che zoppa! È gravemente claudicante. Non riesce a reggersi in piedi. Arrivano bordate da tutte le parti. Dagli inquilini del progetto CASE che devono pagare servizi mai erogati. Dovrebbero rimborsare manutenzioni mai eseguite. I cittadini che protestano di più, mi dicono, sono proprio quelli che la pattuglia “chisciottiana” ha favorito nella fase di insediamento.
Signore, delle condanne cosa potreste dirmi di preciso?
Mia cara, a quali condanne pensi di fare riferimento? A quelle della Corte dei Conti, e non sono poche, specialmente quelle che dovranno ancora essere emesse, oppure a quelle della giustizia ordinaria, che hanno quasi inginocchiato la dirigenza del grande Hidalgo? Alla fine, dice un vecchio detto aquilano, “se le metti sui piatti della bilancia, non si sa dove possa pendere”.
Signore, dell’assenteismo abbiamo parlato qualche giorno fa ed ora ho le idee più chiare. Oggi, infatti, sono in grado di affermare con precisione quante volte ho varcato la soglia degli uffici della ricostruzione e quante volte non ho mai trovato nessuno con cui parlare. Delle emarginazioni, o rottamazione, degli assessori ne abbiamo fatto cenno. Così pure abbiamo chiarito le motivazioni del “gran rifiuto” dell’oculato consigliere di lungo corso politico. Non abbiamo però parlato dell’ENAC e di un certo Liris. Hanno qualcosa in comune questi due elementi?
Mia cara signora, dovresti ricordare che, fino a poco tempo fa, Don Chisciotte si è riempito la bocca di questa sigla, l’ENAC. L’ha citata anche quando non serviva. L’ha usata per far colpo sulla gente, per far credere al popolo che aveva le garanzie di un grande Ente. Per la verità si sono scambiati baci e abbracci, supportandosi a vicenda. L’uno affermava di aver trovato degli interlocutori intelligenti, ai quali aveva fornito bozze e suggerimenti per la redazione di un progetto di sviluppo aeroportuale avveniristico. L’altro assicurava di aver trovato un partner di alto rango a costo zero. Nel momento in cui la magistratura e la Corte dei Conti hanno cominciato a spulciare le carte, i contatti si sono spostati agli antipodi e i rapporti interpersonali sono diventati freddi, se non glaciali. Oggi, infatti l’ENAC ha sbattuto in faccia a Don Chisciotte le cartucce fornite a sostegno del progetto del grande aeroporto dei Parchi, anche se le stesse avevano una paternità ben definita e precisa, non aveva alcuna attinenza con il progetto reale.
Signore, ho capito. È tutto chiaro per quel che riguarda l’aeroporto. Ma questo tale Liris chi è?
Cara Signora, non ho capito bene chi sia con precisione. Dal modo come ama farsi chiamare, Guido Quintino Liris, ritengo che debba provenire da una importante famiglia dell’Impero Romano. Di solito gli imperatori dell’epoca si facevano chiamare così. Forse sarà un console inviato da Roma per controllare da vicino le mosse del grande Hidalgo. Infatti, guarda che staffilata ha rifilato al massimo cittadino dopo aver letto la missiva dell’ENAC. Non ha usato mezzi termini e, in maniera nuda e cruda, ha intimato a Don Chisciotte “questo aeroporto non s’ha da fare perché il progetto, fatto in comunione, non ha rispondenza rispetto alle realtà economiche, sociali e politiche del territorio”. Quintino Liris, ha impiegato un po’ di tempo per leggere tutta la lettera, e, poi, l’ha sbattuta in faccia a Don Chisciotte con tutta la violenza politica del caso, anche perché il Guido è fermamente convinto che sia “Meglio una verità crudele che una delusione confortevole”.
Signore, comunque siano andate le cose, personalmente ritengo che nella mente del massimo cittadino ci siano tutte e due gli aspetti, sia la verità crudele, sia la delusione che, però, non è proprio confortevole, anzi piuttosto amara.
Carissima, devi darmi atto che l’ultimo colpo pirotecnico, quello definito “scuro” dagli sparatori, che esplode all’ultimo è stato originale. Si parla di “Principi o Principesse” intraprendenti che non conoscono ostacoli e se ne infischiano altamente dei sofisticati controlli delle intercettazioni. Superano e condizionano la composizione delle commissioni esaminatrici. Indicano le materie dove sono più ferrate e consegnano agli esaminatori anche le domande che ad esse dovranno essere rivolte. Comunque tra “Principi” e “Pirozzoli” Don Chisciotte si trova a suo agio. Naviga sui transatlantici della “nobiltà”.
Signore mio, ogni tanto bisogna dire la verità. I “pirozzoli”, infatti, hanno risposto correttamente a tutte le domande del magistrato. In novanta minuti hanno fornito le generalità, lo stato giuridico, la residenza, la professionalità reale e virtuale. Hanno parlato anche dei “Prìncipi regnanti”. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere soltanto in merito ai “princìpi etici”.
Signora, ti sembra poco? Ci vuole molta abilità nell’usare gli accenti. “Essere capaci di sorridere dopo una sconfitta è la vittoria finale”. Non dimenticare mai, però, che “ride bene chi ride ultimo”. Con questo ti esorto a tornare a casa con la massima urgenza.
Grazie Signore, cercherò di tornare prima possibile. Mi è venuta in mente un’idea che vorrei condividere con te. Dal momento che la casa del Grande Hidalgo è frequentata giornalmente dagli inquirenti della Polizia, non sarebbe meglio spostare la sede comunale nel palazzo della Questura. Si risparmierebbe tempo e denaro e i documenti sarebbero tutti a portata di mano. E così sia.